dal nostro inviato a Roma Max Grassi
foto Ray GiubiloSono
passati 29 anni dall’ultima volta che un italiano ha raggiunto la
semifinale
nel torneo di Roma
dal nostro inviato a Roma Max Grassi
foto Ray Giubilo
Sono
passati 29 anni dall’ultima volta che un italiano ha raggiunto la
semifinale
nel torneo di Roma. Quell’italiano si chiamava Adriano Panatta, sconfitto
allora da Bjorn Borg. Oggi, a riuscire nell’impresa, invece è
stato Filippo
Volandri, che ormai sembra aver abituato il pubblico romano alle
sorprese.
Dopo aver eliminato il talento francese Richard Gasquet, numero 15 del
mondo, ed essersi superato contro il numero uno, Roger Federer, ha ripetuto
l’ennesima prestazione superlativa (anzi si è addirittura
migliorato,
per sua stessa ammissione) contro il ceco Tomas Berdych, numero 12 del
ranking mondiale. E’ un Volandri in stato di grazia, che ha concesso
pochissimo
al ceco, rispondendo meravigliosamente all’insidioso servizio del suo
avversario (per la verità oggi non molto efficace). Appena 5 punti
concessi
a Berdych sul suo servizio (incredibile se si pensa che stiamo parlando
di Volandri) e una tattica di gioco perfetta (che consisteva nel fare giocare
due o tre rovesci nell’angolo al ceco e poi spostarlo velocemente sul
diritto per metterlo in difficoltà visti i noti limiti negli spostamenti
di Berdych) gli hanno permesso di portare a casa il match in appena 1 ora
e 3 minuti. Anche oggi, a fare la differenza, il diritto di Volandri, un
colpo micidiale, giocato sempre al limite e spaventosamente preciso.
“Oggi c’era un po’ di pressione perchè
se avessi giocato male tutti avrebbero cominciato a dire che mi lasciavo
andare. Invece ho fatto una partita perfetta, è stato incredibile. Dopo
aver visto il tabellone avrei messo la firma per arrivare negli ottavi
contro Federer, battere il numero 1 del mondo poi non me lo sarei sognato
neanche da bambino. Siamo sicuramente al di là di ogni mia più
rosea aspettativa.
E’ bellissimo entrare nella storia del tennis
italiano”.
Ha giocato bene e ha preso 6-2 6-3, Novak
Djokovic. Rafa Nadal è così, ti
riduce a dover giocare solo
sulle righe, il tuo campo si riduce irrimediabilmente di dimensioni. Una
palla semivincente si trasforma, contro questa Ufo di Manacor, in un punto
subito. Ha lasciato a bocca aperta tutti Nadalito, già dal primo game del
match quando a freddo ha dato una sferzata all’incontro strappando il servizio
al recente vincitore di Miami. Il quale, da buon ventenne passionale e
a tratti impulsivo, non ha nascosto in diverse situazione un certo malessere,
una sorta di nervosismo interiore che però gli usciva inesorabilmente
dalla
pelle e si palesava a ogni spettatore del Centrale, gremito anche dopo
il successo di Volandri. Era la partita più attesa, dopo l’uscita
di scena
di Roger Federer di ieri. Si affrontavano quelli che a oggi si possono
considerare in un’ipotetica classifica tecnica e di merito, i numero 1
e 2 del mondo. Ebbene, Rafa è sceso in campo concentrato e certo che
sarebbe
stato questo l’ostacolo più grosso verso la conquista della terza
coppa
al Foro. Con tutto il bene che possiamo volere al nostro Filippo Volandri,
che pure sta giocando a livelli incredibili, il Nadal visto oggi in campo
non lascia dubbi, Roma è cosa sua, resta solo il cuore a far sperare il
contrario. "Ora penso solo alla semifinale, non mi interessa nient’altro.
Oggi ho giocato bene e sono contento", ha detto un Nadal un po’ incupito
(forse per la fretta di dover correre a giocare il doppio) in conferenza
stampa.
Domani Rafa se la vedrà con Nikolay
Davydenko, l’uomo che ha aperto la giornata dei quarti di finale
sul
Centrale capitolino. Lo ha fatto vincendo un match partito in salita contro
Tommy Robredo. Il russo, al solito velocissimo negli spostamenti e regolare
come pochi altri suoi colleghi nel circuito, ha rimesso in sesto un match
strano, che lo spagnolo sembrava, a tratti, anche dominare. Nel terzo set,
partito a razzo verso la Grande Madre Russia, ha subito un sussulto
d’orgoglio
iberico. Break e contro-break, ma alla fine sarà proprio Davydenko,
numero
quattro del ranking, ad andare in campo per giocare, forse è meglio dire
“cercare di limitare i danni”, contro un Nadal troppo ispirato
e bello per essere vero.
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