Diffusa la notizia della presentazione in procura a Pavia di un fascicolo per diffamazione riguardante una chat per soli uomini, tutti soci della Canottieri Ticino
Mentre gli occhi del mondo del tennis sono tutti puntati in Australia, alle imprese di Sinner &co., in Italia fa notizia la denuncia di diffamazione presentata da tre donne, vittime di insulti sessisti e foto pubblicate su una chat per soli uomini, tutti soci della Canottieri Ticino di Pavia, prestigioso circolo di tennis della città.
Il primo media a diffondere la notizia è stata la “Provincia Pavese”, quotidiano del territorio, poi rilanciata dal “Corriere della Sera“.
Il fatto risalirebbe ad agosto ma finora nulla era trapelato. Dopo l’articolo della Provincia Pavese, però, una comunicazione inviata ai soci dalla dirigenza del club riportava questa frase: «c’è un procedimento giudiziario in corso, nel rispetto della privacy di tutte le persone coinvolte, con l’auspicio di salvare il clima di amicizia e vicinanza che da sempre contraddistingue la società».
Nella chat in questione, oltre all’elezione del miglior lato “B”, sarebbero circolate immagini di donne in bikini, tra cui figlie di altri soci, pettegolezzi su tradimenti, chiacchiere su “prossime vittime”.
Finora solo su uno degli otto soci iscritti alla chat, membro tra l’altro del consiglio direttivo, è stato preso un provvedimento: sospensione dal circolo per tre mesi. La persona si è difesa sostenendo che le prove sarebbero state “rubate” dal suo telefonino, commettendo quindi un reato, mentre le vittime affermano di essere state informate da un membro della chat che, forse pentito, avrebbe confidato tutto alla moglie.
Il risultato è che le famiglie delle vittime sono state costrette ad allontanarsi dalla Canottieri per la vergogna e le umiliazioni subite e che, a parte l’unico sanzionato, nulla è stato fatto al momento per riparare al grave episodio.
Intanto alcune famiglie si sono alleate per chiedere urgentemente la convocazione di un’assemblea per affrontare la questione.
Non ci resta che attendere che la giustizia faccia il suo corso.