Concedendo le briciole ad Anderson, il tedesco intasca il quarto titolo stagionale a Washington. Come se non bastasse azzanna la quarta posizione nella Race to London. Di lui impressiona la capacità di non disunirsi nei momenti importanti. Inoltre, si è guadagnato la simpatia della gente con il bel discorso post-vittoria.

Per raccontare questa finale si può e si deve cominciare dalle parole del vincitore. Posato l'ingombrante trofeo a terra, Alexander Zverev diverte il chiassoso pubblico di Washington DC, dilettandosi in uno spassoso quanto interminabile monologo, assai distante dal protocollo a cui siamo noiosamente abituati. Alexander non si fa mancare nulla: dopo aver ricordato ed elogiato, con spontanea e sincera simpatia, l'unica direttrice donna di un torneo ATP (peraltro omaggiata di un abbraccio), eccolo perdersi in parole d'affetto per chiunque. Juan Carlos Ferrero (al suo primo torneo da allenatore), il team, la mamma, anche il buffissimo cane, felice e scodinzolante in tribuna tra le sue braccia. E buon ultimo il padre, visibilmente toccato dalle parole di gratitudine del figlio. La partita? Davvero poco da raccontare. Un doppio 6-4 inflitto a Kevin Anderson, in nemmeno un'ora e dieci minuti di gioco, nei quali Alexander non ha concesso praticamente nulla. Poco o nulla è servito il servizio del sudafricano, decisamente la sua arma migliore. Tornato in finale dopo due anni, dopo mesi trascorsi tra acciacchi e infortuni, Kevin ha patito sin dai primissimi scambi il piglio sfacciato e impassibile dell'avversario. Per intenderci, Zverev è sceso in campo come un Fab Four in un primo turno qualunque di un Grande Slam. Due palle break salvate nel primo game, sotto 0-40 nel terzo, Anderson è costretto a cedere subito il servizio, trafitto sulla terza occasione, da uno splendido rovescio di Sasha.

NUMERO 8 ATP, NUMERO 4 NELLA RACE
E' finita in pratica qui, dopo una manciata di minuti. Il tedesco è inavvicinabile al servizio: in tutta la partita avrà concesso la miseria di 9 punti. Andato il primo set, Anderson lascia per strada pure il secondo, il tempo di giocare e perdere il game d'apertura. Il tedesco ringrazia e attende, senza strafare, rischiare o preoccuparsi più di tanto, di servire nuovamente sul 5-4. Nemmeno un barlume di tensione o di dubbio. Sasha chiude da campione (e lo diventerà, un campione) e mette in bacheca il quinto trofeo della sua carriera, il quarto di questo suo fin'ora ottimo 2017. Conferma l'ottava posizione mondiale, avvicinandosi a Thiem. Ancor più importante, si prende il quarto posto nella Race. E tutto questo a poco più di vent'anni. C'è chi ha recitato parole sin tropo deluse e severe dopo la rapida eliminazione al Roland Garros, chi si aspettava di più a Wimbledon. Ma c'è davvero poco o nulla da rimproverare e da rimproverarsi, per il tedesco. Dall'alto della sua posizione mondiale e viste le assenze oramai certe di Djokovic e Wawrinka e le condizioni fisiche di Murray, il cemento canadese e americano possono davvero consacrarlo. E portarlo molto vicino ai traguardi che oramai gli competono.

ATP 500 WASHINGTON – Finale
Alexander Zverev (GER) b. Kevin Anderson (SAF) 6-4 6-4