Il Number One azzurro aggancia il livello di Murray nel secondo set, ma non sfrutta l’occasione d’oro nell’ottavo game. Lo scozzese gioca maluccio, fa un po’ di scena, ma si impone in due set.
Andreas Seppi ha giocato un buon secondo set, ma non è bastato
Di Riccardo Bisti – 27 marzo 2013
C’è stato un momento in cui abbiamo sperato che il magico tweener di tre anni fa non restasse l’unico episodio indimenticabile delle sfide tra Andreas Seppi ed Andy Murray. Il precedente romano fu gestito senza problemi dallo scozzese: 6-1 6-4 senza sussulti salvo quel punto incredibile che in tanti hanno dimenticato, forse perchè Andreas non ha esultato alla Pippo Inzaghi (e sarebbe stato legittimo), ma si è limitato a un anonimo pugnetto. Andreas è così e sarà per sempre così. Il carattere non cambia, ma il tennis si. E quando si è trovato 0-30 sul servizio di Murray, sul 4-3 nel secondo set, abbiamo avuto l’illusione (speranza?) che un match fin lì anonimo potesse girare e offrire brividi ed emozioni. Murray aveva abbassato la percentuale di prime palle (fin lì eccezionale) e Seppi sembrava finalmente padrone del campo. In piena fiducia, ha preso il comando dello scambio con il dritto. Non è la rasoiata di Federer, il mattone di Nadal e nemmeno la fiondata di Djokovic, ma è un buon colpo. Un tiro che merita fiducia. Ma ha esagerato, sparandone uno fuori di metri e uno in rete. Sul 30-30, si è capito che Seppi non avrebbe più vinto un game. Era scritto, evidente, inciso nel sole della Florida. E poco importa che Andy abbia avuto una palla per il 5-4 e l’unica palla break nel game successivo, l’ultimo (peraltro annullata da un servizio vincente di Murray). Il treno buono era lì, in quei due dritti traditori che hanno sancito il 6-2 6-4 finale. Andreas è maturato, non crediamo che avesse chissà quali scorie psicologiche. Ma contro i grandi non puoi concederti un briciolo di distrazione. Devi avere quel mix di cattiveria e faccia tosta che Seppi non avrà mai. Si è ripetuto, in piccolo, quello che era successo negli ottavi del Roland Garros contro Djokovic. Non fece nulla di sbagliato, ma perse tante piccole occasioni, sparse qua e là. Stavolta la posta in palio era inferiore ma ugualmente invitante.
Seppi non l’ha colta ma lascia Miami soddisfatto. Non ama questo torneo e avrebbe messo la firma per arrivare a sfidare Murray. Ce l’ha fatta e adesso andrà a Vancouver, dove molte delle speranze azzurre passeranno dalla sua Pro Kennex nera. In British Columbia troverà condizioni completamente diverse: nessun problema climatico ma un campo molto veloce, quel “Supreme” non più utilizzato nel circuito ma ancora vivo in Coppa Davis (lo hanno scelto anche gli americani per ospitare la Serbia). Per questo, i match di Miami non fanno testo anche se nel suo box c’erano Corrado Barazzutti e l’onnipresente Sergio Palmieri. Seppi ha faticato a entrare in partita, ha commesso qualche errore di troppo in un brutto primo set. In avvio di secondo è riuscito a restare a galla, prendendo punti e fiducia fino al fatidico 4-3. Poi il treno è passato, ma Andreas aveva dimenticato chissà dove i bagagli e non è riuscito a prenderlo. Peccato, perchè Murray ha servito bene ma ha giocato maluccio. A fine partita avrà tirato 11 vincenti e 20 errori gratuiti, statistiche non troppo diverse da Seppi (12 winners e 25 errori). La differenza è arrivata nei punti importanti e nella solidità al servizio di Andy: come detto, ha concesso l’unica palla break sul 6-2 5-4, mentre Seppi ne ha fronteggiate ben dieci.
Nel clan Murray, Ivan Lendl se la rideva. Per la verità, Andy non dava grandi motivi per giustificare l'ilarità, a meno che non consideri Miami un torneo di transizione. Murray è più carico che mai in vista della stagione sul rosso. Ne parla da due mesi, ha decisamente cambiato approccio verso la polvere di mattone. Se davvero raggiungerà il top della forma a maggio, alcuni errori sono perdonabili. Aveva giocato così così anche contro Dimitrov, ma ormai è entrato nella dimensione dei big, quelli che vincono mezza partita con la sola presenza. Murray è un tipo simpatico e corretto, ma dovrebbe togliersi la vena di sceneggiatore napoletano, che fa apparire smorfie e lagne dopo ogni punto perso. Capita spesso (è accaduto anche stavolta) che perda un punto, sembri sul punto di ritirarsi, e poi nel colpo successivo tiri fuori il meglio di sè. Non sembra un gesto premeditato, ma è sgradevole. Seppi non lo farebbe mai. Nel ranking ATP del comportamento, Andreas ha pochi rivali. Lui preferirebbe essere ricordato per i risultati che per la condotta, ma è giusto sottolinearla. Perchè nella vita non si vince soltanto sul campo da tennis.
ATP MASTERS 1000 MIAMI – OTTAVI DI FINALE
Tommy Haas b. Novak Djokovic 6-2 6-4
Gilles Simon b. Janko Tipsarevic 5-7 6-2 6-2
David Ferrer b. Kei Nishikori 6-4 6-2
Jurgen Melzer b. Albert Ramos 2-6 6-3 6-3
Richard Gasquet b. Nicolas Almagro 6-7 7-5 7-6
Tomas Berdych b. Sam Querrey 6-1 6-1
Marin Cilic b. Jo Wilfried Tsonga 7-5 7-6
Andy Murray b. Andreas Seppi 6-2 6-4
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