Una terrificante Serena Williams seppellisce Sara Errani. Finisce 6-0 6-1 in 46 minuti. Un dato su tutti: l’americana ha tirato 40 vincenti contro i soli 2 dell’azzurra.
Serena Williams ha dominato Sara Errani in ogni zona del campo
Di Riccardo Bisti – 7 giugno 2013
Non possiamo essere neutrali, ma dobbiamo essere obiettivi. Williams-Errani è stata una sparatoria. Difficile trovare altre parole per definire il 6-0 6-1 con cui l’americana ha stritolato l’azzurra in appena 46 minuti. L’unica consolazione, per Sarita, è non aver fatto peggio di Natasha Zvereva. La ex giocatrice sovietica (oggi bielorussa) è stata una grande doppista, ma sarà sempre ricordata per il terrificante 6-0 6-0 incassato da Steffi Graf, in 34 minuti, nella finale del 1988. C’è stato un momento, nel primo set, in cui c'è stato il timore che potesse verificarsi qualcosa del genere. Serena Williams non è scesa in campo per vincere. Ha messo piede sul Campo Chatrier per umiliare l’azzurra. La voleva disintegrare. Non ha giocato contro la Errani, ma contro se stessa. Voleva capire fin dove può spingersi. Le avversarie sono banali sparring partner, a meno che non si verifichino situazioni particolari come quella contro Svetlana Kuznetsova nei quarti. Quando Serena è concentrata, ogni colpo può essere un vincente. Non importa se è un dritto, un servizio, un rovescio. E non importa da che zona del campo lo tira. Trasmette una sensazione di dominio impressionante. Vanno tanto di moda i paragoni storici, ma in 135 anni di tennis non si ricorda uno stritolamento così “cattivo” delle avversarie. Il tennis femminile è stato pieno di dominatrici e di tenniste che hanno vinto più Serena. Margaret Court, Chris Evert, Martina Navratilova, Steffi Graf…solo per restare all’Era Open. Ma nessuna ha mai dato l’impressione di poter massacrare in questo modo le avversarie. Ci sono momenti in cui la rivale di Serena sembra una macchina sparapalle di vecchia generazione. Tira, ma poi resta ferma e impotente.
Serena ha tirato la bellezza di 40 vincenti (media-record di 3 per game!) contro i 2 della Errani. Il primo lo ricordiamo: Sarita ha giocato una buona smorzata, mandando fuori posizione la Williams e infilandola con un passante ravvicinato. Era il secondo game, l’unico in cui (oltre al decimo, poi vinto) ha avuto una palla game. Dal 40-30, Serena le ha sparato tre vincenti di fila e ha preso il largo. L’americana non ha commesso l’errore di sottovalutare la Errani: il precedente di Madrid, in cui aveva sofferto nel primo set, le è servito. Le teorie sul fatto che affrontarla a Parigi (sul livello del mare) sarebbe stato un vantaggio, sono andate a farsi benedire. Contro questa Williams puoi giocare anche sulle sabbie mobili, ma non hai chance. Impressionano tante cose, ma la più evidente è la continuità. Serenona viene da 30 vittorie consecutive, come non le era mai accaduto. E in finale non avrà la (piccola) zavorra psicologica di affrontare Victoria Azarenka, l’ultima che l’ha battuta. Sfiderà Maria Sharapova, puntualmente sculacciata in tutti gli scontri diretti, salvo due vecchi episodi del 2004 (peraltro importanti: finale di Wimbledon e finale del Masters). Da allora, tuttavia, ha preso le misure e non ha più rischiato. Serena Williams (stra)merita di vincere questo Roland Garros e di firmare il 16esimo Slam, avvicinandosi alle super-amiche Navratilova-Evert, ferme a quota 18. A dispetto dei quasi 32 anni (li compirà a settembre) le può superare. Più difficile arrivare a Steffi Graf, ma il ruolo di Serena nella storia è già scritto, scolpito e inciso nella pietra.
Non crediamo che Sara Errani sia scoppiata in lacrime negli spogliatoi. E’ stata ridotta a comparsa, ok, ma non ha fatto una brutta figura. Si è impegnata, ha dato quello che aveva. O meglio, ci ha provato. Serena le ha impedito di tessere qualsiasi trama. Lo scambio durava 2-3 colpi e spesso arrivava il vincente. Il 60% dei punti totali (40 su 68) è terminato così. Purtroppo, la Errani diventa vulnerabile quando viene soffocata sin dai colpi di inizio gioco. Più lo scambio si allunga, più diventa forte. Ma se non riesce a scaldare i muscoli temprati a Valencia, non ha armi. Serena lo sa bene, e lo sa anche Yaroslava Shvedova, che lo scorso anno a Wimbledon le ha infilitto un terrificante “Golden Set” (24 punti a 0). Questo risultato, ovviamente, non cancella la bontà di un torneo in cui ha saputo fronteggiare le difficoltà (contro la Suarez Navarro era in svantaggio 7-5 4-2) e ha battuto per la prima volta una top 5 (Agnieszka Radwanska). Sara si conferma vivissima tra le prime 10 e ha dimostrato che il 2012 non è stato un episodio. Adesso continuerà a lavorare in cerca di nuovi obiettivi: i più realistici sono il best ranking (quel numero 4 toccato da Adriano Panatta e Francesca Schiavone) e la seconda qualificazione di fila al Masters. Per il resto, c’è bisogno di qualche miracolo.
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