DUE SET DI DOMINIO IMPRESSIONANTE
I numeri dei primi due set di Federer sono impietosi, vale la pena citarli per dare la dimensione di ciò che stava succedendo. 27 punti contro i 56 rivali (meno della metà), 24 gratuiti contro 6, 8 punti su 40 in risposta. Lo svizzero giocava male, ma anche quando impostava il punto nel modo giusto lo vinceva raramente. O forse è più corretto dire che Djokovic lo perdeva raramente. Federer si è innervosito sempre di più, al cambio campo sul 2-1 al terzo ha invitato un cameraman a “levargli gentilmente la telecamera dalla faccia” (testuale), e quando nel successivo turno di battuta si è trovato 30-40 tutto lasciava immaginare un finale imminente. Invece ha salvato la chance con coraggio attaccando a rete dopo il servizio, si è scosso e ha tenuto la battuta. Da quel momento è entrato in partita, iniziando a mettere un po’ di pressione al rivale, l’ha schiacciato all’angolo prendendosi i giusti rischi e dopo un game eterno si è guadagnato un break inatteso. Messo per la prima volta il naso avanti ha continuato sulla sua strada, con tante discese a rete, pochi errori e soprattutto tanto orgoglio, ferito dopo due set a prendere schiaffi a destra e a manca. Così ha strappato il terzo set e si è presentato fiducioso nel quarto, con poco più di un’ora e mezza di tennis nelle gambe. Tuttavia, assorbito il calo fisiologico dopo due set da antologia, Djokovic non ha più regalato nulla, andando a prendersi la vittoria da campione. Sul 4-3 è salito 15-30 in risposta, e anche se Federer gli ha detto di no col miglior punto del match, chiuso da un passante di rovescio in corsa dopo uno scambio a tutto campo, lui non ha fatto una piega. Con un passante aiutato dal nastro si è preso la palla-break, concretizzata con una risposta nei piedi dello svizzero, e quattro punti dopo ha colto la finale numero sei sui campi blu di Melbourne.
ROGER SUPERATO NEGLI SCONTRI DIRETTI
Il trend delle sfide fra Djokovic e Federer è questo già da un pezzo: c’è stata qualche vittoria di Roger, ma frutto di prestazioni monstre, di quei picchi di rendimento tecnico ed estetico che solo lui sa raggiungere, facendo sembrare gli altri degli allievi a lezione. Tuttavia, non si può pretendere che tenga sempre certi livelli, e siccome il miglior Djokovic è più forte del Federer attuale (e su qualsiasi distanza) il gioco è subito fatto. Si pensava che la fatica con Simon potesse voler dire qualcosa, si pensava che la facilità con cui Federer è giunto in semifinale fosse sinonimo di possibilità di vittoria, invece Djokovic ha cancellato tutto senza la minima difficoltà. Anzi, a detta sua il match con Simon gli è addirittura servito a capire che poteva e doveva migliorare ancora. Un po’ quanto successo con Federer e Nadal, che l’hanno spinto ad alzare in continuazione l’asticella dei propri limiti. A Doha ha superato 'Rafa' negli scontri diretti, lasciandogli tre game, oggi ha fatto lo stesso con Roger, stendendolo con una prova di forza altrettanto brutale. “Mi hanno costretto a migliorare – ha detto nell’intervista sul campo – e io ho lavorato duramente per diventare loro concorrente. Mi hanno aiutato a progredire, e ora mi sento al top della mia carriera”. Non poteva dire altrimenti, dopo aver dato una lezione così a mister 17 Slam. “Ho giocato due set incredibili, applicando alla perfezione la strategia che avevo pensato. Sono stato molto aggressivo e concentrato. Poi nel terzo è iniziata la battaglia, ma è andato tutto bene. Spero vi siate divertiti”. Sicuramente si sono divertiti meno Murray e Raonic, che domani si sfideranno per guadagnarsi la finale contro di lui, e vincere il premio di migliore degli umani. Il resto è solo per il robot Djokovic.
AUSTRALIAN OPEN – Semifinale
Novak Djokovic (SRB) b. Roger Federer (SUI) 6-1 6-2 3-6 6-3
