dall'inviato a New York Max Grassi
In una New York in festa per il Labor Day, ma tappezzata, fin dal primo mattino, di minacciose nuvole grigie, è andata in scena la sfida tra la giocatrice più giovane (20 anni) e la più vecchia rimaste in tabellone (31). E chi pensava, come il sottoscritto, che alla lunga l’esperienza in un match così importante e in uno stadio così imponente, avrebbe fatto la differenza si è dovuto purtroppo ricredere.
Anastasia Pavlyuchenkova, l’imponente ragazzona russa (è alta 1.80 per 72 kg.) ha battuto dopo 2 ore e 41 minuti di lotta la nostra Francesca Schiavone con lo score di 5-7 6-3 6-4. E’ stato un match bello solo a tratti, condizionato certamente dal vento che all’interno dell’Arhur Ashe Stadium ha creato fastidiosi vortici.
Un primo set vinto (7-5) lottando, con Francesca che riesce a brekkare la russa 4 volte e a portare a casa il parziale in 54 minuti dopo che nell’ultimo game di servizio la russa si era esibita in due volée orribili e un doppio fallo.
Poi, nel secondo parziale (4-6), la Pavlyuchenkova alza il livello del suo gioco mentre la nostra numero 1 non riesce a dare continuità ai suoi colpi e cede abbastanza nettamente.
Nel set decisivo la Pavlyuchenkova, vincitrice qui a New York del titolo junior nel 2006, toglie ancora una volta il servizio a Francesca (saranno addirittura 16 i break alla fine del match) nel 2° gioco ma l’azzurra recupera subito (2-2). Dopo cinque giochi che seguono la regola dei servizi, arrivano due palle-break che sono altrettanti match-point per la Pavlyuchenkova che non li concretizza. Con un doppio fallo però Francesca offre ancora alla russa la possibilità di chiudere il match. Possibilità che questa volta, con un micidiale diritto lungolinea, non viene sprecata. Ma la sensazione è che, senza quel doppio errore al servizio, probabilmente avremmo potuto raccontare l’ennesimo successo al cardiopalma della nostra “Schiavo”.
“Oggi – ha detto la Schiavone dopo il match – lei è stata consistente e ha fatto il suo, io ho giocato pochi punti bene. Ho giocato due punti su otto e, se vuoi restare a livello delle prime dieci, questo non basta. Per vincere un grande Slam ci vuole molto di più. Quello che mi fa arrabbiare è che questo molto di più io ce l’ho ma in questo momento non riesco ad esprimerlo. Oggi comunque ho giocato proprio male e nonostante tutto è finita 6-4 al terzo. Non posso proprio dire di aver dato tutto, se sbaglio in questa maniera me la sono mangiata la partita e vado a casa. E’ giusto così”.
"E’ un peccato – conclude Francesca – perché le possibilità le ho. Anche giocando male come oggi. Dovrei imparare ad essere più cinica. E invece vado a casa e mi dispiace perché giocare i grandi Slam mi esalta. Oggi ho buttato via una grande occasione”.
Sfuma dunque la chance di avere, per la prima volta nella storia del tennis azzurro in gonnella, due giocatrici contemporaneamente nei quarti di finale di un torneo dello Slam (in campo maschile invece è già accaduto una volta quando nel 1960 al Roland Garros Nicola Pietrangeli vinse il suo secondo titolo mentre Orlando Sirola si fermò in semifinale).
In questi Us Open resta in corsa solo Flavia. Domani scenderà in campo contro la 23enne mancina tedesca Angelique Kerber (n. 92 Wta) con la quale la Pennetta ha vinto facilmente l'unico precedente giocato quest'anno a Bastad sulla terra rossa. C’è da registrare che oggi, durante il doppio giocato (e perso) in coppia con l’argentina Dulko contro le azzurre Errani/Vinci, Flavia è stata costretta a ricorrere all’intervento del medico e a farsi fasciare abbondantemente una coscia. Speriamo non abbia compromesso un match che potrebbe regalare alla 29enne brindisina la prima semifinale Slam in carriera.
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