Quella di Dubai può essere una settimana importante per la stagione, forse addirittura per la carriera, di Sara Errani. Quello che avevamo visto in Australia e in Fed Cup aveva spaventato. Una giocatrice senza troppa voglia di combattere. Mancanza grave se la grinta è stata il motore a spingerla fino al numero 5 WTA. Tra l'altro, i primi game all'Aviation Club erano stati preoccupanti. Sotto 4-0 e poi 5-1 contro la qualificata Saisai Zheng (peraltro allenata dal bravo tecnico italiano Roberto Antonini), sembrava destinata all'ennesima settimana negativa. Ma nel momento più difficile si è tirata su, ha portato a casa la partita e una serie di circostanze favorevoli (compreso il mancato derby brucia-neuroni contro Roberta Vinci) l'hanno spinta in semifinale. Sarita è a due pass(on)i dal nono titolo in carriera, il primo in un torneo Premier. In giorni di rimescolamenti storici nel tennis italiano, con l'ingresso di Roberta Vinci tra le top-10, le statistiche ci hanno ricordato che la Errani è l'unica delle Magnifiche Quattro a non aver vinto un torneo di questa categoria. I suoi otto titoli, infatti, sono arrivati tutti in eventi “International”. Quando meno se l'aspettava, Sara ha una bella chance perché tutte le teste di serie sono state eliminate prima dei quarti di finale. Stamattina (ore 11, diretta SuperTennis, match anticipato perché poi c'è il doppio con la Suarez Navarro) sfiderà Elina Svitolina, con cui ha vinto l'unico precedente due anni fa al torneo di Parigi Indoor, quando con Roberta Vinci andava ancora d'amore e d'accordo. Durante quella settimana, in assenza di coach Pablo Lozano, fu proprio la Vinci a vestire i panni del coach ai cambi di campo. Oggi l'ucraina è cresciuta e i bookmakers la vedono favorita, ma la Errani non ha nulla da perdere. E lo sa. Nei giorni scorsi, la romagnola ha rilasciato un'interessante intervista al sito spagnolo Tennis Topic. Vale la pena riportare i passaggi più significativi, perché era da parecchio che Sarita non diceva cose così interessanti alla stampa, più o meno da quando si è un po' ritratta dopo le strumentalizzazioni della famosa intervista con Vanity Fair del 2012. La Errani ha detto chiaramente quel che aveva già lasciato trapelare più volte: in Spagna si sente molto più apprezzata che da noi.
“Se sono arrivata fin lassù con il mio tipo di tennis ho sicuramente qualche merito, ma non spetta a me dirlo. Ogni tennista ha il suo stile e anche le altre giocatrici hanno merito per essere arrivate in alto in altre condizioni”.
“Il mio pregio è la capacità di soffrire in varie situazioni. Il difetto? A volte dubito troppo di me e mi manca la fiducia”
“Il 2015 è stata una stagione dura. Il tennis cambia troppo. Ho avuto momenti di grande fiducia nel 2012 e nel 2013, le cose andavano bene e in campo ero tranquilla. Ci sono però altre occasioni in cui non hai la stessa fiducia e si fa tutto più difficile. La soluzione? Soffrire. Provo a soffrire nel miglior modo possibile, sapendo di non essere nelle migliori condizioni”.
“Se date un'occhiata alle statistiche sono una delle migliori ribattitrici del tour, se non la migliore. Deve essere così, perché devo in qualche modo compensare il servizio. Nell'ultimo anno e mezzo ho servito dall'alto perché avevo problemi alla spalla, ma giusto prima di Dubai siamo tornati al movimento intero. Ho delle limitazioni alla spalla e spesso mi fa male, ma vediamo se funzionerà”.
“Il doppio alle Olimpiadi? Non lo so ancora! (ride)”
“Gli spagnoli mi sono sempre piaciuti, sono disponibili e non così critici. Mi hanno sempre trattato bene e hanno apprezzato il mio gioco. In Italia non è così, sono più critici perché preferiscono un altro stile di gioco, che porti minor sofferenza. In Spagna mi hanno valorizzato per il modo modo di soffrire, per riuscire a farlo sul campo nonostante un gioco non così spettacolare. Mi valorizzano per quello che faccio in campo e per i risultati che ho ottenuto con il mio stile. In Italia non è sempre stato così”.
“C'è grande stima reciproca con Pablo Lozano. Abbiamo trascorso momenti difficili, ma lo apprezzo molto come persona. E' come un amico, un fratello, un padre, uno psicologo…Pablo è stato tutto. Lo considero il miglior allenatore possibile e questo mi fa andare avanti con lui. Sul piano tattico, credo che sia molto superiore a tutti gli altri allenatori (ride). E' quello di cui ho bisogno per il mio stile. Devo essere a posto fisicamente, ma deve essere lo stesso sul piano tattico per ottenere i migliori risultati possibili”.
“Qualcuno si lamenta del fatto che ci sono troppi controlli antidoping, ma io sono contenta che ce ne siano molti. E' chiaro che non è facile dare un'ora di disponibilità ogni giorno. Alcuni si lamentano della privacy, ma va così. Vogliamo che lo sport sia il più pulito possibile, così la soluzione migliore è quella di troncare tutto subito, in modo categorico”.