Nei tornei futures si vive un paradosso: gli arbitri incassano più dei giocatori, i cui guadagni spesso non bastano per andare avanti. C’è chi prende di più facendo il maestro.
Giocando a Vero Beach, Kriegler Brink ha guadagnato 47 dollari l'ora
Di Riccardo Bisti – 11 maggio 2012
Grand Slam, Masters 1000, Us Open Series…sigle note, familiari per chi segue il tennis. Ma non sono le uniche. Ci sono anche eventi meno importanti e (soprattutto) più poveri. Tra questi c’è lo USTA Pro Circuit, 88 eventi patrocinati dalla federazione americana, spalmati tra challenger e futures. E’ il circuito più grande di tutti e mette in palio circa 3 milioni di dollari. La scorsa settimana si è giocato a Vero Beach, Florida, pittoresca località balneare sull’Oceano Atlantico. E’ uno dei futures più longevi e apprezzati del circuito. E pazienza se lo sponsor non si chiama BNP Paribas, ma “SorensenRealEstate.com”. Il torneo, giunto alla 19esima edizione, è stato vinto dall’australiano John-Patrick Smith. In finale ha sconfitto il brasiliano Pedro Zerbini con il punteggio di 6-2 6-0 davanti a 300 spettatori, roba da far invidia ad alcuni primi turni di un Masters 1000. E pensare che l’ingresso era addirittura a pagamento, con costi che oscillavano tra i 10 e i 20 dollari. L’argomento principe, tanto per cambiare, sono i soldi. Vincendo il torneo, Smith si è portato a casa 1.300 dollari (lordi), arrotondati dal successo in doppio in cui ha intascato 630 dollari da spartirsi con il partner, l’americano Benjamin Rogers. Zerbini si è preso un assegno di 900 dollari, frutto di quattro vittorie nel main draw precedute dalle qualificazioni. Già, perché il suo ranking di numero 773 ATP (33esimo giocatore brasiliano) non gli consentiva di entrare in tabellone. Otto match in nove giorni, poco più di 100 dollari a partita.
Ha fatto scalpore, tra i guardoni di Vero Beach, la corsa del giovane sudafricano Kriegler Brink. Fa il maestro al “The Moorings Club” e l’anno scorso aveva raggiunto le semifinali dopo un anno e mezzo di inattività. Quest’anno, dopo altri 12 mesi senza tornei, ha raggiunto il secondo turno (perdendo proprio da Zerbini) e fatto semifinale in doppio insieme all’”idolo” locale Robert Kowalczyk, ex della California University. Giungendo al secondo round, Brink si è assicurato 200 dollari. Se avesse battuto Zerbini, il suo prize money sarebbe salito a 290 dollari. Eppure, vedendoli giocare con rabbia e ferocia, si sarebbe potuto pensare a chissà quanti soldi. Ogni punto perso era accompagnato da lanci di racchette o parolacce in portoghese o in un curioso slang sudafricano. A un certo punto, i due sono quasi venuti alle mani per una palla contestata. Tutto questo per 90 dollari in più. Giungendo in semifinale di doppio, Brink e Kowalczyk hanno intascato 260 dollari, 130 a testa. Facendo un rapido calcolo, tra singolo e doppio, Brink ha portato a casa 47 dollari per ogni ora passata sul campo da tennis. Quando insegna al The Moorings Club, la sua tariffa è di 65 dollari all’ora.
In tabellone c’era anche il giovane americano Tennys Sandgren. Con un nome così, è normale che abbia gli occhi puntati addosso. E’ giunto in semifinale, dove ha perso 6-2 7-5 contro il futuro vincitore. Sandgren è un prodotto dell’Università del Tennessee (a proposito di…assonanze), e l’anno scorso ha scelto la via del professionismo dopo aver vinto qualche torneo future in Illinois. Numero 404 ATP, ha intascato 480 dollari. Ha giocato anche Bjorn Fratangelo, primo americano ad aver vinto il Roland Garros Junior dai tempi di John McEnroe. Papà Mario è uno dei tanti italiani che ha fatto fortuna negli States. Partito da Campobasso, è finito a Pittsburgh ma non ha perso la passione per il tennis. Tanto che ha pensato bene di chiamare il figlio come Borg. Attualmente Fratangelo è numero 753 ATP e a Vero Beach ha perso subito contro il canadese Phil Bester. Una sconfitta che gli ha fruttato il minimo sindacale: 117,50 dollari. Non sono molti i tornei futures a garantire l’ospitalità per i giocatori. Vero Beach non fa parte della lista, e allora i giocatori hanno due possibilità: andare negli hotel locali (proposti a circa 125$ a notte), oppure usufruire del servizio di “free housing”: alloggio gratuito presso le famiglie del posto. Il pranzo è a carico dell’organizzazione, tutto il resto è a pagamento. Facile intuire che il momento più difficile non è la stretta di mano dopo aver perso, ma la conta di fine settimana. “O vai in finale oppure vai in passivo. E’ matematico” ci raccontava Davide Della Tommasina, ex promessa azzurra ancora invischiata nel mondo dei tornei futures.
Ciò che colpisce, in questi tornei, è la differenza di guadagno tra giocatori e arbitri. Per un torneo di questo tipo, ci sono 3-5 arbitri. Mike Rahaley, direttore del torneo, non si nasconde e spara le cifre: il torneo deve versare 4.500 dollari agli ufficiali di gara e deve provvedere a vitto e alloggio, quantificabile in circa 3.000 dollari per tutta la settimana. In altre parole, gli ufficiali di gara portano a casa 1.000 dollari a settimana ed hanno tutto pagato. La settimana di lavoro degli arbitri, insomma, è più redditizia che per i giocatori, eccezion fatta per il vincitore. Recentemente Wimbledon ha aumentato del 10% il prize money totale, destinando buona parte degli aumenti a chi perderà nei primi turni. Gli sconfitti al primo turno prenderanno circa 23.400 dollari (con un incremento del 26%), chi vincerà una partita arriverà a 37.000 dollari. Chi arriverà agli ottavi di finale godrà di un incremento del 13%, portando a casa 121.000 dollari. Philip Brook, nuovo chairman dell’All England Club, ha dichiarato: “Wimbledon continua ad avere successo e siamo lieti di condividere tutto questo con i giocatori. Allo stesso tempo, ci fa piacere dare una mano alla necessità di far fronte ai costi sempre maggiori del tennis professionistico”. Qualcuno dovrebbe spiegarlo anche a chi organizza i tornei futures.
Post correlati
Ascolti tv: fra tennis e calcio c’è partita
Gli ultimi match di cartello di Serie A trasmessi in chiaro hanno registrato ascolti che tratteggiano una realtà, se...