di Giorgio Spalluto
Sembrava tutto troppo facile per essere vero, un meraviglioso dejà vu della formalità di Reggio Calabria, con Francesca Schiavone nei panni dell’eroina destinata a regalarci il punto decisivo al termine della più grande annata della sua carriera. L’infortunio della numero 1, Mattek-Sands, sembrava agevolare ancor di più il cammino della regina di Parigi, opposta a una Melanie Oudin, a dir poco disastrosa in questo 2010, dopo l’incredibile exploit di New York dello scorso anno. Le sole sei partite vinte da Maggio sino a oggi (di cui solo un paio degne di nota contro giocatrici classificate tra le prime 100) sembravano un biglietto da visita talmente deficitario, da giustificare le perplessità esternate dalla stessa capitana Mary Joe Fernandez alla vigilia. Doveva essere davvero in pessime condizioni la Oudin per essere rimpiazzata nel ruolo di seconda singolarista, da una diciottenne (Vandeweghe), peraltro mai schierata prima d’ora in Fed Cup. Era questo il pensiero di appassionati e addetti ai lavori, fermamente convinti che il divario tra Miss “Believe” e Miss “Nothing is impossible” fosse troppo elevato perché accadesse quel che poi è davvero accaduto.
Forse Francesca ci teneva troppo a conquistare il terzo punto. Era stato uno dei primi desideri espressi, subito dopo il ritorno in vetta al ranking nazionale. E, invece, proprio ad un passo dalla realizzazione del sogno, eccola sciorinare la peggiore partita della sua carriera in Fed Cup. Una mazzata (6-3 6-1) inspiegabile per una giocatrice che ieri aveva disposto abbastanza facilmente della Vandeweghe senza palesare alcun problema fisico.
Che ci sia partita lo si capisce dai primi combattutissimi game. E’ la Oudin a procurarsi la prima palla break nel terzo gioco. Francesca la annulla con una volée alta di diritto. La 19enne di Marietta non ha nulla da perdere e attacca senza remore fino a conquistare il break alla quarta opportunità. La reazione immediata dell’azzurra (2-2) non affievolisce l’aggressività della sua avversaria che si riporta avanti di un break (3-2). La Schiavone alterna colpi spettacolari a qualche errore di troppo riuscendo comunque a operare il contro-break (3-3). Continua la sagra dei break con la Oudin che sale 4-3. Questa volta però Melanie tiene duro e allunga sul 5-3 prima di archiviare con un altro break il primo parziale per 6-3. Francesca non sembra accettare la non preventivata resistenza della giovane avversaria e va completamente fuori di testa.
Gli undici punti di fila per la Oudin che inaugurano il secondo parziale sono abbastanza sintomatici della rottura prolungata della nostra giocatrice che si ritrova subito sotto 3-0, per un parziale negativo di sei giochi consecutivi, tristemente simile a quello subito contro la Stosur nel primo match del Masters. Peccato che a differenza dell’incontro della settimana scorsa, Francesca non mostri alcun cenno di reazione arrendendosi qualche minuto dopo. Lo score finale è davvero inquietante: 6-3 6-1.
“Non ero al top, non avevo le giuste energie – dice un’affranta Francesca Schiavone al termine del match. “Ero un po’ vuota ma non di motivazioni, probabilmente avevo poche energie. La mia avversaria, dal canto suo, ha invece giocato molto bene, mi ha preso campo e ha sbagliato poco. Non aver portato subito il punto mi amareggia, ma siamo una squadra e bisogna prendersi le proprie responsabilità sia nelle vittorie che nelle sconfitte”
Ci aggrappiamo a Flavia Pennetta (opposta alla Vandeweghe) e alle statistiche, secondo le quali mai nessuna squadra ha perso una finale di Fed Cup, dopo aver chiuso la prima giornata avanti 2-0.
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