di Gabriele RivaAntefatto: agli Australian Open appena trascorsi, Sania Mirza era stata “pizzicata” dalle istituzioni indiane durante una conferenza stampa con un piede (nudo e appoggiato sul desk) troppo vicino alla targhetta che riportava nome e nazionalità
di Gabriele Riva

Antefatto: agli Australian Open appena trascorsi, Sania Mirza era stata “pizzicata” dalle istituzioni indiane durante una conferenza stampa con un piede (nudo e appoggiato sul desk) troppo vicino alla targhetta che riportava nome e nazionalità. Con tanto di bandiera a fianco. E’ stato un attimo, dal paese natio è partita l’accusa: vilipendio alla bandiera, reato penale che in India ti può mandare in galera. E così, dopo tutto questo, Sania, numero 29 del mondo, musulmana, ha pensato bene di lasciare l’India e di boicottare tutti i tornei di “casa sua”. Una casa che però già non l’amava, anzi. L’integralismo islamico non vede di buon occhio chi, professandosi musulmana va in giro per il mondo giocando a tennis in pantaloncini corti, mostrando le gambe nude. In più, già nel 2005, una quérelle su sesso sicuro e sesso prematrimoniale, che la vide coinvolta con qualche dichiarazione favorevole alla prima delle due opzioni, creò lo strappo con le autorità religiose. Uno strappo mai più ricucito, forse mai più ricucibile.

E’ stato Mahesh Bhupathi a far da consigliere. Il più famoso doppista indiano (con in bacheca anche un titolo dello Slam) oggi fa il manager e cura gli interessi proprio della Mirza, con cui a tempo perso fa pure coppia nel doppio misto. “Sono successe tante cose in questi mesi – ha detto la diretta interessata – ogni volta che giocavo in India saltava fuori qualche problema. Penso che a questo punto sia meglio evitare di giocarci”. E’ con queste parole che la numero 1 indiana ha spiegato il perché non giocherà il torneo di Bangalore. E pensare che solo nel 2005, a Hyderabad, la sua vittoria in finale (al momento l’unica nel circuito Wta) su Alona Bondarenko fu festeggiata per le strade indiane con canti e balli, era diventata una specie di eroina nazionale. Ma quando si mettono di traverso certi bastoni extrasportivi, anche le vittorie non contano più niente.