Francesca sfodera una prestazione d'altri tempi e schianta Eugenie Bouchard in due set. E' sembrato di tornare indietro di qualche anno. Un gioiello che, francamente, non si aspettava nessuno.

Di Alessandro Mastroluca – 12 maggio 2014

 
Il 17 può anche far sorridere. Francesca Schiavone, che non è scaramantica, squaderna una prestazione vintage alla 17ma presenza consecutiva a Roma, la 16ma nel main draw, contro la testa di serie numero 17, assegnata a Eugenie Bouchard dopo il forfait di Caroline Wozniacki. Era dall'anno scorso, quando a Marrakech ha vinto il suo sesto titolo alla 17esima finale (tre indizi fanno una prova) che Schiavone non illuminava il campo con una prestazione così. Era dall'anno scorso, dal successo su Marion Bartoli al Roland Garros, che non batteva una top-20. “Sentirmi un po' meglio è vita, è respiro” ha spiegato in conferenza stampa. “Per me è importante, voi seguite questo torneo come se fosse l’unico in tutto l’anno e capisco che siete interessati però ce ne sono 15, 18 da giocare”. Il 6-4 6-1 contro la Matricola del 2013, maturato grazie a 31 vincenti a fronte di 16 gratuiti, restituisce una Schiavone di nuovo radiosa che al secondo turno troverà Garbine Muguruza o la romana Nastassja Burnett, che l'anno scorso al Foro ha lasciato quattro game a Alize Cornet nella sua prima vittoria in un torneo Premier. Comunque vada, per l'azzurra tornata Leonessa, soprannome oggi più adatto che mai, sarà una prima volta. 
 
FRANCESCA SI DIVERTE
Arrivata al Foro con appena tre vittorie e nove sconfitte al primo turno su 12 tornei disputati nel 2014, Francesca frustra ogni tentativo della canadese, al debutto a Roma: alza, carica, attacca, spinge, non mette mai in campo una palla uguale all'altra. “Non l'ho messa nelle condizioni migliori per esprimersi – ha commentato Schiavone – volevo raggiungere il mio obiettivo: variare il gioco, e portare a casa la partita”. Il pubblico si esalta su un paio di turbo-rovesci lungolinea e per un magnifico dritto in corsa giocato con i piedi completamente fuori dal campo. Schiavone diverte e si diverte, non si spiegherebbero altrimenti le due volée stoppate che riesce a giocare dal centro con la palla che va a morire nell'angolo sinistro appena al di là della rete. Bouchard capisce subito che il suo esordio romano non sarà facile. Subisce il break al primo game e fatica tantissimo a leggere le traiettorie delle prime di Schiavone, soprattutto da sinistra. Si affida a un gioco monocorde che le permette solo di accorciare da 2-5 a 4-5 e di annullare un set point con una risposta aggressiva, una delle pochissime nella sua partita. “Non farla giocare da ferma – le dice Laura Golarsa al cambio campo – non rischiare troppo e varia di più al servizio”. Detto fatto, l'ultimo game del set è una perfetta epifania, una miniatura fedele della partitura che Francesca ha imposto al match. Il tredicesimo vincente, una volée uncinata su una palla altissima, le vale il secondo set point. Il quattordicesimo, un dritto lungolinea a campo aperto su un'altra gran prima esterna, chiude il 6-4 in 45'.
 
IL TEMPO SEMBRA ESSERSI FERMATO
Nel secondo, la partitura non cambia. "La 'Schiavo' di Roma iddio la creò", si potrebbe dire. In altre parole, così si gioca solo in paradiso. E a poco valgono i tentativi di incoraggiamento del coach di Bouchard, che le suggerisce di rimanere aggressiva, di lottare su ogni punto. Génie può solo guardare il genio che si mantiene al lavoro dall'altra parte della rete. Schiavone è sempre proattiva, con quella tendenza alla verticalità e alle pennellate negli angoli inusuali su cui ha costruito la carriera e si è presa un posto nella storia del tennis. I quattro quarti, al Foro e di nobiltà tennistica, un po' adombrati da un presente di dubbi, di qualche bel set e di troppe sconfitte onorevoli, rifulgono di nuovo in un pomeriggio in cui il tempo sembra essersi fermato. Francesca è in versione deluxe come a Parigi, manca solo il bacio alla terra rossa, e grazie al secondo doppio fallo di una scorata Bouchard completa il doppio break in avvio di secondo set, sul 3-0 “pesante”. Bouchard, comunque, non si abbandona alla sfiducia anche se “I'm going down” è l'unica colonna sonora che può accompagnare il suo match, mentre Schiavone ad ogni colpo, ad ogni scelta, non fa altro che trasmettere al pubblico e all'avversaria “I'm on fire”. È sulle ginocchia, Bouchard, dopo il secondo contropiede vincente di fila dell'azzurra che chiude al primo match point con un altro topspin di dritto, il colpo che più di tutti ha messo in crisi la giovane canadese.
 
EMOZIONI ROMANE
I salti di gioia e l'emozione nell'intervista a caldo di Tathiana Garbin fotografano bene la gioia di Francesca Schiavone, che torna a passare un turno a Roma dopo tre anni. “Non so cosa sia cambiato nel mio atteggiamento qui al Foro, forse ho un anno in più” – commenta sorridendo – Ho giocato un bel match, ero molto concentrata e sono riuscita a muovere bene la mia avversaria. Ho fatto dei bei punti e sono contenta. Ogni atleta sogna questo torneo, ogni volta che vengo qui e vedo il pubblico mi emoziono. Non so se riesco a farvelo arrivare a parole”.  Perché esprimersi In questo sport "E' tremendo, è un insieme di tutte le cose che vivi”. Ma per esprimere l'amore verso il tennis basta una partita così. Basta un sorriso, alla faccia dell'età. E della Smorfia.