Come era prevedibile, la conferenza stampa di fine Internazionali BNL d'Italia ha fatto discutere. Per la prima volta dopo una quindicina d'anni, si torna a parlare di un possibile spostamento del torneo. Motivo? Il Foro Italico è troppo piccolo, non c'è spazio per allargarsi e difficilmente il torneo può crescere ancora. Durante la conferenza, il presidente FIT Angelo Binaghi ha ipotizzato un possibile spostamento a Fiumicino, in un'area che era stata originariamente destinata al tennis per la candidatura olimpica di Roma 2020 (mentre il Foro Italico avrebbe ospitato le gare di nuoto). La candidatura fu poi bocciata dal Governo Monti, ma oggi la Città Eterna ci riprova. Per il 2024, e per il possibile “updgrade” a Mini-Slam, Roma potrebbe pensare a un'altra sede. In questi giorni, il piccolo mondo del tennis si è diviso in due fazioni, anzi tre. C'è chi vuole assolutamente restare al Foro Italico, dove si respira una tradizione unica al mondo; c'è chi vede con favore uno spostamento in una nuova sede; e c'è chi ritiene assolutamente fantasiosa l'ipotesi di uno spostamento. Noi abbiamo preso i dati, ufficiali e incontrovertibili, e ci siamo dati una risposta: al netto dei problemi politici, economici e logistici, Roma dovrebbe cambiare sede. Il motivo è semplice: nel 2014, si è piazzata al quinto posto tra i nove Masters 1000 per numero di spettatori. Dai suoi uffici di Ponte Vedra, il guru delle statistiche ATP Greg Sharko ci ha fornito i dati degli spettatori dei tornei Masters 1000 nel 2014 e – naturalmente – quelli dei primi tornei del 2015. Questi sono i risultati.
2014
Indian Wells – 431.527
Miami – 306.842
Madrid – 194.447
Cincinnati – 191.752
Roma – 175.697
Toronto – 148.341
Monte Carlo – 131.472
Parigi Bercy – 122.285
Shanghai – 100.650
2015
Indian Wells – 456.672
Miami – 308.486
Madrid – 221.386
Roma – 193.940
Monte Carlo – 134.795
I numeri si prestano a riflessioni interessanti, soprattutto in merito alla battaglia a distanza tra Roma e Madrid per diventare il “Mini Slam” su terra. Dagli spifferi che arrivano, l'ATP sarebbe intenzionata a realizzare quattro tornei di questo tipo: uno in America (Indian Wells o Miami), uno sulla terra europea (Madrid o Roma), uno in Asia (Shanghai o forse Pechino, dove ci sono strutture impressionanti) e un altro su cui si possono fare solo ipotesi (ancora America, o magari indoor?). Non ci sono dubbi: gli Internazionali del 2015 sono stati un grande successo: 9.000 spettatori nel primo giorno delle qualificazioni sono un risultato eccezionale, così come la sensazione empirica di non riuscire a camminare su Viale delle Olimpiadi alle 10.30 di un lunedì mattina. Ma margini di crescita sono risicat(issim)i. Forse si può raggiungere la “soglia psicologica” dei 200.000 spettatori, come l'ha definita Binaghi. Andare oltre, no. Utilizzare lo Stadio Olimpico sembra una follia, così come il lontano Stadio dei Marmi. E allora, visto che gli altri corrono, lo spostamento in una sede senza vincoli architettonici potrebbe essere la chiave per crescere. Anni fa, Rino Tommasi sosteneva che per “salvare il torneo” si sarebbe dovuto abbandonare il Foro Italico, con le lacrime agli occhi, ma con lo sguardo verso il futuro. Si parlò di un possibile progetto nell'area di Tor di Quinto, ma non se ne fece nulla. La FIT di allora non aveva soldi (“Non riuscivamo neanche a pagare gli stipendi” ha detto Binaghi) e il Foro Italico, per quanto degradato, andava più che bene per un torneo in crisi che prendeva scoppole persino da Amburgo.
2014: ROMA IN QUINTA POSIZIONE
Oggi le cose sono cambiate: grazie alla partnership tra FIT e Coni Servizi, il Foro Italico è diventato un “site” eccezionale, tra i più belli al mondo. Ma è pieno di limiti e vincoli, sia per gli stand commerciali che per gli impianti di gioco. Il campo Grandstand, per intenderci, deve essere di natura provvisoria per essere autorizzato (“Ed è una voce di spesa che non avremmo se gli impianti fossero permanenti” dice Binaghi). Districandosi tra mille problemi, il torneo è diventato un gioiello e ha cavato il massimo dall'area incastonata tra il verde di Monte Mario e le acque del Tevere. Però i dati preoccupano: lo scorso anno, ben quattro tornei hanno ottenuto un risultato migliore alla biglietteria: il colosso Indian Wells, Miami (nonostante sia un profonda crisi, conserva ancora un buon margine su Roma), il diretto concorrente Madrid e il sottovalutato Cincinnati. Hanno fatto meno Toronto, Monte Carlo, Bercy e il fanalino di coda Shanghai. Non c'è da sorridere: Monte Carlo ha un “site” molto più piccolo di Roma, mentre Bercy paga il fatto di essere un torneo indoor (senza contare la concorrenza interna del Roland Garros). Leggendo i dati di Shanghai, vien da domandarsi come mai l'ATP gli dia ogni anno l'Award come migliore Masters 1000….
MA COME FA MADRID?
Quest'anno Roma ha migliorato il suo dato di circa 18.000 unità, ma ci sono due cattive notizie: è al quarto posto tra i Masters 1000 già giocati e rischia di finire in sesta posizione. A Cincinnati basterà un leggero incremento per restare davanti, e c'è da guardare con preoccupazione il Canadian Open: quest'anno si giocherà a Montreal e la città francofona ha più fame di tennis rispetto a Toronto. Nel 2011, l'Uniprix Stadium fece registrare il record assoluto con 213.760 spettatori (nel 2013 furono 200.394). Insomma, con un Milos Raonic top-5, non è da escludere che venga ritoccato. C'è poi il discorso relativo a Madrid. Lo ammettiamo: leggendo i dati, abbiamo strabuzzato gli occhi. Com'è possibile che i vuoti della Caja Magica abbiano prodotto più pubblico dei pienoni del Foro Italico? Possono esserci un paio di spiegazioni:
1) La Caja Magica è molto più grande del Foro Italico. Non sarà un capolavoro architettonico, ma ospita la bellezza di 30 campi da tennis: 3 stadi (tutti con tetto retrattile), 16 all'aperto e ben 11 al coperto.
2) Madrid è un torneo molto “corporate”, in cui molti biglietti vengono venduti agli sponsor ed è normale che tanti box restino vuoti, soprattutto a inizio settimana e nelle sessioni diurne. Non è da escludere che molti vip (o pseudo tali) fossero effettivamente alla Caja Magica, ma impegnati a sorseggiare un drink.
I numeri, purtroppo, danno ragione a Madrid: lo scorso anno il divario era di 18.750 spettatori, mentre quest'anno si è allargato a 27.446. Quando l'ATP sarà chiamata a stabilire quale dei due tornei avrà il tanto sospirato upgrade, sarà un dato da tenere in considerazione. Non l'unico, ovviamente. Semmai c'è da preoccuparsi per il numero di campi a disposizione: a Madrid ne hanno quanti ne vogliono, mentre a Roma – con ammirevole sforzo – si è arrivati a 14, di cui cinque sostanzialmente senza tribune (solo il 7 e l'8 hanno qualche gradino per gli spettatori).
Per questo motivo, il cambio di sede (con le stesse lacrime agli occhi predette anni fa da Rino Tommasi) è auspicabile. Spostandosi in un'area più grande, FIT e CONI potrebbero realizzare l'impianto ideale: una trentina di campi, uffici, il Centro Tecnico (la FIT punta a realizzare qualcosa proprio a Roma) e nessuna barriera per gli addetti ai lavori. Si renderebbe davvero speciale il torneo, e pensate a quanti spettatori si arriverebbe. Naturalmente parliamo di pura teoria perchè siamo consapevoli delle difficoltà che incontrerebbe un progetto tutto nuovo. Il nostro è un discorso ideale che non tiene conto di problemi logistici, strutturali, economici e politici. A Indian Wells è bastato che Mr. Larry Allison mettesse mano al portafoglio per creare un gioiello. L'amministrazione comunale gli ha fatto fare tutto quel che voleva, mentre i rapporti tra la FIT e la Giunta Comunale di Roma non sono idilliaci, come ha più volte ripetuto Binaghi durante il torneo. Di certo non arrivano contributi e sono sempre state respinte le richieste di utilizzo di Piazza del Popolo e del Colosseo (anche se l'Assessore allo Sport Masini ha promesso una maggiore disponibilità per la prossima edizione). Un progetto nuovo sarebbe il viatico per crescere e ottenere risultati impressionanti, sia in termini d'incasso che di pubblico. Perchè Roma ha dalla sua il fatto di essere tra le città più visitate al mondo, certamente più di Indian Wells (cittadina a qualche ora d'auto da Los Angeles) o di Mason, circa 40 chilometri da Cincinnati. Una struttura tutta nuova stimolerebbe tanto pubblico straniero a combinare tennis e turismo, cosa che tante altre sedi non possono permettersi. Certo, la Caja Magica (progettata dall'architetto francese Dominque Perrault) è costata la bellezza di 392 milioni di euro. Non sappiamo quanto potrebbe costare un progetto a Fiumicino, Tor di Quinto o da qualsiasi altra parte. Quel che è certo è che la crescita del nostro torneo passa necessariamente da un cambio di sede. Se sarà possibile.
Se non lo sarà continueremmo ad avere una location unica, ma l'espansione sembrerebbe improbabile. E ahinoi, anche l'upgrade.