tennisitaliano.it – foto Ray GiubiloE’ bastata un’ora e 23 minuti a Jelena Jankovic per battere Alize Cornet nella finale del Tier I di Roma e per bissare il successo dello scorso anno ottenuto sempre sul rosso del Foro. La serba bissa anche un altro successo, quello di Novak Djokovic della settimana precedente. La prima uguaglianza con il torneo maschile è la nazionalità, tutte e due sono serbi, astri nascenti di un movimento in continua crescita. Tut

tennisitaliano.it – foto Ray Giubilo

E’ bastata un’ora e 23 minuti a Jelena Jankovic per battere Alize Cornet nella finale del Tier I di Roma e per bissare il successo dello scorso anno ottenuto sempre sul rosso del Foro. La serba bissa anche un altro successo, quello di Novak Djokovic della settimana precedente. La prima uguaglianza con il torneo maschile è la nazionalità, tutte e due sono serbi, astri nascenti di un movimento in continua crescita. Tutti e due hanno rispettato il pronostico che li vedeva favoriti nell’atto conclusivo contro un outsider, o meglio una vera e propria sorpresa. Se nel torneo maschile la sorpresa era svizzera e si chiamava Stanislas Wawrinka, in quello femminile era francese, diciottenne: Alize Cornet. Un peperino che a tennis sa giocare per davvero e che si muove davvero bene, insomma una tosta. E con le idee ben chiare. "Perché non potrei battere la Jankovic? – aveva detto – ho già sconfitto due Top Ten in questo torneo, vedremo". E invece le è andata male, perché JJ ha mantenuto le marce alte di tutta la settimana ed è andata via liscia liscia, seidue-seidue, a conquistare il sesto titolo in carriera, il primo del 2008. L’impressione comunque è che se da un lato una stella si è confermata, quella delle 23enne Jelena, un’altra è sorta, quella della francesina che tra il serio e il faceto si definisce "idolo di se stessa". Un risultato l’ha già ottenuto, quello di diventare nella storia del torneo capitolino la prima a essere riuscita a passare attraverso la giungla delle qualificazione e arrivare fino alla domenica della finale. Due campionesse in corso d’opera dunque, una già avviata, l’altra meno, ma comunque due personaggi che nel tennis del post-Henin serviranno moltissimo.