WIMBLEDON – Ancora una volta, lo scontro diretto fra Serena Williams e Maria Sharapova regala poche emozioni. La statunitense è troppo forte: la spunta 6-2 6-4 e si prende la finale Slam numero 25, la nona nel Tempio. Sarà favoritissima contro la Muguruza.Sarebbe divertente entrare nella testa di Maria Sharapova a pochi minuti da una sfida con Serena Williams, per analizzare i suoi pensieri. Affrontare un’avversaria che dal 2004 in avanti ha vinto tutti gli scontri diretti, quasi un paio a stagione, non deve essere facile, ma di certo la russa non ha nulla da perdere. Mal che vada vincerà l’avversaria, sai che novità. Eppure ogni volta si lascia schiacciare nello stesso modo. È successo per la diciassettesima volta consecutiva nella semifinale di Wimbledon, in discussione solo per una manciata di punti e ancor meno in equilibrio di quanto dica un 6-2 6-4 che sarebbe potuto essere molto più severo. Certo, la Williams ha più forza, più servizio, più varietà, più tutto, ma i doppi falli nei momenti cruciali non sono frutto del power-tennis della campionissima americana, ma di un’inferiorità a tratti grandissima, specialmente perché si affrontano le migliori due giocatrici degli ultimi dieci anni. La Sharapova la soffre troppo dal punto di vista psicologico, e non è un caso che l’abbia battuta solo a inizio carriera, quando era una semplice ragazzina sfrontata in cerca di successo. Se l’è conquistato a piene mani, ma l’impressionante record di sconfitte la accompagnerà per sempre, anche qualora dovesse riuscire a interromperlo. Di questo passo, pare una possibilità molto molto remota, a meno che la Williams incappi nella più storta delle giornate storte. Negli anni ne ha incontrate parecchie, ma mai contro la Sharapova. Un motivo ci sarà. Dal canto suo ‘Masha’ ci prova sempre, lotta e si difende meglio di tante altre, ma semplicemente non ce la fa. Oggi la russa si è arresa già nel primo game. L’intenzione era cercare di tenere il servizio il più a lungo possibile, mettere i piedi dentro al campo e far muovere Serena. Il risultato è stato: tre doppi falli nel primo game, Serena sempre in controllo e un solo game di risposta portato ai vantaggi. Non ha trovato un appiglio per scuotersi e farsi pericolosa, ma a Serena va il merito di non averglielo concesso, aiutandosi sempre col servizio nei momenti di necessità.
TORNA IN FINALE DOPO TRE ANNI
L’unica chance per la russa, se così la si può definire, è arrivata sul 4-3 del secondo set, dopo che una decina di punti prima un doppio fallo sulla palla-break aveva spedito avanti la Williams. Serena è risalita da 0-30 a 30-30 con due prime robuste, mentre sul 30-30 è stata obbligata a scambiare sulla difensiva, ma un diritto lungo della Sharapova le ha reso tutto più facile. A parti invertite, lei l’avrebbe punita, mentre la russa non ce l’ha fatta e poi Serena non ha più tremato. Un frettoloso diritto in corridoio le è costato il primo match-point, ma la chiusura è arrivata a breve, con l’ennesimo game sparatoria: ace, ace, ace, servizio vincente, con buona pace del doppio fallo del 15-15. Quando serve così, il compito diventa ancora più difficile. Via libera dunque per la nona finale nel Tempio, dal forte sapore di sesto titolo. Nulla di nuovo, anche se va ricordato che negli ultimi due anni non era mai andata oltre gli ottavi di finale, come da lei sottolineato nell’intervista post-match. “Era tanto che non andavo così avanti qui, sono felice. Sono stata concentrata per tutto il match, controllando le emozioni e alzando il livello nei momenti in cui l’ha fatto anche lei”. In certi frangenti dell’incontro ha proprio dato l’impressione di controllare l’avversaria, già sicura che il suo schema tattico l’avrebbe portata al successo senza strafare. Dopo sedici vittoria di fila, sapeva bene come comportarsi. Per il motivo opposto, diventa ancor più interessante la finale di sabato contro Garbine Muguruza, con la quale ha giocato solo tre volte e perso una, nel 2014 a Parigi. Sicuramente la spagnola ha ben pochi complessi d’inferiorità, e pure la cilindrata giusta per fare partita. Sulle sue spalle, però, graverà il peso della prima finale Slam, più difficile da controllare di un servizio a 200 km/h o di un “come on” a 100 decibel. Se domerà quello potrà giocarsela, ma il tappeto rosso per il ventunesimo Slam di Serena pare già pronto a essere srotolato.
WIMBLEDON – Semifinale
Serena Williams (USA) b. Maria Sharapova (RUS) 6-2 6-4
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