Capita spesso, durante un incontro degli Internazionali, che allo spettacolo in campo se ne aggiunga uno altrettanto divertente sugli spalti. Se poi a giocare è un italiano… Ecco un dietro le quinte di Rune-Fognini!
“Buuuuuh… buuuuuh, prrrrrrr, pfuiiiìi!” Questa e assai peggiore è la musica venuta giù dagli spalti della Grand Stand Arena all’ingresso in campo di Holger Rune. Diversa dagli applausi scroscianti riservati all’entrata di Fabio Fognini nello stesso stadio a forma di nido.
La prima fila in basso, allietata da vasi di fiori, è riservata alla stampa e quando occorre ospita anche persone con problemi deambulatori. Così, munito di carta e penna guadagno un posto giusto a fianco di una bella signora sulla novantina, ricci argentati e aria bonaria di nonna sapiente. Alle nostre spalle un gruppo di agguerriti tifa Fognini e fa campagna anti Rune urlando di tutto.
Inizia il match e appena qualche game più tardi, partono le prime bordate all’indirizzo del biondo danese. “A scemoooo chi te credi da esse? Mò vedrai che te combina er Fogna!”. “Poro cocco…” , esordisce la signora accanto guardando il giovane Holger, ” ..che v’ha fatto sto regazzino? È così caruccio”, aggiunge voltandosi appena verso i facinorosi. Sul 3/1 sotto, Fognini gioca un bel dritto sulla riga di fondo, la palla rimbalza male, il danese stecca e il ligure si scusa. “Scusa de che?”, parte in tromba uno da dietro,”… magari sempre! Dai, Fogna: righe, net, buche, tutto fa brodo!”.
Il game dopo si discute per un vincente dell’italiano chiamato fuori dall’arbitro e la verifica dà ragione all’uomo venuto dal nord. Apriti cielo: ” A cecato…”, urla uno del mucchio,”… ce l’hai sulla coscienza”. Fognini impreca e la signora accanto reagisce con toni da pacere: “Però pure te, amore de nonna”, dice rivolta al ligure, “…ma se quello l’ha vista fori, sarà fori. Se fa l’arbitro ce sarà pure na ragione”. L’ultimo punto del set lo vince Rune a denti stretti, correndo da una parte all’altra del campo. “Tacci sua, regà, dice il più ciarliero un po’ stizzito, “…questo c’ha sette vite come i gatti”.
Inizia il secondo e strillo su strillo, il gruppo dei rumorosi accompagna Fabio al 4/1 sotto. Qui Holger matura la cattiva idea di chiedere all’arbitro se sia tempo di new balls. Il giudice indica che mancano ancora due game, ignaro di offrire un assist d’argento: “A somaro, quanto c’hai in matematica?”, dice la voce, “… torna a scola”. Il punto dopo il danese stecca un rovescio ma la palla finisce vincente in un remoto angolo del campo avverso. È troppo, e senza più freni il tizio alle mie spalle va dritto al sodo: “C’hai più culo che anima…”, dice imbrattato con il mondo. La signora accenna a voltarsi e con aria mite professa: “Poro pupo, e lasciatelo fa. Un po’ de fortuna pure pe lui. Nooo?”.
Il set si chiude 6/2 e l’angolo di Rune esulta vistosamente. “A pajacci, state zitti…” fa la solita voce. Poi tace un attimo e non contenta, aggiunge: “Ringraziate er celo ch’è vecchio!” A quelle parole la signora accanto si alza lentamente, toglie il cappellino, guarda il gruppetto e chiede in tono secco e a labbra strette. “Vecchio?… e io allora che dovrei da dí?” Il manipolo di urlatori non sa che rispondere, poi il più coraggioso si butta: “A signò…” replica con espressione da paravento, “… ma lei mica deve vince l’internazionali de Roma”. Tutti sbottano a ridere e la voce scatenata che fin lì aveva detto di tutto, lancia un messaggio pacificatorio. “E poi, signora mia, pure mi madre me dice sempre che l’età è un nummero, perciò…!” Ne aveva fatta di caciara l’irriducibile urlatore. Ma al termine aveva mostrato il guizzo del tifoso doc, trovando parole furbe per soddisfare l’orgoglio dell’anziana signora e rimanere fedele all’amore per il ‘vecchio’ Fognini.