dal nostro inviato a Roma Max GrassiC’era finalmente un bel cielo a Roma

dal nostro inviato a Roma Max Grassi

C’era finalmente un bel cielo a Roma. Un cielo pulito dopo le bordate d’acqua di ieri. Tanto pulito che s’è potuto chiaramente vedere cadere una stella. Ana Ivanovic ha lasciato la costellazione capitolina. Basta uno sguardo al telescopio e la ventenne serba non c’è più, spazzata da una Pironkova che vagava senza meta nella galassia.
Ha pianto un’ora, sola, nella sua elegante camera al River Chateau. Lo ha fatto dopo che era apparsa serena e sorridente nella conferenza stampa post-match, mentre rispondeva ai giornalisti che le chiedevano ragione di questa sorprendente disfatta. Un sorriso che l’affascinante Ana evidentemente deve esibire per contratto, anche se dentro le si rovescia il mondo.
Nel giorno dell’imprevedibile addio di Justine Henin la Ivanovic deve aver pensato che il trono del tennis mondiale fosse finalmente pronto per il suo insediamento. Chissà, troppa pressione per la sua giovane racchetta. Invece ad andare avanti nel torneo è la sua acerrima rivale; in bellezza, fama e sul campo. La Sharapova va avanti, lei invece inciampa. E si consola pensando di avere dieci giorni, un’eternità, per preparare il Roland Garros. Un’unica certezza: a sbarrarle la strada del successo, dopo la finale persa nel 2007, non troverà la stella più luminosa degli ultimi anni: Justine.

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