La Williams scofigge nettamente la n.1 Wozniacki per 6-2 6-4. Tra lei e il suo quarto Us Open rimane solo l’australiana vincitrice sulla Kerber…

di Giorgio Spalluto – foto Getty Images

 

 

Mattanza doveva essere e mattanza è stata. Il 6-2 6-4 con cui la numero 1 del mondo (per acclamazione) ha sconfitto la numero 1 del ranking è sin troppo generoso con Caroline Wozniacki che, con un paio di game conquistati nel finale di match, ha reso il punteggio meno severo rispetto alle tre spanne di differenza a favore della beniamina di casa, evidenziate dalla semifinale odierna. Molto più forte, molto più completa si è rivelata Serena Williams, nella sessione serale newyorkese del cosiddetto Super Saturday, originariamente dedicata alla finale femminile, e che molto probabilmente ha decretato colei che si aggiudicherà questa edizione degli Us Open.

 

Prima dell’incontro, iniziato dopo le 22 locali a causa del ritardo accumulato nel corso della sessione diurna inaugurata da uno scroscio di pioggia, sono state commemorate le vittime degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 con una esibizione della cantante Cyndi Lauper. Tre giorni prima della tragedia che sconvolse il mondo, l’America festeggiò una finale tutta a stelle e strisce con Venus che si impose su Serena. “Sono molto felice e orgogliosa di avere la possibilità di giocare domani, in una giornata così speciale per tutti gli americani”- ha dichiarato Serena a fine partita mandando in visibilio un Arthur Ashe che, durante il match, aveva vissuto ben poche emozioni.

 

Il primo allungo dell’incontro giunge nel quarto gioco (3-1), al termine di un game di 12 punti nel quale alla danese non basta rimontare uno svantaggio di 0-40. Serena riesce a chiudere il punto in pochi colpi, impedendo alla sua avversaria di trascinarla in lunghi scambi. E’ troppo semplice, inoltre, per la Williams brekkare la Wozniacki. Sa di potersi aggiudicare tutti i turni di battuta della scandinava e quindi gioca con una tranquillità ulteriore che le consentirà di chiudere entrambi i parziali con un break, dopo aver perso il servizio nel game precedente (sul 5-1 nel primo e sul 5-3 nel secondo).  

 

Una dura lezione quella subita da Caroline Wozniacki, che dovrà ripartire da questa partita per cercare di migliorare al servizio, provare ad anticipare qualche colpo per togliere il tempo all’avversaria. Non avrà mai la potenza della Williams, ma può e deve sicuramente essere maggiormente aggressiva. Non è ammissibile che una numero 1 del mondo chiuda il primo set, facendo registrare nella casella relativa ai colpi vincenti un inequivocabile zero.

D’altronde i mezzi fisici non le mancano. E’ una ragazza alta, ottimamente preparata dal punto di vista fisico, che ha bisogno di fare quel salto di qualità ulteriore che la porti a non accontentarsi della sua straordinaria solidità, ma che la induca a essere maggiormente propositiva.

 

Serena Williams accede così alla finale degli US Open per la quinta volta in carriera, la diciassettesima in uno slam (13 vinte e 3 perse). Andrà a caccia del poker a New York contro Samantha Stosur che ha posto fine alla favola di Angelique Kerber, uscita comunque a testa alta con il punteggio di 6-3 2-6 6-2 al termine di una semifinale non eccessivamente combattuta, benché conclusasi al terzo set.

La continua ricerca del punto da parte di entrambe le atlete ha fatto sì che la partita scorresse via veloce. Alla partenza fulminea della tennista “aussie” faceva da contraltare la reazione della giustiziera di Radwaska e Pennetta che già a fine primo set faceva intravedere i prodromi di una reazione che si sarebbe concretizzata alla perfezione nel 6-2 con cui la Kerber ha cancellato l’avversaria dal campo nella seconda frazione. Quando sembrava che la semifinale fosse ormai incanalata nei binari preferiti della teutonica, ecco un terrificante parziale di 20 punti a 5 per la Stosur che le valeva il 5-0 e l’ipoteca sulla seconda finale in uno slam, dopo quella persa al Roland Garros dello scorso anno contro Francesca Schiavone.

 

La prima australiana in finale a New York dal 1977 (Wendy Turnbull, nell’ultima edizione disputatasi a Forest Hills) si augura di diventare la seconda giocatrice (non di nome Williams) a battere Serena in una finale slam, dopo Maria Sharapova, trionfatrice a Wimbledon nel 2004.

E’ del tutto pleonastico indicare quale sia la favorita nel match di domani, vista la superiorità ostentata dalla minore delle sorelle Williams nel corso di tutta l’estate. L’australiana, che peraltro non ama affrontare avversarie che le tolgono il tempo, dovrà aggrapparsi all’ultimo precedente in uno slam, il quarto di finale parigino dello scorso anno in cui si impose per 8-6 (annullando anche un matchpoint), per opporsi a un destino che sembra, più che mai, già scritto.

 


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