Novak Djokovic imbattibile? Non per Jiri Vesely, che gioca il match della vita e lo spedisce subito a casa dal Masters 1000 di Montecarlo. Il serbo paga un match sottotono e regala tantissimo, ma il ceco ha meritato il successo. Lui che non aveva mai battuto un top-10…

Ci sono stati almeno tre momenti nei quali la gran parte dei colleghi di Jiri Vesely un match così se lo sarebbero lasciato sfuggire di mano. Quando ha perso quattro game di fila che gli sono costati il secondo set, quando ha subito riconsegnato il break di vantaggio preso all’inizio del terzo, e pure quando Novak Djokovic gli ha cancellato un match-point sul 5-3, obbligandolo ad andare a servire per prendersi il successo. Invece, il ceco ha saputo lasciarsi tutto alle spalle da grande giocatore, e i tre potenziali punti di non ritorno sono diventate tre ciliegine sulla torta più gustosa della sua carriera, costruita in due ore e sei minuti da raccontare ai nipotini. Proprio lui che mai in carriera aveva battuto un top-10 ha reso possibile l’impossibile, battendo Novak Djokovic per 6-4 2-6 6-4 e spedendolo a casa all’esordio nel Masters 1000 di Montecarlo. Per il serbo era il primo match dell’anno sulla terra battuta, ma sembrava la classica formalità, per prendere confidenza con campi e condizioni di gioco e lanciare l’ennesimo torneo perfetto. Invece il suo Monte-Carlo Rolex Masters è iniziato e finito nel medesimo match, come capita spesso ai comuni mortali, mentre a lui non succedeva da Madrid 2013, praticamente tre anni fa. Sorprende che il ritorno al passato sia accaduto per mano di Vesely, non tanto per il livello del ceco, quanto perché prima della scorsa settimana il ventiduenne di Pribran aveva vinto appena un match in sette tornei, perdendo pure da un paio di giocatori fuori dai primi 100 del mondo. Poi è arrivata la terra, una semifinale a Marrakech e quella che pare destinata a rimanere la più grande sorpresa della stagione 2016. Là dove non sono arrivati Murray, Federer, Nadal e tutti gli altri, è arrivato lui, a scuotere con tenacia e coraggio un Country Club che perde subito il suo campione uscente.

‘NOLE’ REGALA TANTO, MA VA BATTUTO
Djokovic ha giocato male, ha abusato della palla corta (con risultati veramente disastrosi) e non ha saputo far pesare la sua presenza nei momenti importanti, ma va dato a Vesely quel che è di Vesely. Quando il numero uno perde, ha sempre delle colpe, ma bisogna anche saperne approfittare. E guai a pensare sia facile. Quest’anno non ce l’aveva fatta nessuno, né Gilles Simon in Australia aiutato da 100 errori, né Mikhail Kukushkin in Coppa Davis, mentre ci è riuscito lui, bravo a destreggiarsi fra le difficoltà che in tre set sono passate dalla sua metà campo. Vale la pena ripeterne una, la prima del terzo set, quando con due errori di diritto e uno smash sul gancio della rete ha rimesso Djokovic in carreggiata, consegnandogli l’1-1. L’ha capito anche un bimbo presente nel box del ceco che se n’era andata un’occasione gigante, e con la sua innocenza è scoppiato a piangere. Ma Vesely gli ha presto restituito il sorriso, fino a farlo saltare di gioia quando Djokovic ha spedito largo l’ultimo diritto, mettendo la trentaquattresima “X” nel tabellino dei gratuiti. Nemmeno tantissimi se paragonati ai 31 di Vesely, che ha pure chiuso con un saldo peggiore rispetto a ‘Nole’ (-8 contro -10), segno che la differenza l’ha fatta la qualità e non la quantità. Il ceco ha giocato meglio quando contava per davvero, come nell’ultimo gioco, iniziato con uno 0-15 ma raddrizzato con una pregevole smorzata e un servizio vincente, a mostrare gli attribuiti a un Djokovic rimasto senza artigli. E poi è arrivato anche un pizzico di fortuna, con una chiamata errata del giudice di linea, che ha giudicato “out” una palla buona del numero uno, permettendo a Vesely di ripetere un punto che altrimenti avrebbe perso. Invece l’ha vinto, è salito 40-15 e si è regalato la pagina più bella della sua carriera, impreziosita dall’abbraccio di Djokovic dopo il match-point.

UNA SCONFITTA CHE PUÒ TORNARE UTILE
In conferenza stampa hanno chiesto a Vesely quali fossero, prima di questo, i tre momenti migliore della sua carriera. “Quando ho vinto il mio primo (e unico, ndr) torneo ATP ad Auckland, quando due anni ho battuto Monfils al secondo turno di Wimbledon, e per il terzo mi sa che bisogna tornare a quando ero juniores”. Il tutto per confermare che la vittoria di oggi è un sogno che si avvera, uno di quelli che chi naviga lontano dai primi 20 (è 55, è stato al massimo 35) nemmeno si immagina. Invece lui l’ha coronato nella maniera più inattesa. “Quando nell’ultimo game mi sono trovato 0-15 – ha proseguito Vesely, che da dicembre si è affidato a Tomas Krupa (per tanti anni a fianco di Berdych) – mi sono detto di fare molta attenzione, perché finire 0-30 è un attimo, e poi la situazione diventa molto difficile. Ho avuto coraggio a giocare quella smorzata, nessuno ci avrebbe scommesso, invece è andata a buon fine e poi ho servito bene. Sono riuscito ad approfittare di una giornata in cui era chiaro che Djokovic non fosse al meglio delle sue condizioni”. Vero, e il prezzo è caro: per la prima volta da Shanghai 2014 (!) ‘Nole’ non arriverà in finale in un Masters 1000. La doppietta Indian Wells-Miami è stata molto impegnativa anche per un uomo di gomma come lui, che specialmente in Florida (malgrado non abbia perso neanche un set) non ha quasi mai saputo emozionare. La stanchezza accumulata ha chiesto il conto alla ‘prima’ sul rosso, obbligandolo a una sconfitta che brucia. Tuttavia, per il bene della sua stagione, potrebbe addirittura essere meglio così. L’obiettivo è il Roland Garros, dove dovrà arrivare al massimo della forma e il più fresco possibile. Qualche giorno di riposo in più non può che fargli bene.

MASTERS 1000 MONTECARLO – Secondo turno
Jiri Vesely (CZE) b. Novak Djokovic (SRB) 6-4 2-6 6-4