Sono scesi in campo a Macao per scopi benefici. Nel 2002 il loro ultimo incontro: la finale degli Us Open. Come quella volta, anche in esibizione, ha vinto Pete…

di Fabio Bagatella – foto Getty Images

C’era una volta Pete Sampras. E c’era una volta Andre Agassi. Quando si incontravano con una rete in mezzo erano match da favola. Rivederli in campo è, per l’appunto, una favola per molti. E’ successo di nuovo il 25 ottobre: il torneo-esibizione di Macao ha messo in scena la rivisitazione di una delle più grandi rivalità della storia del tennis moderno. Sette anni dopo la finale di Flushing Meadows 2002, le racchette di Andre Agassi e Pete Sampras si sono nuovamente incrociate in Estremo Oriente. Lo scopo era puramente benefico ma i due eterni rivali, ritiratisi nel 2002 (Pete) e nel 2006 (Andre), hanno offerto uno spettacolo degno del center court newyorkese. L’ha spuntata al fotofinish ancora una volta “Pistol Pete”.

Ciò che più importava era raccogliere fondi. E la risposta del pubblico cinese è stata eccezionale. Il cospicuo incasso della terza edizione del Venetian Macau Shotdown verrà interamente devoluto all’aiuto e al sostegno dei minori più bisognosi. Le due “fortunate” organizzazioni no profit destinatarie dei proventi saranno l’“AndreAgassi Charitable Foundation”, fondata nel lontano 1994 dal “Kid” di Las Vegas, e la “Make-a-Wish Foundation Hong Kong-Macao”, creata nel 2007 dal comitato organizzatore per l’inaugurazione dell’evento. Pete Sampras, impegnato dal 1997 nel suo progetto “Aces for Charity”, donerà in beneficienza 100$ per ogni punto ottenuto grazie a un servizio vincente.

Nella lussuosa cornice del Venetian Macau Resort Hotel, ai due grandi del recente passato, c’erano anche due campioncini in erba: il 17enne texano Ryan Harrison, promessa del tennis statunitense, e il coetaneo numero uno a livello Juniores, l’indiano Juki Bhambri. La formula prevedeva un match da 45 minuti tra i due “baby”, un doppio “misto” intergenerazionale e il gran finale Sampras-Agassi. Gli incontri non hanno disatteso le aspettative degli 11.000 che gremivano la Catai Arena. I futuri campioni hanno “impattato” 5-5, “Pistol Pete” ha fatto poi filotto vincendo il doppio con Bhambri (7-5) per poi piegare il “Kid” di Las Vegas per 3-6 6-3 10-8 (supertiebreak) al terzo match ball.

“Non siamo certo al livello di un tempo, ma daremo spettacolo. Ci sarà da divertirsi”, avevano dichiarato i due ex numeri uno del mondo prima di tornare a confrontarsi. E divertimento è stato: sugli spalti e sul campo. Sampras ha chiuso in poco più di un’ora con il solito ace: tanti applausi, mille complimenti e reciproci ringraziamenti. “La palla di Andre è ancora molto pesante”, ha detto il vincitore a fine partita; poi ha reso ulteriormente omaggio all’avversario: “Della nostra rivalità, mi ricordo soprattutto una cosa. Con molti giocatori potevo permettermi di non essere al 100% per vincere, con lui no”.

Lo sconfitto ha risposto per le rime: “La sensibilità e il tocco di palla di Pete non hanno eguali…”. La classe non è acqua. Il tempo sembra non passare per questi due fenomeni del tennis mondiale giunti ormai alla soglia dei quarant’anni. Dopo tutto, sommando i loro palmarès, si ottiene qualcosa come 124 titoli Atp tra cui 22 Slam… Chapeau!

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Gli hilights dell’ultima finale degli Us Open tra Sampras e Agassi (2002)