Dopo la sconfitta contro Tsitsipas al Foro Jannik ha ammesso di avere ancora del lavoro da fare per raggiungere i migliori, sia sul piano fisico sia su quello tecnico. E il servizio rientra nel menù
«L’oscillazione troppo ampia del braccio-racchetta ritarda la fase di caricamento schiacciando il colpo sotto il lancio di palla. Si consiglia di restringere la prima fase al fine di consentire un impatto esplosivo e alla massima distensione». Ai non addetti ai lavori dirò che non si tratta del test strutturale di opere ingegneristiche, ma qualcosa di molto più semplice che attiene a un gesto chiamato Servizio, molto utilizzato nel gioco del tennis. Agli addetti del settore, invece, dico che si tratta di rimasugli mnemonici delle vecchie e salutari schede tecniche, tanto in voga al centro tecnico estivo di Palagano, compilate quale crocevia obbligato per divenire degli insegnanti quantomeno consapevoli. Un modo per conoscere la gestualità individuando pregi e difetti di un movimento e suggerire eventuali correttivi.
Nel caso specifico, la descrizione riguarda il servizio di Jannik Sinner, quello che tutti danno per migliorato mentre presenta ancora lacune tali da risultare oscure solo a chi non le può vedere. Allora vale la pena rinfrescare il concetto tecnico secondo il quale il servizio è quella reazione a catena che partendo dai piedi sale, sale passando per una prima fase di coordinazione e una seconda esplosiva proiettata alla massima estensione di corpo e attrezzo. Scopro l’acqua calda dicendo che il colpo si svolge in situazione statica, e che quindi si può rendere perfetto con il semplice ausilio di un cesto di palle ben fornito messo lì da un lato. Magari con un insegnante accanto che abbia un minimo di occhio critico. Stando così le cose torno a bomba e chiedo ai tanti che si interessano di tennis in qualità di tecnici o di comunicatori se, secondo loro, il servizio di Jannik Sinner, n. 11 del mondo con aspirazioni da campione, sia un colpo in fase di miglioramento. Non aggiungo altro ma attendo risposte…