Alcuni top-players hanno detto la loro sugli aspetti regolamentari. Gli argomenti più dibattuti sono i medical timeouts e il tempo tra un punto e l'altro. Ma davvero cambierà qualcosa?

Di Riccardo Bisti – 28 dicembre 2014

 

Come ci ha rivelato Sergiy Stakhovsky nella nostra intervista, il dibattito su cosa cambiare (o non cambiare) nel tennis è molto acceso all'interno del player council. Capita che certi giocatori, soprattutto i più famosi, non si espongano granchè in pubblico. Ma attorno a un tavolo, circondati da colleghi, dicono quello che pensano. Anche la WTA ha un consiglio analogo. La grande difficoltà, tuttavia, sta nel mettere tutti d'accordo. C'è un solo punto su cui i giocatori concordano: innalzamento generalizzato dei montepremi, dagli Slam ai Futures. La loro voce non è rimasta inascoltata: hanno raggiunto buoni risultati, e l'argomento è stato tra le discussioni top nel periodo di offseason. Ma se entriamo in questioni più tecniche, regolamentari, è complicato trovare soluzioni che vadano bene a tutti. Per questo è interessante ascoltare il parere di alcuni giocatori (e giocatrici) top, il cui parere è stato raccolto in varie conferenze stampa nel corso dell'anno, in sedi e tempi diversi. Ne esce un quadro complicato, nel senso che è difficile anche solo due pareri davvero convergenti. La domanda, unica, era: “Se tu fossi un dirigente e fossi chiamato a modificare una regola o aggiungerne una, che cosa sceglieresti?”

 

ROGER FEDERER

“Penso che il tennis vada più o meno bene così. Certo, si va avanti e bisogna adattarsi ai desideri del pubblico, ma bisogna rimanere fedeli alla storia e alla struttura del tennis. Con la formula attuale, gli stadi sono pieni in tutto il mondo. Si può sempre migliorare, ma mi sembra che oggi il tennis sia in buona salute. Quindi non cambierei molto”.

 

MARIA SHARAPOVA

“Cambierei la regola sui medical timeouts. Penso che tutti dovrebbero vedere chi li usa e chi no. Bisognerebbe taassarli, magari 2.500 dollari o qualcosa del genere. Sarebbe divertente. Attualmente ci sono quelli brevi, quelli lunghi, quelli in cui la valutazione del problema è più lunga dell'intervento. Bisogna essere bravi a restare concentrati, non restare seduti per tutto il tempo, muoversi un po', scuotersi, magari provare qualche servizio. Personalmente non ho mai avuto problemi a causa dei medical timeouts delle avversarie, ho sempre ripreso bene. Non ricordo momenti in cui mi ha creato problemi. Non mi sono mai sentita una vittima in questo senso”.

 

ANA IVANOVIC

“Credo che alcuni giocatori si prendano troppo tempo tra un punto e l'altro, mentre ce ne siano altri che corrono troppo. Credo che ci voglia un po' di equilibrio, anche se ammetto che sarebbe difficile: ognuno ha il suo ritmo. Ma effettivamente alcuni giocatori perdono troppo tempo. La proposta della Sharapova sui medical timeouts? Mi sembra di difficile applicazione, ma credo che molti giocatori sarebbero ben disposti a pagare quando si tratta di salute. Un po' diversa la storia delle pause per andare al bagno. E' tutta un'altra faccenda. Ma credo che i timeout medici siano richiesti solo quando c'è davvero bisogno”.

 

JOHN ISNER

“Metterei il tie-break nel quinto set in tutti gli Slam. Mi piace molto che venga utilizzato allo Us Open. Che altro dire…sarebbe meglio così”.

 

SAMANTHA STOSUR

“Penso che la nuova regola dei 20 secondi tra un punto e l'altro debba essere utilizzata in modo equo e uguale per tutti. Gli arbitri dovrebbero osservare con più attenzione ogni singola circostanza. Negli ultimi Slam ho subito qualche richiamo, mentre in tutta la carriera non avevo mai avuto problemi. Mi hanno anche detto di sbrigarmi mentre la mia avversaria era ancora di spalle…"