La vittoria a Roma candida Zverev come uno dei principali protagonisti a Parigi, anche se manca ancora qualcosa al tedesco
Ogni esistenza ha i suoi momenti da ricordare e altri da dimenticare. Quella di Alexander Zverev non fa eccezione e così come la giornata di ieri è da imprimere in memoria e mettere in bacheca, quella dell’ 8 giugno di due anni fa sarebbe tutta da riavvolgere e dare il nastro alle fiamme. Purtroppo c’è stata, e quello spostamento fatale su di un dritto laterale in atto sull’enorme Chatrier è quanto di più indelebile rimarrà di una semifinale parigina in via di definizione tra lui e il solito Nadal. Una disgraziata movenza costata al tedesco di origine russa, tre legamenti della caviglia destra e un match che poteva essere la consacrazione di una stupenda carriera prima di assumere i tratti di qualcosa da avviare a repentino oblio. Era uscito dal campo coccolato da una sedia a rotelle per rientrarvi, sette mesi dopo, con gambe proprie pronte a tutto. Impietosi logaritmi l’avevano accolto col solido cinismo imponendogli una lenta e faticosa risalita spesa tra risultati prima bassi poi via via sempre più alti. Fino alla fresca vittoria capitolina che riapre al biondo marcantonio l’uscio tra i primi 5 del mondo con delega a coltivare sopiti appetiti da numero uno. Aspirazioni sacrosante, che tuttavia, per prendere corpo dovrebbero sciogliere nodi giunti al pettine già in epoca pre infortunio e che attengono a un gioco da fondo troppo incline al puro contenimento, lontano da quello super propositivo di ultima generazione. Tanto di cappello a un servizio di ottima fattura ma insufficiente per ambire a grandi traguardi che lui si propone. Per aumentare i margini il bel Sascha deve accorciare la distanza tra lui e il punto di rimbalzo portando gli impatti ad altezza spalle così da aumentare profondità, potenza e possibilità angolari utili al controtempo.
Ieri Nicolas Jarry ha ben figurato dando il meglio di sé, ma con un Alcaraz o un Sinner oltre la rete oggi forse scriveremmo un’altra storia. Ma con i ‘se ‘ non si va da nessuna parte per cui rendiamo merito al ritrovato campione sperando che Alexander senior la veda allo stesso modo o che ci smentisca con una prossima vittoria a Parigi.