Ripercorriamo le 10 sconfitte più dure, clamorose e brucianti che hanno segnato la carriera di chi le ha vinte ma – soprattutto – di chi le ha perse. Perché il tennis è gioia ma anche dolore.
Il "choke" di Guillermo Coria contro Gaston Gaudio
Di Riccardo Bisti – 12 aprile 2012
Lo sport è crudele. Si ricordano i vincitori, ma è difficile che resti nella memoria lo sconfitto. Vinci due partite e sei un eroe, ne perdi altrettante e la gente si dimentica di te. Funziona così anche nel tennis. Per un campione che alza la coppa c’è sempre uno sconfitto che piange. Magari lo fa davanti a tutti, o magari in privato. La sostanza non cambia. Riprendendo uno spunto di The Tennis Space, riprendiamo 10 delle sconfitte più “eroiche” degli ultimi 30 anni, quelle che in qualche modo hanno segnato la carriera di chi le ha perse. Novotna, Henman, Coria, Martin…giocatori il cui ricordo potrebbe essere diverso se avessero vinto una dannata partita in più. Ma insieme a loro ce ne sono altri, il cui palmares resta eccezionale ma comprende una macchia indelebile: la terra rossa di Becker, la Davis di Federer, il Roland Garros di McEnroe…e altro ancora. E infine, aggiunte da noi, le due sconfitte più brucianti del tennis italiano. Perché Flavia Pennetta e Andrea Gaudenzi ci stanno ancora pensando, a quelle due maledette partite. Buona lettura.
Steffi Graf b. Jana Novotna 7-6 1-6 6-4 – Finale Wimbledon 1993
Il suicidio perfetto della ceca. Con il suo elegante serve and volley, la Novotna stava spazzando via la Graf. Avanti 4-1 e servizio al terzo set, sul 40-30 ha tirato una seconda di servizio fuori di metri. A quel punto il fragile castello di Jana è crollato. Errori su errori hanno consentito alla Graf di vincere cinque giochi di fila e aggiudicarsi l’ennesimo Wimbledon. Durante la premiazione, la Novotna è scoppiata a piangere sulla spalla della Duchessa di Kent. Cinque anni dopo avrebbe lavato via l’onta e le lacrime trionfando nel torneo dei suoi sogni.
Gaston Gaudio b. Guillermo Coria 0-6 3-6 6-4 6-1 8-6 – Finale Roland Garros 2004
Folle finale parigina con in campo due argentini. Coria era più forte, dominò i primi due set ma poi venne colto dai crampi che consentirono a Gaudio di tornare in partita. Coria ritrovò le forze nel quinto set, ebbe un matchpoint, ma finì col soccombere 8-6. “A un certo punto mi sono sentito completamente senza energie, non sapevo come controllarmi” ammise Coria tra le lacrime. I due giocarono ancora un anno ad alto livello, poi crollarono. Clamoroso il caso di Coria, che iniziò a commettere un doppio fallo dopo l’altro prima di ritirarsi perché, semplicemente, non ce la faceva più. Tutto cominciò in quell’incredibile pomeriggio al Roland Garros.
Ivan Lendl b. John McEnroe 3-6 2-6 6-4 7-5 7-5 – Finale Roland Garros 1984
Un classico. La partita che ha cambiato la carriera di Lendl e – forse – anche quella di McEnroe. Per un paio di set, l’americano ha giocato il miglior tennis di sempre sulla terra battuta. Mac aveva bisogno di qualcosa per andare via di testa. Lo trovò in un cameraman, che faceva troppo rumore con le sue cuffie. Sull’1-1 al terzo, McEnroe gliene disse di tutti i colori e la magia finì. Il match divenne bagarre, a Lendl trionfò in cinque set mettendo fine a una striscia negativa nelle finali Slam. Fu una delle tre sconfitte di McEnroe nel 1984. Il Roland Garros, per lui, sarebbe sempre rimasto un tabù.
Goran Ivanisevic b. Tim Henman 7-5 6-7 0-6 7-6 6-3 – Semifinale Wimbledon 2001
Tutti ricordano la grande impresa di Ivanisevic, ma fu anche la grande occasione persa da Tim Henman. Dopo aver perso il primo, “Timbledon” giocò il suo miglior tennis tanto da vincere 6-0 il terzo set. Quando il match sembrava ormai indirizzato, Giove Pluvio si scatenò su Londra. La magia di Henman finì e prese il via la favola di Ivanisevic. “Era destino. Dio voleva che io vincessi questa partita, allora ha fatto arrivare la pioggia” disse Goran, che poi avrebbe battuto Rafter in finale. Il britannico, ancora una volta, rimase a bocca asciutta.
Thomas Muster b. Boris Becker 4-6 5-7 6-1 7-6 6-0 – Finale Monte Carlo 1995
Sembrava la volta buona che Boris Becker potesse vincere un torneo su terra battuta. E che torneo! Avanti due set a zero contro un Thomas Muster uscito praticamente in barella dalla semifinale contro Gaudenzi, il tedesco sciupò due matchpoint nel tie-break del quarto set, tirando una folle seconda palla a 196 km/h. Muster dominò il quinto, scatenando la rabbia di Becker che lo accusò velatamente di doping. “Ieri non stava in piedi e oggi correva come un matto. E’ un miracolo o c’è stata una pozione magica. Ma io non credo ai miracoli…”: Muster si sottopose volontariamente al test antidoping (negativo), e Becker sarebbe rimasto all’asciutto. E non avrebbe mai vinto un torneo sul rosso.
Mary Joe Fernandez b. Gabriela Sabatini 1-6 7-5 10-8 – Quarti Roland Garros 1993
Gaby aveva un piede e mezzo in semifinale. Avanti 6-1 5-1, è improvvisamente entrata in crisi e ha preso a commettere un doppio fallo dopo l’altro. Ha bruciato cinque matchpoint e ha finito col perdere 10-8 al terzo. Due anni prima, aveva perso la finale di Wimbledon contro la Graf dopo aver servito per il match. Se l’argentina avesse avuto un altro carattere, avrebbe vinto molto di più.
Lleyton Hewitt b. Roger Federer 5-7 2-6 7-6 7-5 6-1 – Semifinale Coppa Davis 2003
Federer mostrò la sua superiorità su Hewitt per due set e mezzo, poi il controbreak dell’australiano nel terzo set rovesciò l’inerzia. Dopo aver perso il tie-break, Federer si concesse un lungo medical time-out, continuò a lottare ma finì col cedere duramente al quinto. La vittoria spedì l’Australia in finale, poi vinta contro la Spagna. E’ l’ultima insalatiera vinta dai canguri. Uno spiritato Hewitt disse che quella vittoria fu più esaltante dei due successi individuali a Wimbledon e allo Us Open.
MaliVai Washington b. Todd Martin 5-7 6-4 6-7 6-3 10-8 – Semifinale Wimbledon 1996
Con Sampras eliminato da Krajicek, Wimbledon 1996 si aprì agli outsider. La semifinale tutta americana tra Martin e Washington fu più combattuta del previsto, ma nel quinto set la maggiore qualità di Martin era venuta fuori fino al 5-1. A quel punto, Todd si è “impappinato” e ha consentito a Washington di rimontare fino al 10-8 finale. Martin avrebbe certamente offerto una finale migliore, ma quando ricorda il suo harakiri, dice: “L’unico modo per non pensarci è riflettere su cosa sarebbe successo se avessi alzato la coppa”.
Serena Williams b. Kim Clijsters 4-6 6-3 7-5 – Semifinale Australian Open 2003
Avanti 5-1 nel terzo set, con due matchpoint a favore, una giovane Clijsters si fece rimontare dalla Williams nel bel mezzo del “Serena Slam” a cavallo tra il 2002 e il 2003. Una rimonta clamorosa. Dopo la sconfitta, la Clijsters mostrò un aplomb invidiabile. “Non sono delusa, perché se Serena gioca il suo miglior tennis è molto difficile da battere. E a fine partita l'ha trovato”.
Marcos Baghdatis b. David Nalbandian 3-6 5-7 6-3 6-3 6-4 – Semifinale Australian Open 2006
Nalbandian aveva appena battuto Federer nella finale del Masters e aveva una gran voglia di ripetersi in Australia. Ma non aveva fatto i conti con un Baghdatis in stato di grazia, che dopo aver perso i primi due set trovò la strada per rimettere in sesto la partita. Sostenuto dal suo crocchio di tifosi, Baghdatis si trovò sotto 2-4 nel quinto set ma vinse gli ultimi quattro giochi contro un furente Nalbandian, cui non giovò nemmeno un improvviso acquazzone sul 5-4.
CASA ITALIA
Angelique Kerber b. Flavia Pennetta 6-4 4-6 6-3 – Quarti Us Open 2011
Resterà il grande rimpianto nella carriera di Flavia. Vincendo quel match, avrebbe trovato Samantha Stosur in semifinale, con cui era avanti 4-0 nei precedenti. Trovare la Kerber nei quarti di uno Slam è come vincere alla lotteria. La pioggia fece giocare il match sul campo 17. Nervi, tensione alle stelle. Ma Flavia l’aveva saputa contenere fino al 3-1 per lei al terzo. Poi, inesorabile, il black out. Lei l’ha presa bene, ma col tempo si renderà conto che certi treni non passano più.
Magnus Norman b. Andrea Gaudenzi 6-7 7-6 4-6 6-3 6-6 rit. – Finale Coppa Davis 1998
“Clac”. E’ il rumore che Andrea Gaudenzi ha chiaramente sentito dopo aver tirato il servizio vincente che lo portò 6-5 al quinto nel match inaugurale della finale di Milano. Il faentino giocò una partita tutta cuore, sempre in ricorsa, con un coraggio monumentale. Sotto 4-0 al quinto, trovò la forza di rimontare e l’inerzia era ormai dalla sua parte. Ma la spalla si sfilacciò sul più bello, rovinandogli la carriera e cancellando i sogni di gloria dell’Italdavis. Provò a restare in campo, giocando con la spalla rotta, ma era tutto finito con quel maledetto “Clac”.
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