AUSTRALIAN OPEN – Andreas illude nel primo set, poi si spegne progressivamente contro un ottimo Chardy. Sfuma il sogno dei quarti, proprio come 19 anni fa per Gianluca Pozzi.
La gioia di Jeremy Chardy, al primo quarto di finale in uno Slam
Di Riccardo Bisti – 21 gennaio 2013
Abbiamo rivissuto gli incubi del 1994. Quell'anno ci fu una strana edizione dello Us Open. Pete Sampras, grande favorito, perse da Jaime Yzaga, favorendo una delle tante resurrezioni di Andre Agassi. Ci fu spazio anche per l'Italia: Gianluca Pozzi si issò fino agli ottavi di finale, dove aveva un impegno fattibile contro il tedesco Bernd Karbacher. Sul campo Grandstand si giocò un match pieno di paura. Era il più importante nella carriera di entrambi. Sapevano che un’occasione del genere non sarebbe più capitata (anche se, anni dopo, Pozzi avrebbe raggiunto gli ottavi anche a Wimbledon). Pozzi tremò un po’ di più, e Karbacher ne approfittò. Quel match si ricorda anche perché il box del tedesco era pieno di persone: coach, preparatore, responsabili federali…mentre quello di Gianluca era desolatamente vuoto. Negli anni 90 succedeva anche questo. Stavolta Andreas Seppi giocava ad armi pari. A seguirlo c’era un clan di una decina di persone. Ma non è bastato: Jeremy Chardy è più forte di Karbacher e gli ha negato il sogno, imponendosi con il punteggio di 5-7 6-3 6-2 6-2. Il punteggio dice tutto. Andreas è partito benissimo, ha vinto un primo set che avrebbe potuto chiudere con più agio, poi si è progressivamente spento contro un avversario sempre più in palla. La vittoria contro Del Potro non lo ha scaricato, e nemmeno il piccolo infortunio al ginocchio patito in doppio. Dotato di un servizio potentissimo e un dritto altrettanto mortifero, Chardy ha trovato la quadratura del suo tennis. E ha vinto meritatamente, senza discussioni.
Il match è partito bene, con Seppi subito avanti di un break grazie a tre doppi falli del francese nel game d’apertura. In effetti il sole gli picchiava in faccia. Nel quarto game Chardy firmava l’aggancio e iniziava il testa a testa. Sul 5-5, Seppi andava 0-40 ma aveva bisogno di cinque palle break per strappare il servizio a Geremia. Lo faceva nel migliore dei modi, con uno splendido passante incrociato di rovescio. Il set finiva ancora meglio, con un ace di seconda che lo portava a due set dalla grande impresa. Ma Chardy non si è disunito e ha iniziato a giocare sempre meglio. Un break al sesto game gli regalava il secondo set e faceva ripartire tutto da zero. Seppi aveva sempre meno energie, quasi a smentire le parole del preparatore atletico Dalibor Sirola, che alla vigilia aveva detto che Andreas avrebbe sopportato senza problemi un’altra battaglia di cinque set. Più che fisico, tuttavia, il problema era tecnico. Chardy giocava troppo bene, raggiungendo picchi troppo elevati per l’azzurro. Muoveva bene il gioco, utilizzava con sapienza un rovescio slice che metteva in difficoltà il dritto di Seppi. Un break in avvio di terzo set (sancito da un doppio fallo) firmava il sorpasso. Chardy era sempre più padrone del campo, e un bel dritto lungolinea gli consegnava il secondo break. 4-1 pesante, prodromo al 6-2 finale. Le ultime speranze sono volate via in avvio di quarto set. Lì Seppi ha dato l’impressione di crederci ancora. Sull’1-1 ha cancellato una delicata palla break dopo uno scambio di 23 colpi, chiuso da un bello slice che ha indotto all’errore Chardy. Sullo slancio, Seppi si procurava una palla break che lo avrebbe portato sul 3-1. La rispostina bloccata si fermava sul nastro e restava dalla parte sbagliata, simbolo un pomeriggio-no. Un dritto terrificante in direzione anomala dava a Chardy il break del 3-2 e – virtualmente – la partita. Il resto era accademia, fino alla volèe alta di rovescio che ha messo fine al sogno di riportare l’Italia nei quarti dell’Australian Open a 22 anni di distanza.
La differenza l’hanno fatta i colpi vincenti. A parità di errori gratuiti (44 a 42 per Seppi), Chardy ne ha tirati 47 contro i 34 del nostro giocatore, poco incisivo con il rovescio. Le statistiche aiutano, ma non spiegano la qualità del tennis del francese, belloccio che sogna di fare l’attore quando avrà smesso con il tennis. Ma adesso è tempo di pensare ai quarti, probabilmente contro Andy Murray. Seppi non avrà troppo tempo per riposare: tra meno di due settimane giocherà il primo turno di Coppa Davis contro la Croazia, poi andrà a Zagabria per il torneo ATP che potrebbe dargli altri punti preziosi per migliorare la 18esima posizione conquistata da Omar Camporese e Andrea Gaudenzi, storico limite dell’italtennis negli ultimi 30 anni. La delusione per questa sconfitta non deve oscurare il bel torneo dell’azzurro, uscito fuori da due partite durissime contro Istomin e Cilic. Partite che avrebbe perso fino all’altroieri. E invece, a quasi 29 anni, ha imparato a vincerle. Una consapevolezza che rende ottimisti per il futuro. Se ha saputo migliorarsi fino ad ora, perché non può continuare a farlo? Paradosso: è andato più vicino ai quarti nello storico match con Djokovic al Roland Garros, piuttosto che contro Chardy. Incredibile, ma vero. Seppi sa imparare dagli errori: se gli capiterà di nuovo un’occasione del genere, saprà gestire meglio fisico e paure. E riuscire laddove Gianluca Pozzi aveva fallito.
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