Uno dei principali artefici del successo Slam di Naomi Osaka è Sascha Bajin, l'ex sparring partner di Serena, Azarenka e Wozniacki, che dopo tante stagioni da collaboratore sentiva il desiderio di diventare coach a tempo pieno. La giapponese gli ha offerto la possibilità, lui l'ha colta e in pochi mesi ha vinto uno Slam.Oltre agli ovvi meriti dalla giocatrice, la trasformazione che nel giro di qualche mese ha portato Naomi Osaka da promessa a campionessa Slam ha un grande artefice: l’ex sparring partner delle big Alexandar “Sascha” Bajin. Negli anni il 34enne tedesco di origini serbe si era costruito la fama di compagno d’allenamenti ideale, a tal punto che Serena Williams, con cui ha lavorato per ben otto stagioni, era arrivata a definirlo il membro più importante del suo intero team, oltre che una sorta di fratello. Elogi che hanno attirato la curiosità delle colleghe, tanto che dopo il termine della collaborazione con la statunitense in tante avevano fatto gara ad accaparrarselo, permettendogli di lavorare prima con Victoria Azarenka e poi con Caroline Wozniacki. Ma mai nessuna delle giocatrici da lui seguite aveva deciso di promuoverlo a coach a tempo pieno, una volontà che col tempo si è fatto sempre più insistente. Il rapporto con la Wozniacki, guidata nella rinascita nella passata stagione, era terminato proprio per quel motivo: “Credo che Sasha ambisca a fare il coach, ma al momento non è la figura che sto cercando”, aveva spiegato la danese, rimettendo Bajin sul mercato. Ci è rimasto pochissimo, perché nell’off-season è arrivata la chiamata dell’Osaka, disposta a puntare su di lui come head coach, e hanno fatto bingo entrambi. Lui ha coronato il desiderio di far fruttare la tanta esperienza fatta a fianco delle grandi, e visto come sta andando l’ambizione di allenare nel Tour non era affatto campata per aria, mentre lei ha trovato l’uomo giusto per guidarla in pochi mesi fino alla top-10, fissata come obiettivo dopo il titolo a Indian Wells e agguantata grazie all’incredibile successo allo Us Open.PAROLA D’ORDINE: POSITIVITÀ
“Ero quasi deciso a non viaggiare più – ha raccontato Bajin durante lo Us Open –, perché le ultime collaborazioni erano terminate un po’ troppo rapidamente, mentre io credo che per lavorare come si deve con una giocatrice ci sia bisogno di molto tempo. Ma non ho saputo dire di no alla chiamata di una ragazza gentile, con alle spalle una famiglia con mi ha accolto con grande entusiasmo”. Così ha deciso di accettare una nuova sfida, la più importante della sua carriera, con l’obiettivo di capire come mai malgrado un potenziale di altissimo livello la Osaka fosse ancora fuori dalle prime 50 del mondo. “Ho sempre pensato che potesse fare grandi cose, e mi sono detto che magari la persona giusta per aiutarla potessi davvero essere io. Credo che tutto nella vita avvenga per un motivo. È un compito diverso rispetto ai precedenti, perché prima ho lavorato con giocatrici già formate, che sapevano anche da sole come muoversi e cosa fare per vincere i tornei più importanti, mentre con Naomi tocca a me guidarla. Tuttavia, sin dall’inizio ho cercato di lasciarle molta libertà, non dicendole cosa deve fare, ma provando a darle soltanto qualche dritta e osservare come si muove”. Soprattutto, è stato bravo a farle cambiare l’approccio mentale al gioco, prima un po’ troppo negativo contro se stessa, aiutandola invece a pensare sempre positivo. “Non funziona allo stesso modo per tutti – ha continuato –, ma credo che lei ne avesse bisogno. È una perfezionista, che vuole fare sempre tutto al massimo, e questo è positivo. Ma essere troppo duri con se stessi può diventare un problema. Credo che pian piano stia trovando la via per tenere la negatività fuori dalla sua vita”.IL TITOLO SLAM PIÙ GUSTOSO
A giudicare dai risultati, la ricetta di Bajin ha funzionato alla perfezione, visto che nel giro di pochi mesi la dimensione della Osaka è cambiata completamente. Si era capito che prima o poi sarebbe arrivata molto in alto, ma era difficile prevedere che l’avrebbe fatto così rapidamente. Quindi, evidentemente, il coach tedesco ha delle capacità non comuni, che avevano rischiato di andar perdute una decina d’anni fa. Era il 2007, quando dopo la morte del padre-coach “Sascha” aveva deciso di abbandonare a soli 23 anni un’attività internazionale mai decollata, ben diversa rispetto alle aspettative create quando da under 16 era considerato una delle principali promesse a livello europeo. Ci aveva provato per qualche anno, ma non era riuscito ad andare oltre la posizione numero 1.149 della classifica ATP, così aveva iniziato a guardarsi attorno per iniziare a dare lezioni in un club. Per puro caso, proprio in quel periodo ha conosciuto Serena Williams, che era di passaggio a Monaco di Baviera e cercava dei giocatori con lui allenarsi. Qualcuno ha suggerito all’ex numero uno del mondo il nome di Bajin, e l’entourage di Serena l’ha contattato, mentre si trovava a una festa. Fonti raccontano che si è lasciato convincere da qualche bicchiere di troppo, ma ciò che conta è che ha detto sì, prendendo la decisione che gli ha cambiato la vita. E sabato sera, mentre Serena Williams scriveva la pagina più brutta della sua intera carriera, nell’angolo della sua avversaria sull’Arthur Ashe Stadium c’era proprio lui. A godersi un titolo Slam ben diverso da tutti gli altri festeggiati in precedenza.
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