dal nostro inviato a Roma Gabriele Riva – foto Ettore Ferreri Simone Bolelli ha perso. Ma quanto scritto e pensato ieri non cambia di una virgola: “è un giocatore vero, di quelli forti forti”. Perché SuperBol ha giocato un buon match e gran parte del merito va ad Andy Roddick. Quasi irriconoscibile. Ha giocato un match umile l’americano di Omaha, Nebraska, si è messo a remare da fondo campo senza tentare a ogni costo di far male con il diritto alla prima occasione. A tratti (questa è grossa, preparatevi) sembrava un terraiolo puro: vi sembra strano vero? Beh, anche a chi era in tribuna lo è sembrato ma in fin dei conti è così. Nessuna fretta, tanta voglia di correre, un paio di metri fuori dalla linea di fondo e spesso e volentieri tanti frulloni fatti e finiti, degni di un buon (non del migliore) Albert Costa. Motivo questo per cui c’è di che provare della sincera ammirazione per A-Rod, uno che ha vinto uno Slam, che non sopporta la terra e che basa il suo gioco su linee guida diametralmente opposte a quelle applicate oggi. “Anche io non mi aspettavo giocasse così – ha detto Simone – accettava il palleggio, rovescio su rovescio, non faceva niente per chiudere il punto. Ci ho provato io ma forse avrei dovuto avere più pazienza“. Complimenti dunque allo statunitense, gli stessi che gli sono stati tributati dal pubblico del Foro con un grande applauso alla fine del match, nonostante avesse battuto un italiano, nonostante avesse infranti i sogni di SuperBol e con i suoi quelli degli appassionati azzurri. Ma era cominciata bene l’avventura dell’ultimo italiano in gara a Roma 2008: il primo break del match se l’è procurato proprio lui e visto che alla vigilia la chiave del successo sembrava proprio quella di riuscire a giocare bene sul servizio altrui, la serata sembrava iniziare nel migliore dei modi. Peccato che il break guadagnato è sfuggito via subito, nel quinto gioco. Tre pari e tutto da rifare. Forse Simone ha pagato un filo di impazienza, troppa fretta nel tentare di uscire dallo scambio, sempre mantenuto sulla diagonale del rovescio statunitense, con il vincente dalla parte opposta. Cosa che forse gli ha fatto commettere qualche errore di troppo, ma si sa, da fuori tutto sembra facile. Seguendo questo canovaccio comunque il match è arrivato al tie-break. Il momento chiave sul 5-5: Simone ha avuto sulla racchetta la palla per guadagnarsi un set point con un diritto a metà campo su cui poter “entrare” e far male. Quel diritto purtroppo è finito a mezza rete, così come quello successivo. 7-6 Roddick. Il secondo parziale si apre con quella che sembra la ritirata della cavalleria, break in avvio e 2-0. La sensazione è che la partita sia sfuggita di mano definitivamente anche di testa. Sensazione rivelatasi vera solo a metà. Quel break non sarà mai più recuperato, certo, ma di testa Simone, classe ’85 e numero 55 Atp, non ha mai lasciato la partita. Anzi, ci ha provato e ha fatto il possibile. “Credo che il match sia girato nel tie-break del primo set – ha detto A-Rod nell’immediato post partita – e io ho avuto fortuna”. Non si tratta forse solo di questo certo, la differenza l’ha fatta anche la maggiore abitudine a giocare certe partite e in certi contesti, il fatto di non avere pressioni particolari sulle spalle, come confessa proprio Andy: “Sono contento di quello che sto facendo. Non sento nessuna pressione, e sarà così anche per i quarti di finale”. Che A-Rod si giocherà con uno tra Tommy Robredo e Nikolay Davydenko, entrambi in possesso, contro di lui, dello status di favoriti. ROGER, “NOLE” E IL BEL TOMMY – I precedenti parlavano chiaro: fa fatica, ma alla fine vince Roger Federer contro Ivo Karlovic e infatti è successo ancora una volta, la sesta, proprio questo. Dopo un primo set inevitabilmente terminato al tie-break anche il secondo si è deciso per un solo break. Seppur in ampia doppia cifra nel computo degli ace, non sono bastate le sole sassate al croato per infrangere il muro d’eleganza d’un Roger che non ha nemmeno avuto bisogno di strafare per arrivare nei quarti di finale dove incontrerà il ceco Radek Stepanek. Andando in senso cronologico inverso nell’ordine del programma di giornata si arriva all’apertura del giovedì capitolino. Novak Djokovic e Igor Andreev si sono scambiati pallate folli per più di due ore. Come il suo completino, passato dal grigio a un bel blu acceso, anche il suo gioco si è tolto quel pizzico di grigiore dell’esordio e forse dovuto agli antibiotici ancora assunto per combattere lo streptococco. Fatto sta che non è stato facile superare il russo, intanto perché col servizio faceva i buchi per terra e poi perché trasformava in un comodino qualsiasi palla gli capitasse sulla racchetta dalla parte del diritto. Alla fine il 6-3 3-6 6-3 premia il serbo che festeggia sotto il suo angolo un successo sudato, e non solo per il gran sole che per la prima volta nella settimana ha cotto per benino spettatori e giocatori per tutto l’arco della giornata. Nella sessione serale invece Tommy Robredo e Nikolay Davydenko si dividono un set a testa e rimandano la decisione su chi avrebbe dovuto sfidare Andy Roddick solo nel tie-break del terzo. Vicinissimi alle tre ore di gioco, e con il bel Tommy andato a servire per il match sul 5-4, lo strappo conclusivo è giunto proprio nello spezza-pareggi. Alla fine è il Bel Tommy ad avere la meglio: sarà lui ad affrontare Andy Roddick. Da segnalare la vittoria senza scendere in campo di Nicolas Almagro che si è avvantaggiato del ritiro di Fernando Gonzalez (problema all’adduttore della gamba destra) guadagnandosi d’ufficio un posto negli ultimi 8 e una giornata di riposo. Non che ne avesse bisogno, vista la condizione fisica ostentata nel turno precedente contro David Nalbandian. Alla luce di tutto questo, attenzione allo spagnolo per questo lungo, lunghissimo week-end romano. Gli altri risultati R. Stepanek b. L. Horna 6-4 1-6 6-3 J. Blake b. F. Verdasco 5-7 7-5 6-2 S. Wawrinka b. J. C. Ferrero 6-4 6-3 | ||
Roma 2008 – SuperBol non ce la fa, bene Federer
dal nostro inviato a Roma Gabriele Riva
– foto Ettore FerreriSimone
Bolelli ha perso