dal nostro inviato a Roma Gabriele Riva – foto Ettore FerreriIl sole di maggio scalda il Foro Italico, il tennis e la grinta di Thomas Fabbiano riscaldano le speranze azzurre

dal nostro inviato a Roma Gabriele Riva – foto Ettore Ferreri

Il sole di maggio scalda il Foro Italico, il tennis e la grinta di Thomas Fabbiano riscaldano le speranze azzurre. Il giovane pugliese, seguito passo passo lungo il circuito da Christian Brandi, ha superato il tabellone di qualificazione degli Internazionali d’Italia battendo il serbo Boris Pashanski, d’un soffio fuori dai Top 100 (102 Atp). Il nostro, non uno spilungone ma fisicamente ben piazzato, ha dato prova di grande maturità, tecnica certamente, ma anche e soprattutto mentale. Una mentalità che si vede nel punteggio: sotto di un set non si è scomposto, è stato lì e ha fatto tutto quello che avrebbe dovuto fare. Ma la cosa è ancora più chiara seguendo il match, quindici dopo quindici, per due ore e venticinque minuti. La solidità e la profondità del serbo, residente a Malta, non aveva comunque messo in grosse difficoltà il nostro numero 412 Atp che pur perdendo il primo set ha dato l’impressione sempre di star a piè pari nel match. Anche quando, preso un break di vantaggio nel terzo e decisivo parziale l’ha riconsegnato subito dopo (con un doppio fallo, tra l’altro), ha saputo riprendersi e andare a vincere. E se ieri il successo su Hanescu era messo almeno in parte in discussione per i noti e continui problemi alla schiena del romeno, oggi proprio di dubbi non ce ne sono più. Fabbiano, 19 anni da compiere, è già un giocatore vero. Pronto per i tabelloni veri, anche quelli di un Masters Series come quello romano. E’ ovviamente la prima volta che l’azzurrino ha la chance di giocare in un draw di questo livello. E il battesimo glielo darà il francese Nicolas Mahut, numero 44 delle classifiche Atp. Mai wild card (nelle “quali” è entrato proprio grazie a una carta-invito offertagli dalla commissione degli Internazionali) fu più azzeccata, e così il pugliese porta a sette le presenze azzurre nel main draw, con Volandri, Starace, Seppi, Bolelli, Cipolla e Naso (questi ultimi due, anche loro, grazie a una wild card). Sette erano anche i posti utili per scalare nel tabellone principale, detto di Fabbiano, gli altri sei buchi nel draw sono stati riempiti, in ordine di tabellone, dal francese Olivier Patience, che ha sfruttato il ritiro del connazionale Gael Monfils; dal russo Evgeny Korolev che a suon di bordate ha fatto fuori Nonno Jonas Bjorkman; dal redivivo argentino Juan Martin Del Potro, facile facile su Benjamin Becker (doppio 6-1); e per finire dai tre sudamericani Nicolas Lapentti (ecuadoriano, che per inciso è finito nella casella di Filippo Volandri), Pablo Cuevas (uruguaiano) e Luis Horna (peruviano). Da domani, a partire dalla una, il tabellone principale. Tutti ai posti: pronti… manca solo il via!

DJOKOVIC SOTTO ANTIBIOTICI – E’ proprio Nole a confessarlo ai giornalisti, nella sala stampa allestita a fianco del villaggio ospitalità, a una sola rampa di scale di distanza dall’area riservata ai giocatori. “Non sono ancora in forma, sto prendendo gli antibiotici per curare lo streptococco, lo stesso virus che mi ha impedito di giocare come avrei voluto la semifinale di Monte Carlo”. E il serbo torna suull’argomento prima di continuare, ci tiene a precisare: “io sono un uomo di sport, non mi sono ritirato perché stavo perdendo contro Federer. Intanto mi dispiace che persone che mi conoscano appena insinuino certe cose, e poi è stato proprio per rispetto dei tifosi e dei fan che allora decisi di non continuare: non volevo mostrare uno spettacolo scadente”. Ma quello è passato e il passato sta alle spalle, ora c’è il presente capitolino, anzi, nel suo caso, il futuro. “Visto che non sto ancora benissimo, che respiro pesantemente e che fatico a recuperare dopo gli scambi ho chiesto di poter giocare non prima di mercoledì, tanto per recuperare un po’ di condizione”. Con il bye e con il nome “pesante” dalla sua, è molto probabile che venga, giustamente, accontentato.

DIRETTO ROMA-MONACO – Per tutta la giornata di domenica c’è stato un sottile filo diretto tra la Capitale e la città bavarese, perché Simone Bolelli era atteso alla prima finale in carriera nel circuito Atp. Al Bmw Open (500.000 dollari di montepremi) l’allievo di coach Pistolesi ha affrontato Mano de Piedra Fernando Gonzalez. Il cileno, numero 15 delle classifiche mondiali, l’ha spuntata in una finale-maratona lunga tre set, di cui due, i primi due, decisi solo al tie-break mettendo così in bacheca il 10 titolo in carriera nelle 20 finali disputate. Come dire, una su due: quando arriva in fondo ha storicamente il 50% di chance di alzare anche il trofeo. Simone invece, come detto, era alla sua prima volta: giocata fino in fondo e persa solo al fotofinish. Ottime notizie alla vigilia degli Internazionali, in cui il bolognese gode di una parte di tabellone veramente favorevole che lo porterebbe negli ottavi di finale sullo scalino di Andy Roddick, tra le teste di serie quella che più vorresti incontrare sul rosso tra gli ultimi sedici. Occhio però a non caricare di eccessive pressioni SuperBol, perché se quanto detto è tutto vero, è anche un dato di fatto che una volta disputato un gran torneo (vincendo o giungendo in finale) è molto difficile ripetersi immediatamente dopo. Vuoi perché hai appena giocato molti match ravvicinati, vuoi perché arrivi nella nuova location “cotto” dai viaggi, dagli aerei e dagli aereoporti. Ma le tendenze sono fatte per essere invertite, è quello che spera lui, ed è quella che speriamo noi tutti.