di Daniele Rossi – foto Getty Images
Alla povera Dinara Safina non ne va più bene una. Il Masters di Doha doveva essere l’occasione per riscattarsi e invece ecco un brutto infortunio alla schiena, il ritiro e il definitivo addio alla posizione numero uno. Il problema sembra abbastanza serio, tanto che la russa ha annunciato che per recuperare le serviranno almeno sei settimane e che quindi la sua presenza agli Australian Open di gennaio è a forte rischio. Dinara ha anche detto che si portava dietro questo dolore già da tre mesi, avrebbe dovuto fermarsi dopo gli Us Open, ma ha sottovalutato la questione, fino a che il suo, seppur imponente, corpo ha detto stop. Questo infortunio alla schiena potrebbe anche essere la risposta agli sconcertanti disastri di un finale di stagione che l’ha vista perdere ovunque e da chiunque. Se davvero si trascinava questo infortunio da luglio, va dato atto alla russa che non ne ha mai fatto cenno con la stampa, infatti in nessun caso ha usato alibi di natura fisica per spiegare le sue sconfitte. A Doha non le è servito presentarsi alla serata di gala con un elegante abito grigio, truccata e pettinata come non mai, quasi a voler cancellare l’immagine di ragazza goffa e timida che si porta dietro da anni. Neanche il tempo di iniziare che il suo Masters era già finito.
Una valanga di critiche è piovuta sulla povera Safina quest’anno, trattata come l’usurpatrice del trono e definita come la “peggiore numero uno di tutti i tempi”. Certo, è vero che è mentalmente fragilissima, che se in giornata storta può perdere con chiunque, che la sua strategia di gioco si basa semplicemente sul “tirare fortissimo”, che fa venti doppi falli a partita, ma è anche vero che, nonostante tutto, quest’anno ha raggiunto dei risultati importanti su tutte le superfici e che è stata numero uno per la maggior parte della stagione. Non dimentichiamo che il 2009 l’ha vista finalista in ben otto tornei, con uno score di tre vittorie e cinque sconfitte. Sulla terra ha vinto a Roma e Madrid (due Master 1000, mica briciole, vincendo contro Kuznetsova e Wozniacki) e fatto finale a Stoccarda e a Parigi (entrambe le volte sconfitta da Sveta). Sul cemento ha vinto a Portorose (vittima la nostra Sara Errani) e fatto finale a Sydney (Dementieva), Australian Open (Serena Williams, ça va sans dire) e Cincinnati (Jankovic), senza dimenticare la semifinale a Wimbledon. Insomma, non avrà vinto uno Slam, ma non si può certo parlare di stagione negativa. La forza di Dinara è stata nella continuità di risultati (almeno fino ad agosto), che colleghe ben più celebrate di lei non hanno avuto e che infatti non sono mai state neanche vicine alla prima posizione. Serena Williams è la più forte, non ci sono discussioni, ma tre finali di Slam e dodici tornei vinti in carriera, il tutto a soli 23 anni, dicono che la sorella di Marat ce la può fare. Ora però i problemi si accavallano, oltre a fare i conti con la sua fragile psiche, dovrà curarsi da questo infortunio alla schiena, che non sembra una cosa da poco; in più sta tornando in forze la “vecchia guardia” (Clijsters, Henin e Sharapova) e cresce veloce la nuova generazione delle varie Wozniacki, Oudin, Wickmayer e compagnia. Iniziare la stagione saltando il primo Slam non sarebbe certo l’ideale, ma se le servirà a recuperare, oltre che fisicamente anche mentalmente, sarà un sacrificio a fin di bene.
Del resto anche un certo Ivan Lendl dovette perdere quattro finali di Slam prima di vincerne uno…quindi, forza Dinara.
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