Dodici mesi fa, Alexander Zverev si presentava al Foro Italico da numero 17 del mondo. Non aveva mai raggiunto nemmeno una semifinale Masters 1000, e aveva un bilancio appena normale nell'elite del circuito (17 vittorie e 13 sconfitte). La vittoria a Roma ha dato il via a un salto di qualità che continua ancora oggi e confermato nella notte di sabato, forse la sessione più “trendy” dell'intero torneo, a cui tutti vogliono partecipare. Non a caso c'era il tutto esaurito sul Campo Centrale per assistere al 7-6 7-5 con cui ha battuto Marin Cilic, cogliendo la 13esima vittoria consecutiva dopo i successi a Monaco di Baviera e Madrid. Una continuità importante e la trasmissione, ancora più viva, delle sensazioni di cui avevamo parlato 24 ore fa. Per battere Zverev bisogna sovrastarlo non solo tennisticamente, ma anche mentalmente. E Cilic, nonostante l'esperienza e un background importante, non l'ha fatto. Ha perso un eterno tie-break nel primo set (15-13) e non è stato concreto nel secondo, quando Sascha ha avuto un passaggio a vuoto che gli aveva consentito di prendere un break di vantaggio. Come se non bastasse, ha tremato al momento di servire sul 5-6. Il matchpoint, in cui ha concesso a Zverev di ribaltare uno scambio ormai vinto, è stato lo specchio della partita e della pressione che “Sascha” riesce a mettere sugli avversari. Contro un buon 95% dei giocatori, il croato non avrebbe combinato i pasticci che gli abbiamo visto fare nel secondo set. “È sempre dura giocare contro Cilic, è uno dei giocatori più forti del circuito – ha detto Zverev – sa cosa bisogna fare nei momenti importanti delle grandi partite, dunque ho dovuto giocare al meglio per vincere”. Non è esattamente così, visto che il secondo set ha visto parecchi errori, da una parte e dall'altra.
GIÀ LEADER DELLA RACE STAGIONALE
Ma ha vinto il più forte, o meglio, quello che a fine carriera sarà considerato più forte. Negli ultimi dodici mesi, Zverev è il tennista ad aver giocato più finali Masters 1000. Quella di oggi (ore 16, diretta Sky Sport e TV8) sarà la quinta dopo quelle vinte a Roma, Montreal e Madrid, e quella persa a Miami. Il dato più impressionante tuttavia, arriva dalla “ATP Race to London”, la classifica che tiene conto dei soli risultati del 2018. “Sascha” è già certo di scavalcare Federer e salire al comando. Inutile dire che, se continua così, potrà celebrare la qualificazione per le ATP Finals già in estate. Contro Nadal sarà una grande prova di maturità, tenendo conto del precedente di un mese fa, in Coppa Davis. A Valencia, non c'è stata partita. Però al Foro si gioca due su tre, piccolo vantaggio per Zverev, bilanciato dal fatto che ha giocato davvero pochi punti sotto la luce del sole: a Roma lo hanno collocato quasi sempre in sessione serale. “Non c'è molto da dire su Rafa – ha chiosato il tedesco, già idolo di molte ragazzine ma non certo un mostro di simpatia – ha vinto molti tornei su questa superficie, 10 Roland Garros, quindi è decisamente il favorito. Però spero di essere pronto per giocare. Farò il possibile per recuperare e vediamo come andrà”. A 21 anni di età, il completo recupero fisico non dovrebbe essere un grosso problema. I pallettoni di Nadal, sì. Nella notte di sabato la chiave della partita è stato l'eterno tie-break del primo set, durato 20 minuti. E pensare che Alexander era salito 4-0, salvo farsi prendere dall'incertezza. C'è stata bagarre, con tanto di cinque setpoint sciupati da Cilic. In particolare, il croato ha molto da recriminare per alcuni svarioni con il rovescio. Per Zverev, il quarto setpoint è stato quello buono. Curiosamente, non è stato il tie-break più lungo del 2018, visto che Marterer e Karlovic ne avevano giocato uno analogo a Indian Wells, così come Cuevas e Leonardo Mayer a San Paolo. Comunque vada la finale, Zverev si è garantito il ruolo di secondo favorito per l'imminente Roland Garros. Almeno, i bookmakers la pensano così.
ATP MASTER 1000 ROMA UOMINI – Semifinale
Alexander Zverev (GER) b. Marin Cilic (CRO) 7-6 7-5