dalla nostra inviata a Roma Roberta Lamagni foto Fabrizio StipariC&# 8217;è solo da chiedersi quanto potrà mantenere questo livello
dalla nostra inviata a Roma Roberta Lamagni
foto Fabrizio Stipari

C&# 8217;è solo da chiedersi quanto potrà mantenere questo livello. Deve essere stato questo il pensiero che ha attraversato la mente degli oltre 6.000 spettatori presenti oggi alla finale femminile degli Internazionali di Italia. Il soggetto in questione altri non è che Jelena Jankovic, ventiduenne di Belgrado, incoronata nel pomeriggio regina di Roma 2007.
Nel giorno che verrà ricordato per l’impresa di Roger Federer ad Amburgo, finalmente vittorioso su Nadal, per di più su una superficie “colorata” di rosso e a una settimana dall’inizio dei French Open, il Foro elegge una nuova stella, che si crede non si trasformerà in cometa. Da oggi numero 4 al mondo, la vittoria dell’atleta serba è più di una semplice conferma. Segna nel solo 2007 il terzo titolo dopo Auckland e Charleston, e, visto il formidabile stato di forma, la proietta tra le favorite dello Slam francese.

Que lla scesa ieri in campo sembrava aver impostato il “tennista automatico”. La stessa Svetlana Kuznetsova, conosciuta come abile tessitrice di ragnatele sul rettangolo di gioco, quella che non ti sfonda ma che ti induce, punto dopo punto, lentamente alla frustrazione, deve essersi sentita vittima del suo stesso gioco. Non era capitato spesso di vederle sbattere rabbiosamente la racchetta contro la testa, in chiaro segno di disperazione. Ma quanti altri avrebbero mantenuto la calma di fronte a continue fucilate sulle righe? Chi avrebbe saputo controllare la tensione dopo essersi vista ribattere uno dopo l’altro diritti e rovesci altrove di certo vincenti? Lo spettacolo è durato 1 ora e 14 minuti, ma le sorti dell’incontro si sono decise dopo i primi 47, allo scadere del primo set. Fino ad allora “Kuzni” aveva retto il livello altissimo dell’avversaria. Si era saldamente mantenuta “a ruota”, in una insolita successione di break e controbreak. Se da un lato infatti, il servizio scricchiolante di Super JJ era l’unica debolezza cui la russa si poteva aggrappare, dall’altra le risposte fiammeggianti di una Jankovic in vero stato di grazia non concedevano seconde chance. Il 7 a 5 della prima frazione, lo si è capito presto, segna la svolta del match, e l’improvviso oscuramento della Arantxa Sanchez del nuovo millennio. E’ una progressione senza sosta quella che consegna alla bella Jelena il 6 a 1 finale e il titolo. Le colleghe sono avvertite: a Parigi non sarà facile fermarla.

E&# 8217; una gioia “a metà” quella regalata dalla finale di doppio. Ai blocchi di partenza una formazione per tre quarti azzurra, composta dalla coppia tutta nostrana Garbin/Vinci e dal duo italo-francese Santangelo/Dechy. Nonostante il sostegno del pubblico, sono proprio queste ultime a imporsi con merito con il punteggio di 64 61. “Era la prima volta che giocavamo insieme, ma ci siamo trovate benissimo”, ha commentato una Satangelo euforica, per la conquista del titolo, e per averlo ottenuto davanti ad amici e parenti, accorsi dalla vicina Latina, suo luogo di nascita, per applaudirla. E a chi le domanda se la stessa coppia verrà riproposta sui campi del Roland Garros ribatte: “Non a Parigi. Fino a Wimbledon ho già preso accordi con Alicia Molik, poi si vedrà…”.


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