L’ex numero 1 junior era fermo da febbraio, ma ha ripreso a giocare con le qualificazioni a Gstaad e il Future di Pontedera. I problemi fisici lo hanno fatto tribolare, ma le motivazioni sono ancora alte. “Se ci saranno le condizioni, mi farebbe piacere tornare nel circuito professionistico”.Di lui si erano perse le tracce. Uno stop di quasi sei mesi, l’ennesimo, ha fatto precipitare Matteo Trevisan addirittura fuori dai primi 700 ATP. Matteo non ama parlarne, ma è un ragazzo intelligente: sa che è inevitabile citare la carriera junior che tanti anni fa lo aveva portato addirittura al numero 1 ITF, con tanto di vittoria nel doppio junior a Wimbledon in coppia con Daniel Lopez (foto in alto, ndr). Inevitabile che su di lui ci fossero grandi aspettative, quasi mai confermate tra i professionisti. Nel tennis dei grandi non è mai andato oltre la finale al challenger di Caltanissetta nel 2010 e un best ranking al numero 267 ATP. Poco, troppo poco. Però, a pochi giorni dal 27esimo compleanno (lo festeggerà il 13 agosto), Matteo ci riprova ancora una volta. Un paio di settimane fa ha giocato le qualificazioni al torneo ATP di Gstaad, mentre in questi giorni ha partecipato al torneo future di Pontedera, non troppo distante da casa. E’ andata benino, con un successo contro Jacopo Stefanini (compagno in Serie A1 con il TC Prato) e la sconfitta al fotofinish contro Davide Galoppini.

“Le sensazioni sono molto buone – ha detto Trevisan – sto bene e sono motivato, ma soprattutto sono contento di essermi lasciato alle spalle i problemi fisici che hanno condizionato la prima parte della stagione. Il 2016 è stato un anno traumatico, quindi preferisco non fare programmi. Di sicuro mi diverto ancora a giocare, quindi se ci saranno le condizioni mi piacerebbe molto tornare stabilmente tra i professionisti”. In questo momento, Trevisan fa base al Tennis Club Prato: il club toscano non si è limitato a tesserarlo, ma lo segue anche sul piano agonistico con i coach Gianluca Rossi e Antonio Cotugno. Numero 714 ATP, oggi Matteo non guarda più al passato anche se riesce a trovare lati positivi anche negli errori commessi. “In fondo sto continuando a fare la cosa che mi piace e mi diverte. Ci sono ragazzi della mia età molto più sfortunati di me, lamentarmi o piangermi addosso non avrebbe senso. E poi le motivazioni non mi mancano…”