ROLAND GARROS – La Errani fa il suo dovere e spazza via la Glushko. Le eliminazioni eccellenti le hanno regalato un tabellone eccezionale. "Non devo farmi prendere dalla tensione".

Di Alessandro Mastroluca – 31 maggio 2014

 
Un treno così non passerà mai più. Sara Errani può davvero volare nel rosso dipinto d'azzurro del Roland Garros, che ha visto per tre anni consecutivi un'italiana in finale, dal 2010 al 2012. Non ha avuto bisogno di estrarre incantesimi e magie dalla sua Excalibur, così chiama la sua racchetta, per vincere una partita che non è mai cominciata. Troppa la differenza con Julia Glushko, l'israeliana che si è presa il suo quarto d'ora di celebrità all'epoca del litigio in Fed Cup dopo la nomina di Amos Mansdorf a capitano, e che oggi ha evitato solo per un game di tornare a casa “in bicicletta”. "Sono partita bene, poi dopo il quarto game, molto duro fisicamente per entrambe, ho cercato di rimanere concentrata – ha detto Errani – Sono riuscita a rimanere solida tutta la partita, lei sbagliava abbastanza soprattutto col rovescio. Meglio così, recupero un po' di energie”. Il 6-0 6-1 proietta Sarita, capace di una serie di 21 punti di fila contro l'israeliana stordita a suon di palle corte, a un ottavo di finale non impossibile con Jelena Jankovic, che ha avuto solo un piccolo passaggio a vuoto in apertura di secondo set contro Sorana Cirstea. Subito il break, però, ha infilato una serie di 6 game di fila e, con soli 8 gratuiti ha completato un 6-1 6-2 ancor più semplice del previsto, aiutata dai 22 errori della rumena. “Sarà una partita durissima, lei è una giocatrice pazzesca – ha aggiunto la romagnola – dovrò essere al massimo e ci proverò”
 
QUEL PRECEDENTE ROMANO
La recente semifinale di Roma, il match migliore nella settimana storica di Sara, è la fotografia più fedele della continuità, dell’intelligenza, della grinta dell'azzurra. È la dimostrazione che la testa può contare più dei centimetri e dei muscoli, che con l'approccio degli scacchisti, di chi pensa una o due mosse, uno o due colpi, in anticipo, si possono raggiungere vette quasi inesplorate. In due anni, in singolare, Errani ha una finale, due semifinali e un quarto negli Slam, ed è la prima italiana in finale nell'Era Open a Roma, dove non c'era un azzurro a giocarsi il titolo dal 1978, quando Panatta si arrese a Borg. Considerato che Raffaella Reggi ha vinto gli Internazionali a Taranto in un'edizione meno competitiva, a Roma non si vedeva un'azzurra all'atto conclusivo dal 1950, da Anna Ullstein, tedesca che italiana lo era diventata grazie al matrimonio con Renato Bossi, ex giocatore morto nel '47 in un incidente aereo. La partita di Roma, la rimonta da 1-4 nel secondo set, hanno dimostrato ancora una volta la solidità di Sara, che sa di dover giocare ogni punto in recupero per quell'handicap al servizio, appena ridotto dal nuovo movimento. Ma è capace come poche di giocare ogni punto come fosse l'ultimo, senza farsi condizionare dal punteggio, di squadernare un repertorio più ampio e sofisticato della concorrenza, dal cross stretto di dritto al rovescio con cui davvero può fare quel che vuole, alle palle corte che ne esaltano il timing sulla palla. Qualità che dovranno mettersi insieme contro la serba, che costringe a scambi più lunghi, che sbaglia meno e regala poco, che certo riguarderà la partita di Roma per non farsi pescare più in contropiede, per non farsi spostare come al Foro.
 
UN TABELLONE D'ORO
Ci vorrà un altro capolavoro tattico, ma a quel punto, in caso di vittoria, Sarita non avrebbe più limiti: in caso di vittoria su Jankovic, Sara troverebbe ai quarti una tra Soler-Espinosa, Bertens, Petkovic e Mladenovic che si sono inserite in un settore di tabellone aperto dalle eliminazioni di Li Na, Wozniacki e Pavlyuchenkova.  Ma l'ostacolo Jankovic non può nascondere a Sara l'ultimo orizzonte, la possibilità di tornare in finale nell'anno in cui Garbine Muguruza ha fatto, sportivamente, tremare la terra del Roland Garros. “Due anni fa era tutto una novità, ho fatto partite incredibili e sono arrivata in finale – ha raccontato Errani – poi l'anno scorso ho sentito tantissima tensione, forse troppa. Quest'anno ho imparato che la tensione ti stanca molto fisicamente, quindi sto cercando di rimanere tranquilla". Errani, che in carriera ha battuto solo due top-5, ne ha potenzialmente solo una sulla strada per la finale, Simona Halep, che ha già sconfitto una volta (1-1 i precedenti) e non ha mai affrontato sul rosso. E nella parte alta, senza più Serena Williams, sono rimaste solo due giocatrici “indigeste” per l'azzurra, Maria Sharapova e Samantha Stosur, peraltro già battuta a Parigi nel 2012. Un tabellone così capita una volta nella vita e Sara, che raggiungendo la finale potrebbe tornare top-10, ha più che mai l'occasione di riscrivere la storia.