di Giorgio Spalluto – foto Ray Giubilo
“E’ una grandissima campionessa” è con questo attestato di stima che una Henin sull’orlo di una crisi di pianto, rende onore a colei che l’ha appena battuta, al termine di un match non bellissimo ma di straordinaria intensità. Sembrava avere la finale in pugno, Justine, a inizio terzo set, nel frangente tecnicamente più spettacolare dell’intero incontro, lei che più volte nel secondo set era stata ad un passo dalla sconfitta.
Come era sin troppo facile prevedere, il match vede le due giocatrici iniziare molto contratte, soprattutto al servizio. Serena va subito sotto 15-40 sul proprio servizio, dopo un dritto s-centrato che non raggiunge neanche la rete, emblematico del nervosismo che l’attanaglia. L’americana è comunque brava ad annullare le 2 palle break ed a portare a casa un primo game durato ben 14 punti. Lo avevano detto alla vigilia e lo confermano sin da subito: a vincere sarà chi lo vorrà di più. Non ci sono fasi di studio che tengano. Si combatte su tutti i punti, con la Henin che cerca di sorprendere la sua avversaria in risposta, le volte in cui riesce ad arrivare sulla palla. Sì, perché Serena, ogni qual volta è sotto nel punteggio, piazza un ace o un servizio vincente. Il secondo turno di battuta dell’americana dura ancora più del primo (16 punti), con la belga che si vede annullare la terza palla break del match con un ace. I tanti punti giocati nelle prime fasi del match, mettono in palla la numero 1 del mondo che, dopo aver sofferto le pene dell’inferno nei primi 2 turni di battuta, strappa a zero il servizio alla belga(3-1). Justine gioca meglio i turni in risposta e questo è quantomeno paradossale considerando l’avversaria cui è opposta. Ancora una volta si porta sul 15-40, e ancora una volta è il servizio a salvare Serena, con 2 battute vincenti, la seconda frutto della ripetizione di un punto su una volee della Henin chiamata fuori, e poi corretta. La decisione non viene apprezzata dal pubblico, schierato in maniera decisa al fianco della belga. Per Serena non si tratta di una situazione inedita. E’ ancora vivo il ricordo della semifinale del Roland Garros 2003, con il pubblico parigino protagonista in negativo di un match ricco di spunti polemici.
Serena mette a segno 4 punti di fila, capitalizzando il break appena operato (4-1). Segue un parziale di 12 punti a 4 per Justine che finalmente concretizza, nel settimo game, l’ennesima situazione di 15-40 sul servizio di Serena. Per una volta la più piccola delle Williams non mette a referto alcun ace e Justine può così impattare sul 4-4. Serena reagisce tenendo finalmente a zero un turno di battuta, costringendo così la belga a servire per rimanere il set. La tensione finisce per sopraffare la Henin che cede nuovamente la battuta e di conseguenza il set con il punteggio di 6-4. Troppo concentrata su un servizio a dir poco deficitario (chiuderà il primo set con 4 doppi falli e una percentuale del 47% di punti realizzati con la seconda) e su cui non riesce a trovare un lancio di palla accettabile, Justine finisce per commettere troppi errori gratuiti subito in uscita dal servizio.
Il secondo set si apre così come si era chiusa la prima frazione con Justine, sempre più in difficoltà al servizio, che concede alla sua avversaria l’opportunità di staccarsi subito in apertura di set. Sul 15-40 Serena gioca con troppa sufficienza le 2 palle break commettendo complessivamente 3 errori gratuiti in una fase del match in cui avrebbe potuto infliggere il definitivo colpo del K.O alla Henin. Scampato il pericolo, la Henin approfitta del piccolo passaggio a vuoto dell’americana per strappare a zero il break del 2-1 in suo favore. E’ la prima volta che Justine è avanti nel punteggio. Continua, però, a essere una partita poco spettacolare, dominata dai nervi. E‘ con 3 errori di dritto che la belga restituisce il break appena conquistato (2-2) consentendo a Serena di tornare a mettere la testa avanti. Troppe risposte sbagliate per la Henin, soprattutto sulla seconda della Williams che sicuramente non sta giocando il suo miglior match con questo fondamentale.
Chi non è in difficoltà sulla seconda della sua avversaria è Serena che, però, non approfitta di un game in cui Justine non mette in campo alcuna prima nei primi 7 punti del game, concedendo una palla break, la quinta del set alla Williams. La statunitense non approfitta dell’ennesima occasione per azzannare alla giugulare il match, consentendo alla belga di portarsi sul 3-3. Scampato nuovamente il pericolo, Justine gioca il miglior game della sua partita fino a quel momento, giocando 2 straordinari vincenti lungolinea, uno di rovescio e l’altro di dritto, sintomatici della ritrovata fiducia, che fanno da prologo al break del 4-3. Quasi liberatasi dell’enorme tensione iniziale, l’ex numero 1 del mondo libera il braccio, mettendo a segno una serie di vincenti uno più spettacolare dell’altro. Quasi stordita dal cambio di passo repentino della belga, la Williams accusa il colpo cedendo a zero l’ultimo turno game del secondo set, e subendo complessivamente un parziale di 10 punti a zero.
Continua lo show della Henin che tiene a zero il primo turno di battuta e si porta 15-40 nel game successivo. Questa volta è lei ad avere l’opportunità per infliggere il colpo del K.O a una Williams che sembra incapace di qualsiasi reazione. Sull’orlo del baratro, Serena ritrova per magia il servizio: 4 prime, di cui 2 ace, le permettono di portarsi sull’1-1. Come tante volte accaduto nel corso del match, è la giocatrice a un passo dal baratro a rovesciare l’inerzia del match, in suo favore. Al parziale di 15 punti a 0 della Henin (tra la fine del secondo e l’inizio del terzo set), infatti, fa da contraltare l’8-1 della Williams che si porta avanti di un break sul 2-1. Giunge immediato il controbreak della Henin che sfrutta a dovere un turno di battuta giocato in maniera sin troppo superficiale dall’americana. Entrambe le giocatrici risentono maggiormente della tensione nei propri turni di battuta. E’ così che Justine cede nuovamente il servizio, per quello che è il terzo break di fila di un set finale, a dir poco enigmatico. E’ Serena ad interrompere questa emorragia al servizio, ovviamente a modo suo, con un ace di seconda dopo che il falco, pochi secondi prima, le aveva negato un ace sulla prima di servizio: 4-2 per Serena che ancora una volta mostra come la differenza tra le 2 giocatrici stia tutta nel servizio. La Williams sa di poter contare su questo fondamentale ogni qual volta è in difficoltà.
Il finale è un assolo dell’americana che strappa a 15 il servizio per la terza volta consecutiva all’avversaria, obnubilata dalla ritrovata sicurezza dell’americana che, poco dopo, chiude il match, mettendo a segno 2 ace, un servizio vincente ed un winner di rovescio.
La gioia smodata della Williams la dice lunga su quanto sofferto sia stato il 12° sigillo di una carriera sempre più straordinaria. Per Serena si tratta del 5° titolo agli Australian Open. Sfata così la maledizione degli anni pari, lei che si era imposta nel 2003, 2005, 2007 e 2009. “Finalmente ti ho preso” scherza con Billie Jean King, appena appaiata al 6° posto tra le plurivittoriose a livello di major. A premiarla la primatista assoluta, Margaret Court, inarrivabile con i suoi 24 slam, conquistati, però, in un’altra era tennistica.
Rimane a quota 7 Justine Henin che, smaltita l’inevitabile amarezza per un match che a un certo punto sembrava alla sua portata, potrà gioire per lo straordinario torneo di cui è stata protagonista e che le darà ulteriori motivazioni per tornare in vetta ad un circuito femminile finalmente rivitalizzato dopo mesi di buio assoluto.
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