Il nome di Andreas compare in prima pagina della Gazzetta, ma dagli elementi probatori non emerge nulla e chiede immediata rettifica con un'intervista. Ma tutto il resto è triste e doloroso: la ricostruzione.
Di Riccardo Bisti – 16 ottobre 2014
Un mare di fango. Ma fango vero, anche se è irrispettoso verso quelli che, nelle zone alluvionate, l’hanno dovuto annusare per davvero. Il terremoto delle scommesse si è abbattuto sul tennis e lo ha fatto con una violenza inaudita, da conquistare le prime pagine dei giornali. L’inchiesta della Procura di Cremona, la stessa che tre anni fa mise in ginocchio il calcio italiano, scopre che il tennis è terreno fertile per combine, truffe, imbrogli…ma prima di raccontare (e mettere ordine) in quel che hanno scritto diversi organi di stampa, c’è un punto da chiarire. Nella prima pagina de “La Gazzetta dello Sport”, sotto al titolo, si scrive. “Nelle chat su Skype e negli sms le conversazioni di Bracciali. E’ Goretti, attuale DS del Perugia, uno dei registi. Si parla di Starace, Volandri e Seppi”.
Un attimo. Seppi? Leggendo gli articoli, sia su Gazzetta che negli altri quotidiani, il nome di Seppi non compare mai in relazione a qualsiasi tipo di accusa, o anche soltanto sospetto. A un certo punto, in una conversazione dell’ottobre 2007, Manlio Bruni (l’ex commercialista di Beppe Signori) dice al suo interlocutore che Bracciali “Vuole provare lui e Seppi” (“lui” è Simone Bolelli), ovvero tentare di inserirli in un presunto giro di partite truccate. Sul Corriere dello Sport si legge una conversazione di dicembre in cui si dice, a proposito di tennisti in odore di squalifica: “Seppi? No.” Sarà stato un disguido del titolista, ma la verità è che Andreas – con certe vicende – non c’entra nulla. E vedere il suo nome sulla prima pagina della Gazzetta dello Sport lo ha profondamente amareggiato. Da Mosca, dove ha raggiunto i quarti nel torneo ATP, ha concesso un’intervista a Vincenzo Martucci (in edicola oggi) dove ha spiegato la sua posizione, ribadita anche a noi. In due parole: “Sono totalmente estraneo a fatti di questo genere e nessuno è mai venuto a chiedermi nulla. Se succedesse, mi rivolgerei immediatamente alla Tennis Integrity Unit, come da regolamento. Ho sempre avuto un comportamento molto corretto e onesto e vedere il mio nome in prima pagina della Gazzetta associato a questa situazione l'ho trovato francamente scandaloso. Per questo ho chiesto immediata rettifica con un'intervista: sarei pronto a difendermi in tutte le sedi”. Un esempio di comportamento impeccabile come l’altoatesino avrebbe certamente meritato maggiore attenzione nella gestione del suo nome (e quindi della sua reputazione). Per questo era fondamentale chiarire questo aspetto.
BRACCIO78: "DI SOLITO CI OFFRONO 50"
Il resto della vicenda, francamente, è sconcertante. “Il calcio è rischioso, il tennis regala soldi a tutti” diceva a Bruni Roberto Goretti, ex calciatore e attuale DS del Perugia. Ed è proprio lui a mettere in contatto, nel luglio 2007, Bruni con “Braccio78”, facilmente identificabile in Daniele Bracciali. E la posizione dell’aretino – che attualmente non figura tra gli indagati, è opportuno ricordarlo – sembra la più compromessa. Nella conversazione, riportata a stralci da vari organi d’informazione, Bruni prova a istruirlo sul modo migliore per combinare il match contro Scoville Jenkins al primo turno di Newport. Gli chiede di vincere il primo set, magari di prendere un break di vantaggio nel secondo…in casi come questi, il tennista in svantaggio ha una quota altissima. E una giocata del genere, con esito positivo, può fruttare guadagni da capogiro. Per questo Bruni insiste, non si oppone quando gli viene detto che “di solito ci offrono 50”. E non ci vuole chissà quale fantasia per capire che si tratta di 50.000 euro. Bracciali tentenna, spiega che è difficile, non conosce l’avversario. “Meglio che io lo conosca, così ci parlo prima” e chiude dicendo che al 90% è no. Se avesse cambiato idea, avrebbe mandato un sms con scritto “Viva il Re”. Un linguaggio in codice dopo essere stato esplicito su Skype, perchè quel tipo di conversazione era ritenuta più “sicura”. L’azzurro avrebbe poi perso 6-2 6-1.
UN QUADRO DESOLANTE
Il caso di Bracciali-Jenkins fa rumore perchè emerge in misura più esplicita. Tuttavia, il fenomeno non è affatto circoscritto. Nella stessa conversazione, parlando dei modi per truccare una partita, l’aretino scrive “Oggi Volandri ha fatto di sicuro così” alludendo a un match contro il povero Federico Luzzi. Ma il tennis aveva scatenato le fantasie di Manlio Bruni, che si era messo in contatto con Tomas Nydahl, ex discreto giocatore svedese da lui definito “Maestro”. Bruni si lamentava delle poche combine nel calcio, ottenendo rassicurazioni dallo stesso Nydahl. Emerge il quadro di un tentativo di mettere in piedi un’organizzazione. In una conversazione del 6 dicembre 2007 con Enrico Sganzerla, Bruni dice: “Abbiamo acquistato Potito”. Poi la conversazione va avanti: “Bolelli è difficile, Pistolesi non vuole”, anche se due mesi prima aveva detto, come riportato da Gazzetta, riferendosi a Bolelli: “L’ho sentito: è gasatissimo”. Si parlava di “Mara, mezza rotta” (allusione a Mara Santangelo?) e di telefoni e schede telefoniche da dare a chi preferiva non usare Skype. Da parte sua, lo Sganzerla dice: “Alla fine l’unico che si salva sarà Volo che è stato il peggiore”. Allusione a Filippo Volandri? In effetti, a differenza di altri cinque italiani squalificati per scommesse più o meno veniali, il livornese non ha mai avuto sanzioni.
LE VECCHIE SQUALIFICHE
In quel periodo, “scottato” dal caso Davydenko-Vassallo Arguello, il tennis aveva preso di petto il fenomeno delle scommesse illecite e scovò alcune giocate effettuate dai tennisti italiani, alcune sugli stessi match che li vedevano protagonisti. Le squalifiche furono le seguenti:
Alessio Di Mauro: 7 mesi e 25.000 dollari (dopo aver rischiato 3 anni e 100.000 dollari)
Potito Starace: 6 settimane e 30.000 dollari
Daniele Bracciali: 3 mesi e 20.000 dollari
Giorgio Galimberti: 100 giorni e 35.000 dollari
Federico Luzzi: 200 giorni e 50.000 dollari
LA FINALE DI CASABLANCA
Pene tutto sommato lievi, perchè lievi erano le evidenze riscontrate. All’epoca si disse che gli italiani erano stati solo ingenui perchè giocavano con le loro carte di credito, paradossalmente una prova della loro buona fede. In una conversazione del novembre 2007, Bracciali dice a Bruni: “Visto Di Mauro? Ora tocca a noi. Mi rompono le palle per 370 euro, avevo un account su Interwetten, ma non gioco mezzo euro da due anni e nove mesi. Galimberti è nella merda. Ha giocato molto e forse anche su suoi match. Volandri…troppi match sospetti”. Su di Mauro, scrisse che la sua situazione era “40 volte peggiore”. Le sanzioni le abbiamo appena riportate. La situazione di Bracciali, francamente, non sembra facile. Si parla spesso di Starace, il cui nome compare in una conversazione (di Whatsapp secondo il Corriere dello Sport, di Skype secondo la Gazzetta) tra lo scommettitore-allibratore Massimo Erodiani e un certo “Corradino”. Poco prima della finale di Casablanca, contro Pablo Andujar (con cui Starace aveva vinto cinque volte su cinque), si dice: “Starace ha fatto un assegno di garanzia?”. E “corradino”, convinto, dice: “Si. Ho visto i due assegni loro (loro chi? ndr). Mi hanno detto muovi il max (scommetti la cifra massima, ndr) perchè è fatta, vince Ansimar (poi si corregge e dice Andujar, ndr). Ieri l’hanno fatto con Montanes, hanno vinto 1,5 milioni di euro, sul live altrettanti”.
FIT: "NOI PARTE LESA"
Questi sono i fatti, o meglio le intercettazioni emerse dall’incidente probatorio effettuato sugli oltre 200 apparecchi (PC, tablet, smartphone) sequestrati nel corso dell’inchiesta. L’incidente è stato concesso dal GIP, ha valore di prova e non è ripetibile. Adesso il Procuratore Roberto De Martino ha davanti a sè un lavoro immane per andare a fondo e muoversi correttamente su un sentiero che sembra un pozzo senza fine. Di certo, comunque vada, è un colpo durissimo per l’immagine del tennis italiano. La FIT ne è consapevole: il Presidente Angelo Binaghi ha convocato d’urgenza il Consiglio di Presidenza e la Procura Federale, di concerto con quella del CONI, ha chiesto gli atti alla Procura di Cremona. "Se l'inchiesta dovesse confermare quanto sembra trasparire dalle intercettazioni pubblicate dai giornali – ha detto Binaghi – si tratterebbe di illeciti da considerare gravissimi e intollerabili anche se, a differenza del calcio, commessi nell’ambito di eventi internazionali, dunque non organizzati né gestiti da noi. Visto il danno d'immagine arrecato al tennis italiano, la FIT si dichiara fin d’ora parte lesa dagli eventuali reati commessi sia da propri tesserati sia da terze persone”. La vicenda ha già varcato i confini, “meritandosi” addirittura un “lancio” di AP (Associated Press), una delle più importanti agenzie di stampa al mondo. Si trova anche un virgolettato di De Martino, che dice “Non posso escludere il coinvolgimento di tennisti non italiani, ma per ora non posso dire di più”. AP ricorda i giocatori squalificati a vita per scommesse: Daniel Koellerer, Andrey Kumantsov e David Savic, dimenticando Sergei Krotiouk, il meno noto. Su David Savic, avevamo pubblicato un’inchiesta di Federico Ferrero che faceva intuire – sulla base della sentenza del TAS – il coinvolgimento di nomi piuttosto importanti in partite combinate. Ma questa vicenda tutta italiana è molto triste, oltre che deludente. In attesa dello svolgimento di un’inchiesta, non resta che registrare la spiacevole sensazione di essere soltanto all’inizio.
QUEL MANCATO GUADAGNO CON DJOKOVIC
Tra le note pubblicate dai vari giornali, è passata in secondo piano una postilla su un mancato guadagno di Bruni su un match di Novak Djokovic. Era il novembre 2007 e il serbo perse da Fabrice Santoro a Parigi Bercy. Secondo il racconto di Bruni, prima del match, il coach di Mario Ancic (all'epoca era lo svedese Fredrik Rosengren) chiese a Jelena Ristic (fidanzata e attuale moglie di Djokovic) se fossero andati a cena dopo il match. Lei gli rispose di no, che c’era già un volo prenotato perchè Novak voleva raggiungere Shanghai (sede del Masters) con 10 giorni d’anticipo. A quel punto, venne cercato il loro uomo (Nydahl?) ma un problema di comunicazione impedì la “crema”, come le chiamavano loro. “La si sarebbe potuta prendere al 9%” ha detto Bruni. Traduzione: con la vittoria di Djokovic quotata a 1.09, si sarebbero potuti intascare molti soldi con il successo del francese (che effettivamente vinse 6-3 6-2).
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