dalla nostra inviata a New York Roberta Lamagni – foto Ray Giubilo
Tutti l’aspettavano al varco. Quando si fa qualcosa di eccezionale come Francesca Schiavone ha fatto, la vita cambia e tornare indietro non è possibile.
Da quel sabato di giugno in cui alzò la coppa Suzanne Lenglen le aspettative sulla Schiavo hanno subito un’accelerazione. Non solo da parte dei tifosi italiani ma anche dal resto del mondo, che ora vuole ammirare la campionessa in attesa che ripeta le meraviglie di Parigi. Poi la Waterloo di Wimbledon e gli scarsi risultati nell’aperitivo americano, i tornei dello Us Open Series (9 partite e sole 3 vittorie dal Roland Garros). Ed eccola ora al momento che conta.
Per una valutazione seria e obiettiva del suo stato di forma toccherà comunque attendere. Quello di oggi contro la giapponese Morita non è un esame attendibile, nonostante Francesca, giustamente dal canto suo, ribadisca che “il 6-1 6-0 di oggi è troppo severo; siamo andate spesso ai vantaggi e lì ho dovuto alzare il livello”.
La giapponesina, 20 anni e numero 83 Wta, è giocatrice quadrumane, con un ottimo timing sulla palla, senso della rete, ma al momento poco altro. Si deve ancora fare insomma. La Schiavo ha imposto le sue variazioni; ha corso, recuperato, fatto numeri in difesa ma la pressione non è mai stata alta, e in 58 minuti ha chiuso la pratica.
Nel post partita si è mostrata determinata e scura in volto come sempre, ma dietro quella maschera si coglieva leggerezza e un pizzico di divertimento. Qualcosa è scattato in lei? Forse l’adrenalina di esordire sul Grand Stand? “Mi piace giocare nei grandi stadi, mentre non amo i campi lontani… Ma non è questo, non ho mai smesso di credere in quello che faccio, questo sport richiede un equilibrio incredibile. Mi sono preparata duramente per fare bene qui. Se pensi di entrare in campo come regina del Roland Garros ricevi solo sane bastonate”. E a chi le chiede del suo rapporto con il pubblico: “Ora sento il calore della gente. Mi ha fatto piacere che in tanti mi abbiano fermata per dirmi ‘Ci è piaciuto quello che hai detto’. Ancora più di quello che ho fatto, capite?”, queste le parole leggere della Schiavo.
Poi la sua stravaganza, che rivela col contagocce solo quando è certa di non esporsi troppo. “Mi chiedete perché la gente mi apprezza? Forse perché sono bella”.
Il secondo turno la vedrà opposta alla Camerin nel secondo derby azzurro del torneo, dopo quello di primo tra Errani e Garbin. Per Maria Elena 4 game lasciati per strada nel primo set contro l’australiana Sophie Ferguson, poi il largo (6-4 6-0). E’ apparsa in palla, fisicamente in forma, come lei stessa ha confermato “Sto vivendo un buon periodo. Ho cambiato coach (da Boesso è passata a Bertoldero, di stanza a Jesolo), ora mi alleno a due passi da casa. Questa mattina poi non l’ho detto a nessuno ma mi sentivo davvero forte. E in campo l’ho dimostrato. So che dovrò dare il meglio per battere Francesca, ma sono pronta a giocarmela”.
Dichiarazioni di guerra per la Schiavo. Per noi la certezza di avere un’italiana al venerdì.
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