Lo svedese approfitta del ritiro di Youzhny, sul 6-4 2-0 per aggiudicarsi il 5° titolo in carriera, il quarto a livello indoor, dove ha disputato ben 10 finali su 12…

di Giorgio Spalluto – foto Getty Images

 

Davvero sfortunato il primo Atp 500 della stagione, condizionato per il secondo anno di fila, nell’atto finale, dai problemi fisici di uno dei 2 contendenti. Se lo scorso anno era stato Nadal a procurarsi un infortunio al ginocchio che, praticamente, gli impedì di disputare il terzo set (ceduto 6-0) contro Murray, quest’anno è toccato a Youzhny alzare bandiera bianca dopo appena 2 game del secondo set, sul punteggio di 4-6 0-2, a beneficio di un Robin Soderling, risorto dopo le incertezze di inizio stagione.

 

Il numero 8 del mondo si era presentato nei Paesi Bassi senza alcuna vittoria in saccoccia nel 2010. Clamorosamente eliminato da Ginepri a Chennai e, soprattutto, da Granollers a Melbourne, lo scandinavo ha dovuto sudare le proverbiali le sette camicie all’esordio, per superare al primo turno il francese Florent Serra, abbattuto a suon di ace, ben 26.

 

Il torneo, Robin, l’ha vinto in semifinale dove era opposto a un Nikolay Davydenko, rinfrancato dopo la terribile uscita di scena patita agli Open di Australia, per mano dei 13 game di fila rifilatigli da Federer nei quarti. Il russo ha però confermato di trovarsi poco a suo agio contro lo svedese, in vantaggio nel bilancio dei confronti diretti, e capace di neutralizzare la ragnatela del gioco di Nikolay, autore di qualche doppio fallo di troppo nei momenti topici del match.

 

Chi ha deluso terribilmente questa settimana, è stato Novak Djokovic, che non ha per nulla onorato la seconda posizione del ranking appena conquistata. Il serbo è apparso quello involuto, “ammirato” nei primi mesi dello scorso anno. Incapace di liberare i propri colpi, Nole è uscito in semifinale al termine di una partita (quella persa contro Youzhny), le cui redini sembravano saldamente nelle sue mani. Contro un avversario che già palesava i problemi fisici che lo hanno costretto a ritirarsi il giorno dopo in finale, Djokovic è sembrato impegnarsi davvero a fondo solo quando la situazione di punteggio si faceva pericolosa. Così facendo, ha finito per pagare questo atteggiamento quasi indisponente nei 2 tiebreak vinti da Youzhny che, reduce da una vera e propria maratona nei quarti contro Monfils, ha pagato il conto di tutti questi sforzi contro Soderling, in quella che è stato per il russo la quarta finale negli ultimi 7 tornei disputati, dopo quelle di Tokyo, Mosca e Valencia.

 

Per lo svedese, che disputava la 10° finale indoor su 12, si tratta del 5° alloro in carriera (il 4° indoor dopo i 2 conquistati a Lione e quello del defunto Atp di Milano), lui che a Rotterdam era giunto in finale 2 anni fa, sconfitto da Llodra, e che a livello indoor vanta un record migliore che all’aperto: 88-34 (72,1% di partite vinte) rispetto a 132-107 (55,2%). Torna così ad imporsi nel torneo ottimamente organizzato da Richard Kraijcek, uno svedese, dal lontano 1993 quando a vincere era stato Anders Jarryd. Il nativo di Tibro va così ad impreziosire un albo d’oro davvero prestigioso per un torneo che, però, paga l’eccessiva vicinanza alla conclusione del primo slam della stagione. E’ per questo motivo che difficilmente i primissimi della classe scelgono la città orange per tornare alle competizioni. E se lo fanno, finiscono per dare forfait alla vigilia per gli inevitabili strascichi fisici dovuti a un calendario sempre più stressante. Un nome su tutti, quello di Rafa Nadal. Il maiorchino tornerà domani ad allenarsi dopo l’infortunio patito a Melbourne, e avrà un motivo in più per tornare a sorridere, quello relativo al ranking che lo vedrà risalire al numero 3 del mondo, ai danni di Andy Murray, anch’egli assente a Rotterdam ed impegnato a smaltire la cocente delusione per quel primo slam tanto anelato, che continua a sfuggirgli.

 

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Gli Highlights della finale