L’incredibile vicenda di Taylor Townsend, numero 1 junior. La USTA non voleva farla giocare allo Us Open perché sovrappeso. Sotto pressione, hanno cambiato idea in extremis.
Taylor Townsend (a sx) ha vinto il doppio junior allo Us Open
Di Riccardo Bisti – 17 settembre 2012
Anni fa, una nota giornalista di moda diceva che ci sono alcune decine di corpi (quelli delle modelle) pagati per tenere a bada centinaia di milioni di donne. E così che nasce il business della moda, cucito su misura per le anoressiche. Prendiamo una ragazza americana di 16 anni, il cui fisico non entra negli abitini che si vedono in TV. Normale che abbia addosso un mucchio di pressione. Le cose peggiorano se associ il suo nome al sostantivo “grassa”. Non può esserci una punizione più grande. O forse si. Ad esempio, tagliare i fondi per il suo futuro di giocatrice di tennis, mettendo in difficoltà una famiglia non proprio agiata. Un’azione che può motivarla ad allenarsi ancora di più per entrare nei vestitini pensati per Sharapova e Ivanovic (a proposito: vi siete mai domandati perché nei club ci sono pochissime donne che vestono come le professioniste?), ma può anche spingere una ragazza (di 16 anni!) a entrare in depressione. Hanno fatto qualcosa del genere gli americani. La USTA ha tagliato i fondi a Taylor Townsend, semplicemente la numero 1 del mondo junior. Motivo? E’ troppo grassa. Serena Williams, campionessa di risultati ma non certo di linea, ha definito questa storia “una tragedia”. Mentre Serena si apprestava a vincere il quarto Us Open (15esimo Slam in carriera), la USTA ha provato a trattenere le spese di viaggio per la Townsend verso New York, e nemmeno la voleva in gara (nonostante fosse la testa di serie numero 1 del torneo junior). La storia è emersa grazie al Wall Street Journal. In estate, i coach USTA che la seguono le hanno detto che non le avrebbero più pagato le spese fino a quando non avrebbe migliorato la sua "condizione fisica".
“E’ un discorso che non ha senso – ha detto Serena Williams – soprattutto se si parla di un’afroamericana. Le atlete hanno diversa stazza, colore e forma. Nel circuito WTA si vede più che altrove”. La pressione giornalistica, cui si sono unite Martina Navratilova e Lindsay Davenport, ha spinto la USTA a fare retromarcia e a pagare le spese alla Townsend per lo Us Open. Patrick McEnroe, responsabile dello sviluppo per conto della federazione, ha detto che si è trattato di un malinteso. Già, un malinteso che stava creando dolore a una ragazza di 16 anni. Un funzionario USTA ha detto che il problema non era il peso, ma semplicemente la forma fisica generale. McEnroe ha aggiunto: “La nostra preoccupazione numero uno è la sua salute a lungo termine. Poi viene lo sviluppo come giocatrice”. Difese d’ufficio che non convincono. Negli Stati Uniti è in corso una campagna d’indignazione. Molti sostenengono che la USTA voleva semplicemente che perdesse peso. In effetti, allo Us Open, la ragazza ha giocato due partite in un giorno per un totale di tre ore e mezza, senza avere alcun problema di fatica. Ha perso nei quarti di finale e poi ha vinto il doppio insieme a Gabrielle Andrews. Insomma, Taylor Townsend è in forma. E per questo la USTA dovrebbe aiutarla (nei limiti del buon senso e delle possibilità) a diventare una tennista. Certamente la ragazza deve migliorare sotto tanti aspetti, fisico compreso, ma deve essere aiutata e non osteggiata. Stiamo parlando di una ragazza di 16 anni, e il problema non si risolve mettendola ogni cinque minuti davanti a uno specchio.
E poi Taylor c’è abituata. Gioca in pubblico, mettendo in mostra il suo corpo senza alcun problema, contro gli stereotipi, proprio come Serena Williams. E lo fa tutti i giorni. Mamma Shelia, che le ha pagato il viaggio a New York, racconta un’ovvietà. “Le tenniste hanno diverse tipologie di fisico. Oppure vogliamo paragonare Serena alla Sharapova?”. E qui entra in ballo una questione delicata: la razza. La Sharapova incarna lo stereotipo: alta bionda, fisico da fotomodella (quelle pagate per tenere a bada il resto delle popolazione…), mentre Serena è grossa e muscolare. Serena ha vinto (molto) di più (15 Slam a 4), ma la Sharapova intasca più soldi in attività extra-tennis. Anche Serena, a modo suo, è stata colta dal falso ideale propinato ogni giorno alle ragazze. Ha cercato di migliorare il suo fisico, puntando sulla prestanza atletica, e qualche anno fa ha posato (quasi) nuda per la Body Issue di ESPN. E sembrava veramente orgogliosa. Solo due anni prima, aveva detto che il suo corpo non sarebbe cambiato nemmeno se fosse rimasta a digiuno per due anni. “Mi posso definire ‘Bootylicious’”, disse. Insomma, persino Serena Williams si guardava allo specchio, preoccupata. Le sue dichiarazioni, tuttavia, portano alla ribalta la questione razziale. Donald Young era un fenomeno junior, poi ha avuto un rapporto conflittuale con la USTA, sfociato in accuse via Twitter che poi hanno portato alla cancellazione del suo account. Per onestà, va detto che la maggior parte dei top giovani americani è di colore. Sloane Stephens, futura top 10, lavora con la Federazione, e la USTA continua a pagare i coach alla Townsend stessa. Ma una federazione deve avere la sensibilità di non trattare l’aspetto fisico come il rovescio in slice o la battuta in kick. Sono due cose diverse. Probabilmente non c’era cattiveria, ma a volte la superficialità può fare ancora più male.
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