Contro l’australiano non è una prova del nove, ma un’altra montagna da scalare: forse è meglio così. Lui spende parole dolci per Andreas, ma in patria è polemica: qualcuno lo definisce “arrogante e presuntuoso”. Ecco perchè.
Di Riccardo Bisti – 24 gennaio 2015
Nei confronti di Seppi ha usato parole dolci, forse per riconquistare l’affetto condizionato della sua gente. Non è azzardato dire che Nick Kyrgios sia “il” personaggio dell’Australian Open. Con l’eliminazione del divino Federer, gli altri personaggi non accendono la passione degli australiani, in un senso o nell’altro. E forse è un bene per l’azzurro: più che una Prova del 9, l’ottavo dell’Australian Open è un altro esame. Di quelli tosti. Non che avessimo dubbi sulla professionalità di Andreas, che anzi ha detto che non avrebbe festeggiato il trionfo su Federer. Tuttavia, affrontare un giocatore così in vista gli può dare una mano. Specie se sei un tipo tranquillo come Seppi, che ama stare lontano dai riflettori. La buona notizia è che gli occhi saranno puntati soprattutto su Kyrgios e non su di lui, il giustiziere del Divin Federer. Come ha scritto la stampa australiana, Nick fa sembrare Tomic un tipo tranquillo e Hewitt ancor più vecchio dei suoi 34 anni. Ogni suo gesto, ogni sua parola, ferma il paese. Ed è soggetto a mille polemiche. Tutti ricordano quella con il rapper Drake, che la scorsa estate non prese benissimo (eufemismo…) una critica, neanche troppo pesante, alla sua musica. Adesso l’australiano è nell’occhio del ciclone per l’intervista rilasciata a Channel 7 dopo il successo su Karlovic al secondo turno. Quando l’intervistatore (non proprio giovanissimo), gli ha posto un paio di questioni, le sue risposte sono apparse presuntuose e arroganti. Gli ha detto: “Nel quarto set hai fatto una belle rimonta, durante il commento John Newcombe ha detto che se fossi arrivato al quinti sarebbe potuto succedere di tutto”. Lui ha risposto. “Beh, si, di solito quando perdi il quarto set si gioca il quinto”. A seguire, hanno toccato l’argomento dei genitori George e Nil. Il padre ha seguito il match con una maglietta fosforescente, a strisce, la stessa che indossava durante Wimbledon. “Non so perchè lo faccia, io non sono molto superstizioso, quindi non so perchè facca queste cose”. Frasi non clamorose, ma sufficienti a far arrabbiare il popolo di internet. Qualcuno ha addirittura ipotizzato che sia caduto in una deriva tipo Bernard Tomic. Forse si sono fatti condizionare dal linguaggio del corpo, senza lo straccio di un sorriso. E dai 4.500 dollari di multa che gli hanno affibiato per “abuso di racchetta” e “oscenità udibili” nel match di primo turno.
Kyrgios è consapevole della sua popolarità, allora ha cambiato atteggiamento. Contro Jaziri si è fatto soccorrere un paio di volte al fisioterapista, prima perchè ha perso un po’ di sangue dal naso, poi per un vecchio malanno alla schiena. “Non mi muovo al 100% delle mie possibilità. Diciamo che mi arrangio. Tutto sommato, due anni fa non sapevo neanche se avrei giocato” ha detto dopo il successo su Malek Jaziri. In effetti, si è presentato a Melbourne con un solo match nelle gambe, a Sydney, dopo aver saltato la Hopman Cup. Qualcuno lo critica per il suo atteggiamento, qualcun altro lo esalta. I suoi sostenitori pensano che il suo comportamento fuori dalle righe sia il lascia passare per la storia. Qualcuno ha fatto il paragone con il golfista Adam Scott (che in passato ha avuto una liason con Ana Ivanovic): “Quando ha vinto l’Augusta National, si ricorano più le sue parole in una noiosa conferenza stampa o il “C’mon Aussie!” che ha sparato dopo la buca numero 18?”. La risposta è insita nella domanda. E Kyrgios sa come farsi ricordare. Deve ancora compiere 20 anni e approccia le partite come se fossero un pigiama party tra adolescenti. Durante il palleggio di riscaldamento contro Jaziri ha tirato un colpo sotto le game e uno dietro la schiena. Voleva fare show. Poi, però, ha sparato 25 ace. Quando Seppi ci ha perso allo Us Open, disse che tutto sommato non gli aveva fatto così male nello scambio da fondocampo. Chissà se le cose possono cambiare in tre mesi. L’impressione è che l’australiano abbia i colpi, ma debba ancora costruirsi l’astuzia. Di sicuro non gli manca la pazienza, ma solo quando la palla è in gioco. Prima, è quasi frenetico. Durante il terzo turno, hja avuto un battibecco con l’arbitro Mohammes Lahyani perchè serviva troppo velocemente, con l’avversario non ancora pronto. “Prenditi 5 secondi” diceva l’arbitro. “Guarda che non sto servendo” ha risposto lui, con il suo fiammeggiante completo Nike.
L’autostima non gli manca. Riconosce che Seppi, sulla carta, è avversario più abbordabile di Federer. Ma avrebbe voluto affrontare. Il Re. “Una parte di me avrebbe voluto giocare con Federer, sono deluso perchè lui non sarà all’appuntamento. Seppi? Non sono sorpreso di quello che ha fatto, so che può giocare questo tipo di tennis e battere i migliori. Non penso neanche che Federer abba giocato così male”. Se gli chiedete quando ha giocato il miglior tennis della sua vita, la risposta vi sorpenderà. Non a Wimbledon, quando bastonò Gasquet e Nadal, ma allo Us Open, proprio contro Seppi. “Ho giocato il miglior tennis della mia vita, mischiando l’aggressività a un ottimo rendimento al servizio”. Finì 6-4 7-6 6-4, segno che tra i due non c’è così tanto divario. “Sappiamo entrambi cosa aspettarsi, sarà un match divertente. Posso solo immaginare quello che lui starà pronvando oggi. E’ qualcosa di grande. Non pesco Federer, ma un ottimo ragazzo che frequenta il tour da tanti anni”. Sarà anche la sfida dei tatuaggi: Seppi ha tatuato sul braccio destro la data di nascita della fidanzata Michela Bernardi, secondo molti una delle ragioni della sua ritrovata tranquillità ed entusiasmo. Da parte sua, nella parte interna del dito medio, Kyrgios ha un “74”, l’età della nonn Julianah, morta qualche settimana fa senza che lui la visitasse per l’ultima volta. Un senso di colpa che si porterà per tutta la vita, ma che cercherà di lavare via con i successi sul campo. Seppi lo sa, ma la buona notizia è che buona parte degli occhi non saranno su di lui. E questo, inaspettatamente, può essere un vantaggio.
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
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