La quasi certa presenza contro il Kazakistan permetterà ad Andreas di toccare quota 20 partecipazioni in Davis, diventando il secondo azzurro del post-Panatta a conquistare il Davis Cup Commitment Award. E pensare che saltò il biennio 2010-2011…La nazionale azzurra di Coppa Davis è arrivata lunedì in Kazakistan, e si sta allenando sul campo del National Tennis Centre di Astana. Fuori meno dieci gradi e tanta neve, dentro un campo meno veloce del previsto, compensato però da palline rapidissime, come raccontato da Corrado Barazzutti. Il capitano azzurro ha una bella responsabilità legata ai nomi dei singolaristi, che svelerà solamente giovedì alla cerimonia del sorteggio. Qualche dubbio stavolta c’è per davvero. Andreas Seppi e Simone Bolelli hanno iniziato la stagione alla grande, mentre Fabio Fognini ha avuto qualche difficoltà in più. Sul veloce indoor fa più fatica dei due compagni, ma è pur sempre il numero uno azzurro, in Davis sa esaltarsi, e a Rio De Janeiro è tornato a mostrare di cosa è capace. Chi tener fuori? L’unico sicuro del posto in singolare, a sensazione, dovrebbe essere Andreas Seppi, per il quale il week-end di Astana avrà un sapore doppiamente particolare. Dovesse scendere in campo (anche solo in doppio, o a punteggio a acquisito), l’altoatesino toccherebbe quota venti partecipazioni in Coppa Davis, entrando di diritto nella lista dei giocatori insigniti del Davis Cup Commitment Award, un riconoscimento (lanciato in occasione del centenario dell’ITF) per i giocatori “che hanno mostrato particolare dedizione nel difendere i colori del proprio Paese nella competizione a squadre più importante del mondo”. Convocato in 21 occasioni, il 31enne azzurro è sceso in campo in 19 sfide diverse, la prima nel 2004 a Cagliari, per il primo turno del Gruppo II contro la Georgia (quando vinse il singolare decisivo contro Lado Chikhladze), l’ultima nella semifinale dello scorso anno a Ginevra, dove batté Michael Lammer a punteggio acquisito. Nel complesso, con la maglia azzurra Andreas vanta un bilancio non eccezionale ma sufficiente (15/14 in singolare, 2/2 in doppio), con un paio di picchi molto preziosi.
SAREBBE IL 13° AZZURRO, PRIMO DOPO NARGISO
Il più importante è sicuramente quello del 2005 a Torre Del Greco, quando recuperò due set di svantaggio al suo idolo Juan Carlos Ferrero, ex numero uno del mondo e ancora fra i primi 20, firmando una delle sue vittorie più prestigiose. Un altro è arrivato lo scorso anno, sempre in Campania, ma sullo splendido lungomare di Napoli. L’impresa l’ha centrata Fabio Fognini con Andy Murray, ma il punto che dopo sedici anni ha riportato l’Italia in semifinale porta la sua firma. E fa niente se l’avversario era il modesto mestierante britannico James Ward. Basti pensare che al recente Australian Open, quando gli han chiesto di collocare la vittoria con Federer nella sua scala di soddisfazioni, Andreas ha citato fra i più importanti in carriera pure il successo con Ward. Dovesse giocare, Seppi entrerà nell’elenco insieme al colombiano Santiago Giraldo e al lussemburghese Gilles Kremer, che molti ricorderanno avversario dell’Italia per ben tre volte, a cavallo fra 2005 e 2007. È il bello della Davis: pur non essendo mai andato oltre la 861esima posizione del ranking ATP, il 33enne di Lussemburgo potrà fregiarsi dello stesso premio ricevuto da alcuni dei più grandi campioni della storia del tennis, da Borg a McEnroe, da Federer a Djokovic. Al momento, i giocatori che hanno raggiunto il criterio (20 incontri fra World Group, Gruppo I o Gruppo II, o almeno 50 nelle altre due serie) sono 327, fra i quali dodici italiani. L’unico dell’era post-Panatta è Diego Nargiso, impegnato in 25 occasioni. Il più presente è ovviamente Nicola Pietrangeli, recordman della manifestazione (nelle serie maggiori) con 66 apparizioni. Un pizzico d’Italia anche sotto: il tennista ad aver giocato più incontri di Davis (92) è il sanmarinese – ma nativo di Finale Ligure – Domenico Vicini, 44 anni a settembre. Giocò la prima volta nel '93, e 22 stagioni più tardi è ancora in campo a difendere i colori della Repubblica, nel Gruppo III – Zona Europea.
DIMENTICATE LE VICENDE DEL BIENNIO 2009-2010
Seppi diventerà però il primo azzurro a ricevere il premio in attività, in quanto l’onorificenza è stata lanciata ‘solo’ nel 2012, nel corso della centesima finale di Coppa Davis, con effetto retroattivo. Fa specie che a farcela sia lui, apparentemente il meno nazionalista del gruppo, vuoi per la provenienza, vuoi per il carattere riservato di chi non esprime troppe emozioni. Tuttavia, Andreas ci tiene eccome, malgrado i poco piacevoli episodi del passato, che rendono il traguardo ancor più significativo. I primi scricchiolii risalgono al 2009, con la trasferta a Cagliari per la sfida contro la Slovacchia. Presente in Sardegna, Andreas chiese al capitano di non giocare per un risentimento muscolare, scatenando qualche malumore con il presidente Binaghi, secondo il quale l’azzurro ebbe un “momento di confusione” o fu "vittima inconsapevole di un disegno atto a mettere in crisi la Nazionale". Finì che Seppi non scese in campo, e l’anno dopo chiese di saltare gli impegni con la Nazionale per dedicare l’intera stagione alla propria carriera, senza la “troppa responsabilità” della Davis. Binaghi lo richiamò all’ordine, ricordandogli i doveri di rispetto della maglia azzurra e dell’accettazione delle convocazioni, definita “la linea di frontiera fra chi sta dentro al sistema del tennis Italiano e chi se ne pone deliberatamente al di fuori”. Trovarono un compromesso, e Seppi venne convocato a Castellaneta Marina per la sfida con la Bielorussia. Tuttavia, il cittì Barazzutti lo rispedì a casa, dicendo che non era nelle condizioni psicologiche per giocare. Sarebbe tornato solo due anni dopo, e da allora ha sempre giocato, senza più tensioni. Ripensando a certi fatti, e soprattutto a quell’Italia che arrancava contro la Lettonia e perdeva contro il solo Soderling lo spareggio per il World Group, sembra passata un’eternità. Gli azzurri giocano nel Gruppo Mondiale per il quarto anno consecutivo, si sono finalmente ripresi una semifinale, e sono pronti ad andare a caccia del bis.
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