Quando Victor Estrella Burgos, 37 anni, ha perso l'imbattibilità al torneo ATP di Quito, gli appassionati di Santo Domingo hanno provato la dolorosa sensazione che fosse terminato un sogno. Top-100 per la prima volta a 34 anni, Estrella Burgos ha fatto miracoli che sembravano irripetibili per un paese piccolo e senza tradizione. Lo sport nazionale è il baseball, lo si percepisce a occhio nudo. Anche in Italia: basta entrare in uno dei tanti internet point gestiti da dominicani, e troveremo inevitabilmente poster e gigantografie di lanciatori e battitori. Con Estrella precipitato al numero 160 ATP, la popolarità del tennis sembrava prossima a un rapido declino. Invece c'è stato un sussulto nei giorni scorsi, grazie alla finale raccolta da Roberto Cid Subervi al Challenger di San Luis Potosi, in Messico. Partendo dalle qualificazioni è arrivato a giocarsi il titolo e ha scalato ben 92 posizioni, salendo al numero 329 ATP. Una buona base per provare a salire ancora. Grazie ai risultati di Estrella Burgos, il tennis si è via via insinuato nella cultura pop di Santo Domingo e la gente ha accolto con entusiasmo i successo di Cid Subervi, 24 anni, prodotto del college americano (si è recentemente laureato presso l'Università della Florida del Sud). Professionista dal 2016, aveva giocato prevalentemente nei tornei Futures. “Quello che sta succedendo è straordinario – racconta – non avevo giocato molti Challenger da quando mi sono laureato, poco più di un anno fa. Sono emozionato all'idea di aver effettuato così bene la transizione nei tornei di categoria superiore. Per essere all'inizio della carriera, è grandioso. Spero di continuare così e alzare il mio livello”.
GLI ESEMPI DEI CONNAZIONALI
Il suo punto di riferimento resta Estrella Burgos. “Mi offre i suoi consigli da molto tempo e mi capita spesso di parlare con lui. Anche Josè Hernandez (n.298 ATP) c'è sempre stato. Da qualche tempo, inoltre, viaggio spesso insieme a lui. È straordinario uscire dall'università e trovare due ragazzi con una buona classifica e una grande esperienza. Mi stanno guidando, e per me è stato un grande aiuto”. Con i suoi 32 anni di storia, il Challenger di San Luis Potosi è il secondo più longevo nella storia dei tornei della categoria. Sulla terra messicana, Cid Subervi ha vinto sette partite in sette giorni. Il match più complicato, manco a dirlo, è stato contro il connazionale Hernandez-Fernandez. In finale si è arreso a Marcelo Arevalo, esponente di un altro piccolo paese, El Salvador. “Contro José è stata una partita strana, volevo vincere ma allo stesso tempo non mi piaceva l'idea di batterlo. Gli auguro tutto il meglio”. Più che alla classifica, il dominicano punta a migliorare il rendimento e il livello di gioco. Come tutti, aspira a giocare nel circuito maggiore e magari insediarsi nei tabelloni degli Slam. “Però cerco di non pensare troppo alla classifica, perché sarebbe una distrazione e una notevole fonte di pressione. Sarebbe bello giocare lo Us Open, altrimenti il mio obiettivo è partecipare all'Australian Open 2019. È il mio traguardo sin dall'anno scorso”. Roberto ha un bel vantaggio: sa vincere le partite, perché il college lo ha preparato a convivere con pressioni e aspettative. Nel 2016, ultima stagione universitaria, ha completato uno splendido record di 25 vittorie e 3 sconfitte. “L'università è stata la chiave di tutto. Grazie al mio coach Matt Hill sono migliorato sotto tanti aspetti. Mi sono trovato bene e sono felice di aver portato tutto questo nel professionismo”. La scalata è appena cominciata.