Rimandata l'esplosione di Alexander Zverev. Il tedesco gioca una gran partita, a tratti domina Nadal, ma poi affossa una facile volèe sul matchpoint e si scioglie completamente. Nei quarti contro Nishikori ci va lo spagnolo. Fuori Wawrinka, Raonic batte Berdych, OK Djokovic. 

Resteranno due fotografie. In primis, quella volèe di dritto sopra la rete. In qualsiasi altra situazione, Alexander Zverev non l'avrebbe sbagliata. Era troppo facile. Ma era matchpoint contro Rafael Nadal. Avrebbe potuto essere la sua prima vittoria contro un top-10 (adesso il bilancio dice 0-7), invece l'ha affossata in mezzo alla rete. Disastro assoluto. In secundis, ricorderemo la sua espressione distrutta, da cucciolo indifeso, dopo che lo spagnolo si è aggiudicato 15 degli ultimi 16 punti e ha centrato i quarti di finale. Aveva il labbro tremolante, avrebbe voluto piangere davanti a tutti. Ha resistito, probabilmente si sarà sfogato negli spogliatoi. Tra i primi otto a Indian Wells ci va Rafael Nadal, per la gioia del suo super tifoso Larry Ellison, però il protagonista è Zverev. Nome russo per uno spilungone tedesco, criniera bionda che piace (molto) alle ragazze, ma soprattutto un tennis che fa male. Nonostante l'altezza (198 centimetri, secondo la bibbia ATP) non fonda il suo tennis esclusivamente sul servizio. E' una buona notizia perché qualcuno teme che in 10-15 anni il circuito potrebbe essere invaso da bombardieri, bravissimi a picchiare ma incapaci di pensare. Invece “Sascha” pensa eccome e per lunghi tratti ha messo in un angolo Nadal, che pure giocava su un campo che ama. A Indian Wells ha vinto tre volte e adora quel Plexipave un po' così, classificato come “medio-lento” dai parametri ITF. Può tessere la sua ragnatela, ma spesso Zverev glielo ha impedito. Ha artigliato il primo set al diciottesimo punto del tie-break, invadendo territori solitamente invalicabili. Ha avuto l'intelligenza di non sprecare troppe energie nel secondo, quando ha capito che sarebbe stato inutile. Ed è ripartito alla grande nel terzo. Gioca bene, il Re Leone di Amburgo. Bene con il servizio, ottimo con i colpi da fondocampo, possiede un timing straordinario. Nel tennis di oggi, colpire la palla al momento giusto è importante almeno quanto la velocità di punta.


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Zverev è un lottatore, gli piace combattere fino all'ultimo punto. Però ha appena 18 anni (ne compirà 19 il prossimo 20 aprile) e la testa, così come il fisico, si deve ancora formare. E così ha vissuto un piccolo dramma negli ultimi game. Giocando più o meno su una nuvola, è salito 4-1 e palla del 5-1 nel terzo set. Nadal ringhiava, ma aveva il terrore negli occhi. E si era ormai arreso quando Zverev doveva giocare quella volèe alta sul 5-3 e 40-30. Niente da fare. Due dritti in rete nei successivi due punti rimettevano in vita Rafa e i suoi “vamos”, sempre più invadenti e rumorosi. Zverev diventerà un grande giocatore, grandissimo, ma ha perso la prima occasione per mostrare le stimmate del campione. Anche alla sua età, i fenomeni si sarebbero ingegnati per ribellarsi alla sconfitta, avrebbero ringhiato a loro volta contro il toro di Manacor. Lui si è sciolto come una tavoletta di cioccolata dentro uno zaino. Il linguaggio del corpo esprimeva tristezza e rassegnazione. Nadal l'ha capito e l'ha sfangata all'ultimo respiro, chiudendo con un bel rovescio vincente. E ha esultato con particolare trasporto. Sa bene, lo spagnolo, che queste partite possono rappresentare una svolta in positivo. E Zverev sarà corso a piangere sotto la doccia. Dovrà dimenticare in fretta l'incubo: per sua fortuna, è attorniato dalle persone giuste: il padre è un ex giocatore, il fratello è un giocatore, e poi c'è Kristina Mladenovic che compare sempre più spesso nel suo angolo. Chissà che non sia qualcosa di più che un'amicizia. Gente di tennis, che gli farà capire il valore della sconfitta. Intanto entrerà tra i top-50 ATP e pazienza se non ha imitato le leggende Andre Agassi e Michael Chang, ultimi diciottenni a centrare i quarti a Indian Wells. Correva l'anno 1989. Zverev ha sempre detto di dover crescere sul piano fisico, mettere su muscoli. “E' un lungo processo, sono felice di dove mi trovo, ma sono ancora lontano dall'obiettivo”. Ma adesso dovrà curare anche una testolina che qualche fragilità l'ha mostrata. E non dipendeva tutto dall'età.


RAONIC OK, GOFFIN ELIMINA WAWRINKA

La maxi-giornata dedicata agli ottavi, una delle più interessanti dell'anno per il mix tra qualità e quantità, aveva comunque riservato una sorpresa e mezzo. La mezza l'ha firmata Milos Raonic, bravo a stoppare Tomas Berdych, favorito dalla classifica ma non dai precedenti. Il canadese si è imposto col punteggio di 6-4 7-6 e conferma le splendide sensazioni mostrate in Australia. Indian Wells è il suo primo torneo dopo Melbourne, dal momento che aveva perso tutto il mese di febbraio. Ha tenuto a bada la ruggine e si conferma possibile (grande) protagonista del 2016. Vorrebbe esserlo anche Stan Wawrinka, che però ha incassato una brutta sconfitta contro David Goffin. Il belga ha dominato la partita molto di più di quanto dica il punteggio (6-3 5-7 7-6): ha sciupato parecchie occasioni nel secondo e anche nel terzo set, ma alla fine ha meritato di passare. Lo ha detto anche Wawrinka, che in tre scontri diretti non aveva perso neanche un set. Per il belga è la seconda vittoria contro un top-10 in ben 27 scontri diretti: l'unico successo era arrivato contro Raonic, a Basilea 2014. Questo vale qualcosina di più, anche perché il prossimo avversario non è imbattibile: si tratta di Marin Cilic, battuto appena 11 giorni fa in Coppa Davis.

 

ATP MASTERS 1000 INDIAN WELLS – Ottavi di Finale

Novak Djokovic (SRB) b. Feliciano Lopez (SPA) 6-3 6-3

Dominic Thiem (AUT) vs. Jo Wilfried Tsonga (FRA)

Rafael Nadal (SPA) b. Alexander Zverev (GER) 6-7 6-0 7-5

Kei Nishikori (GIA) b. John Isner (USA) 1-6 7-6 7-6

Marin Cilic (CRO) b. Richard Gasquet (FRA) 7-5 5-7 6-2

David Goffin (BEL) b. Stan Wawrinka (SUI) 6-3 5-7 7-6

Milos Raonic (CAN) b. Tomas Berdych (CZE) 6-4 7-6

Gael Monfils (FRA) b. Federico Delbonis (ARG) 6-3 6-4