Soltanto pochi giorni fa, il tweet di Serena Williams aveva fatto il giro del mondo. “Discriminazione? Io penso di sì”. Con queste parole, l'americana aveva accolto l'ennesimo test antidoping a sorpresa. Tuttavia, i dati ufficiali ci vengono in aiuto: la USADA (agenzia americana antidoping) è solita pubblicare le statistiche dei propri controlli. Basta consultare il sito internet e si trova ogni dettaglio, anno per anno (a partire dal 2001), sport per sport. Se è vero che Serena è la tennista americana più testata del 2018 (anche se è stata raggiunta da John Isner: normale che venga controllato molto, visti i grandi risultati stagionali), da quando la USADA rende pubblici i controlli, non è esattamente così. Anzi. A rivelarlo, dopo aver consultato il dettaglio delle statistiche USADA, è stato il giornalista Tumaini Carayol. In fondo è semplice: basta consultare i dati USADA senza mettere limiti temporali, e si scopre una realtà diversa. Per esempio, il giocatore più controllato è stato Bob Bryan, testato 56 volte. È curioso che Bob (adesso fermo ai box) abbia avuto così tanti controlli in più rispetto al gemello Mike, visto che fino a pochi mesi fa hanno avuto una carriera all'unisono. Mike Bryan (recente campione di Wimbledon insieme a Jack Sock) ha ricevuto “soltanto” 43 visite, il che lo colloca comunque in seconda posizione, insieme a Venus Williams. Si è accorto di questa differenza anche Carayol: si è domandato il perché, sostenendo che l'assidua partecipazione di Bob al doppio misto non giustifichi un divario del genere (addirittura del 30%).
Shout out to my USADA agent, John, who has been to my house more than my parents…and who has seen my ???? more than my wife! ???? https://t.co/6rxuOLyMOZ
— Bob Bryan (@Bryanbros) 26 luglio 2018
ANCHE VENUS E ISNER HANNO RICEVUTO PIÙ VISITE
Il tweet è stato recepito direttamente da Bob Bryan, il quale ci ha scherzato su, ma non troppo: “Il mio agente USADA, John, è stato a casa più dei miei genitori e ha visto il mio (…) più di mia moglie!”. Detto che né Bob, né Mike, hanno mai avuto problemi con l'antidoping, le statistiche rivelano che Serena Williams è la quinta tennista americana più controllata dalla USADA, con un totale di 41 test antidoping. Oltre ai gemelli Bryan (56 e 43 controlli) e la sorella Venus (43), anche John Isner (42) ha ricevuto una visita in più. Va detto che queste statistiche riguardano esclusivamente i controlli dell'agenzia antidoping nazionale, senza tenere conto di quelli ITF, “internazionali”, svolti per conto della WADA (l'agenzia mondiale antidoping). Anche se i dati WADA sono meno precisi rispetto a quelli USADA, i numeri sembrano smentire la tesi secondo cui Serena sarebbe discriminata. Andiamo con ordine: nel pubblicare le statistiche sui controlli, l'ITF non svela il numero esatto ma soltanto varie categorie: da 1 a 3, da 4 a 6 e da 7 in poi. Nel 2017, Serena è rientrata nel range 1-3 sia nei controlli durante le competizioni che in quelli al di fuori delle stesse: se il primo dato è normale, visto che ha giocato esclusivamente l'Australian Open (vincendolo), il fatto che siano andati a trovarla non più di tre volte nell'arco di 12 mesi significa che non ci sia stato nessun particolare accanimento. La stessa USADA, nel 2017, l'ha controllata “soltanto” tre volte, meno rispetto a Donald Young, Coco Vandeweghe, Sam Querrey, Alison Riske, Steve Johnson e gli stessi gemelli Bryan. Per onestà, va aggiunto che – essendo incinta per quasi tutto l'anno – Serena Williams non era soggetta al rischio di assunzione di sostanze dopanti.
I DATI DEL 2015
Tuttavia, la storia statistica dei controlli rivela che non esiste alcuna discriminazione nei suoi confronti, né da parte dell'ITF, né da parte di USADA. Da quando pubblica i dati, l'agenzia antidoping americana ha effettuato 531 controlli su 75 giocatori. Va detto che i numeri fanno pensare che li abbiano intensificati di recente, perché il miglior tennista americano (uomo) del 21esimo secolo, Andy Roddick, ha avuto “soltanto” 16 controlli. E Andre Agassi, rimasto attivo fino al 2006, non è mai stato controllato. I primi controlli tennistici risalgono al 2002, quando ne furono effettuati appena 4 (Joshua Cohen, Todd Martin, Scott Oudsema e Rajeev Ram). Tornando a Serena Williams, la tesi dei un presunto accanimento nei suoi confronti svanisce dando un'occhiata alle statistiche del 2015, l'anno in cui ha sfiorato il Grande Slam e dunque – in teoria – era più soggetta ai controlli. Quell'anno la USADA la testò 7 volte, una in meno di Venus e al pari di Isner e del “povero” Bob Bryan. Al contrario, l'ITF rivela un “7+” di controlli fuori dalle competizioni e un “4-6” durante i tornei, segno che nemmeno nel suo anno migliore era stata sottoposta al numero massimo di controlli. Si tratta di statistiche e nulla più, ma sarebbe auspicabile che l'ITF pubblichi in modo ancora più preciso il numero e la tipologia dei controlli. Perché limitarsi al range? In fondo, anche Rafael Nadal aveva chiesto una maggiore trasparenza su questo argomento.