Prestazione mostruosa di Novak Djokovic, che si prende la sesta finale all’Australian Open, battendo Federer 6-1 6-2 3-6 6-3. Dopo due set di superiorità disarmante, l’orgoglio accende lo svizzero, ma non basta per compiere il miracolo. 'Nole' lo supera nei face to face.Per due set è stato il peggior incubo della carriera di Roger Federer, poi lo svizzero si è svegliato, ma il mostro di gomma con cui stava combattendo è rimasto tale anche nella realtà. E allora niente sorprese, niente miracolo, solo una nuova sconfitta bruciante contro Novak Djokovic, che ha timbrato la sesta finale all’Australian Open imponendosi 6-1 6-2 3-6 6-3 nel match più atteso del torneo. Il serbo, al momento, ne ha (molto) di più, l’ha dimostrato più volte e l’ha ribadito nella serata australiana, prima sotto le nuvole di Melbourne e poi sotto il tetto della Rod Laver Arena, chiuso alla fine del terzo set. Sono cambiate le condizioni ma non l’equilibrio, di un match dall'esito finale assolutamente corretto. Djokovic è più forte e vince, anche se magari non proprio con la superiorità mostrata oggi, in un match fortemente segnato dalle battute iniziali. ‘Nole’ è partito subito al 100%, solido e perfetto in risposta, Roger vicino allo zero: lento, falloso, frettoloso e poco efficace col servizio. Raramente è capitato di vederlo subire così tanto un avversario, così come appena una volta in 351 incontri nei tornei dello Slam aveva raccolto solo tre giochi nei primi due set. Bisogna riavvolgere il nastro di 15 anni, fino allo Us Open del 2001, quando sfidò Andrè Agassi agli ottavi, perdendo 6-1 6-2 6-4. Ma allora aveva 20 anni e una carriera ancora tutta da scoprire. Da quando è diventato un campione, invece, non era mai parso così inferiore all’avversario, nemmeno nella famosa finale del Roland Garros 2008 contro Nadal, persa 6-1 6-3 6-0.
 
DUE SET DI DOMINIO IMPRESSIONANTE
I numeri dei primi due set di Federer sono impietosi, vale la pena citarli per dare la dimensione di ciò che stava succedendo. 27 punti contro i 56 rivali (meno della metà), 24 gratuiti contro 6, 8 punti su 40 in risposta. Lo svizzero giocava male, ma anche quando impostava il punto nel modo giusto lo vinceva raramente. O forse è più corretto dire che Djokovic lo perdeva raramente. Federer si è innervosito sempre di più, al cambio campo sul 2-1 al terzo ha invitato un cameraman a “levargli gentilmente la telecamera dalla faccia” (testuale), e quando nel successivo turno di battuta si è trovato 30-40 tutto lasciava immaginare un finale imminente. Invece ha salvato la chance con coraggio attaccando a rete dopo il servizio, si è scosso e ha tenuto la battuta. Da quel momento è entrato in partita, iniziando a mettere un po’ di pressione al rivale, l’ha schiacciato all’angolo prendendosi i giusti rischi e dopo un game eterno si è guadagnato un break inatteso. Messo per la prima volta il naso avanti ha continuato sulla sua strada, con tante discese a rete, pochi errori e soprattutto tanto orgoglio, ferito dopo due set a prendere schiaffi a destra e a manca. Così ha strappato il terzo set e si è presentato fiducioso nel quarto, con poco più di un’ora e mezza di tennis nelle gambe. Tuttavia, assorbito il calo fisiologico dopo due set da antologia, Djokovic non ha più regalato nulla, andando a prendersi la vittoria da campione. Sul 4-3 è salito 15-30 in risposta, e anche se Federer gli ha detto di no col miglior punto del match, chiuso da un passante di rovescio in corsa dopo uno scambio a tutto campo, lui non ha fatto una piega. Con un passante aiutato dal nastro si è preso la palla-break, concretizzata con una risposta nei piedi dello svizzero, e quattro punti dopo ha colto la finale numero sei sui campi blu di Melbourne.  
 
ROGER SUPERATO NEGLI SCONTRI DIRETTI
Il trend delle sfide fra Djokovic e Federer è questo già da un pezzo: c’è stata qualche vittoria di Roger, ma frutto di prestazioni monstre, di quei picchi di rendimento tecnico ed estetico che solo lui sa raggiungere, facendo sembrare gli altri degli allievi a lezione. Tuttavia, non si può pretendere che tenga sempre certi livelli, e siccome il miglior Djokovic è più forte del Federer attuale (e su qualsiasi distanza) il gioco è subito fatto. Si pensava che la fatica con Simon potesse voler dire qualcosa, si pensava che la facilità con cui Federer è giunto in semifinale fosse sinonimo di possibilità di vittoria, invece Djokovic ha cancellato tutto senza la minima difficoltà. Anzi, a detta sua il match con Simon gli è addirittura servito a capire che poteva e doveva migliorare ancora. Un po’ quanto successo con Federer e Nadal, che l’hanno spinto ad alzare in continuazione l’asticella dei propri limiti. A Doha ha superato 'Rafa' negli scontri diretti, lasciandogli tre game, oggi ha fatto lo stesso con Roger, stendendolo con una prova di forza altrettanto brutale. “Mi hanno costretto a migliorare – ha detto nell’intervista sul campo – e io ho lavorato duramente per diventare loro concorrente. Mi hanno aiutato a progredire, e ora mi sento al top della mia carriera”. Non poteva dire altrimenti, dopo aver dato una lezione così a mister 17 Slam. “Ho giocato due set incredibili, applicando alla perfezione la strategia che avevo pensato. Sono stato molto aggressivo e concentrato. Poi nel terzo è iniziata la battaglia, ma è andato tutto bene. Spero vi siate divertiti”. Sicuramente si sono divertiti meno Murray e Raonic, che domani si sfideranno per guadagnarsi la finale contro di lui, e vincere il premio di migliore degli umani. Il resto è solo per il robot Djokovic.
 
AUSTRALIAN OPEN – Semifinale
Novak Djokovic (SRB) b. Roger Federer (SUI) 6-1 6-2 3-6 6-3