Il mercoledì al Foro Italico è la giornata in cui entrano in scena i grandi protagonisti: Nadal, Djokovic, Federer. E capita di pensare che…

dal nostro inviato a Roma,  Enzo Anderloni

 

L’intelligenza di Lorenzi – Al di là del risultato, della soddisfazione che Paolo Lorenzi porterà sempre dentro di sé (un set strappato sul Centrale di Roma al più forte di sempre sulla terra battuta) c’è da ammirare il modo in cui il giocatore senese ha affrontato la partita con Rafael Nadal. Non sarà un caso che alla soglia dei trent’anni mescoli le partite con gli studi universitari e di fronte ai microfoni mostri freschezza, ironia, apertura mentale. E’ prima di tutto una persona brillante, matura, intelligente e questo gli ha permesso di entrare tranquillo in uno stadio da 10.000 posti a sfidare il colosso del gioco. Non ha strafatto, come capita di solito ai più deboli che pensano di dover fare miracoli a ogni colpo quando affrontano i campioni. Ha fatto il suo gioco, usato le capacità tecniche, tenuto la palla più profonda possibile e alternato la battaglia dal fondo con improvvise discese a rete. Ha fatto perfino del “serve and volley”. Bisogna dire che Nadal l’ha aiutato molto, sbagliando cose che non gli avevamo mai visto sbagliare. Ma che importa: di certo c’era merito anche nei recuperi profondi e senza peso che l’italiano rispediva infidi sulla riga di fondo se Rafa perdeva la misura. E quella palla carica sul rovescio sì, ma non troppo angolata per non aprire troppo gli angoli al campeonissimo di sicuro è servita a rendere davvero dura la giornata a questo Nadal smorto del primo turno, ancora schiacciato dalla fatica della finale persa a Madrid ma soprattutto dalla batosta morale di vedersi sopra un Djokovic che lo domina fisicamente e caratterialmente. Dunque onore a Lorenzi e alla sua intelligenza tennistica, che non nasconde quella dell’uomo.

 

Il velluto di Federer – Ma perché il blu della maglia di Roger è così più blu, di quello delle maglie degli altri? Perché è quel punto di blu che riesce a unire elettricità ed eleganza e fa pendant con il rovescio in back che esce dalla racchetta senza rumore, come se le corde fossero di velluto? C’è sempre magia nella discesa in campo di Federer, un sentimento che oggi è misto di piacere e sofferenza, per l’unicità di certe giocate e insieme la fragilità di un capolavoro che si teme possa incrinarsi da un momento all’altro. Tsonga ne è uscito spezzato. Lunga vita sui campi a te, Roger Federer. Che vuol dire, egoisticamente, tanto altro godimento per noi.

 

Spider cam – Spider cam, spider cam, cali silenziosa sulle teste dei campioni come spider man. E’ uno spettacolo nello spettacolo notturno questo ragno televisivo che si aggira nero nell’aere del Foro Italico. Da casa se ne vedono solo gli effetti. Allo stadio fa un certo effetto vederla appostarsi a un niente dal Federer che sta per servire e in un pico-secondo sparire in altro, appena la palla fa cenno di staccarsi dalla mano. Spider cam, sei la sorella farfallona dell’occhio di falco. Insieme tenete tutto sott’occhio, come… un grande fratello

 


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