Uscito dai primi 90 dopo aver perso i punti della finale a Bercy, il serbo professa grande ottimismo per il 2019. Ha cambiato sede di allenamento (andrà a Monte Carlo), ha scelto Thomas Johansson come coach e ha fissato obiettivi molto ambizioni, probabilmente esagerati. Possibile che ci creda davvero?

Quella frase di Nick Bollettieri rimane una condanna, una croce che Filip Krajinovic si porterà addosso per tutta la carriera. “Mi ricorda Andre Agassi, solo che è più forte a rete” diceva il guru americano. Le valutazioni si possono sbagliare, ma sarebbe ingiusto definire il serbo un bluff. Sembrava averlo dimostrato lo scorso anno, quando ha azzeccato la settimana della vita a Parigi Bercy. Colse un'insperata finale che gli ha permesso di vivere di rendita per tutto il 2018, ma la cambiale è arrivata. Subito eliminato a Parigi, è franato dal numero 34 al numero 93 in un colpo solo. Adesso deve ripartire da zero, ricostruirsi, nell'anno in cui ne compirà 27. A inizio carriera aveva ben altre ambizioni, e ha goduto del sostegno indiretto di Novak Djokovic. Per un breve periodo, è stato seguito da Diego Nargiso. Ma Filip non è un tipo semplice, dunque sembrava destinato a rimanere un rincalzo. Poi, all'improvviso, il risultato di Bercy con le sguaiate esultanze del suo coach di allora, Petar Popovic. Quest'anno ha raggiunto la semifinale a Dubai (quasi vinta contro Pouille), poi si è fatto male. Piede e caviglia sinistra, nonché problemi a una mano, lo hanno bloccato per tre mesi. Il rientro è stato difficile, più del previsto. “È stato un anno molto difficile a livello professionaleha detto Krajinovic allo Sportski Zurnalavevo lavorato duramente per ottenere grandi risultati, onestamente me li aspettavo, ma la stagione non è neanche iniziata. Dopo l'infortunio e la riabilitazione le cose non sono andate come speravo. Adesso è tempo di un nuovo capitolo, sia nella mia vita che nella mia carriera”.

OBIETTIVO FOLLE?
La nuova pagina prevede un trasferimento a Monte Carlo e un nuovo coach. Chiuso a settembre il rapporto con Popovic, ha scelto Thomas Johansson, classe 1975, campione dell'Australian Open 2002. Lo svedese viene da una discreta esperienza nel circuito WTA: ha contribuito alla crescita di Maria Sakkari, ormai stabile top-50. “Intanto la posizione attuale non è così male, considerando quanto ho giocato – dice Krajinovic – ho riflettuto a lungo e parto da una consapevolezza: nel 2019 non difendo quasi nessun punto. Ho grandi margini di miglioramento”. Krajinovic ha firmato il contratto con Johansson, hanno concordato i vari dettagli e a breve inizierà la preparazione. Al serbo non manca certo l'autostima, visto che ha fissato un obiettivo che sembra impossibile. “Voglio arrivare al primo posto. Conosco le mie potenzialità, so quello che posso fare e non penso che sia una missione impossibile. Ho intenzione di provarci”. Il feeling con Johnasson sembra già su ottimi livelli: “Ritengo che sarà una collaborazione di grande successo, sento che potrà nascere una nuova storia in cui potrò mostrare quello che valgo. Sono pronto a vivere di tennis per 24 ore al giorno, 365 giorni all'anno. Credo in me stesso e posso raggiungere il massimo: se riuscirò a rimanere sano, tutto è possibile”. Per un giocatore di 26 anni, mai entrato tra i top-20, sembrano affermazioni molto coraggiose, addirittura fuori luogo. È probabile che abbia il talento per entrare tra i primi 30, magari un po' più in alto, ma sembra avere limiti tecnici e fisici che dovrebbero precludergli i traguardi di cui parla. Vedremo se saprà smentirci.