Al di là della questione tecnica, nella sconfitta con lo spagnolo ha contato, è molto, l’atteggiamento mentale
Per descrivere quanto espresso dal match Musetti- Alcaraz, rimando i pochi che mi leggono a uno stralcio di PSICOTENNIS, rubrica periodica da me condotta su questo stesso sito. Per dire che, `Preso dal via vai del gioco, anche a un occhio attento può sfuggire il fluido invisibile che avvolge due tennisti in campo, qualcosa di etereo che sfugge al tatto, ma che c’è. Trattasi di Personalità, quel certo non-so-ché espresso con fare Simmetrico o Complementare. Il primo modello è tipico di una condotta propositiva tesa a svettare sugli altri, in virtù della quale il giocatore è portato ad avere la meglio. Diversamente, dal secondo che, invece, tende a ripiegare in un ruolo di gregarietà, se non addirittura di sudditanza, emerge qualcosa che induce a una sconfitta annunciata. Una condizione mentale che ha la chiave nel modo di proporsi, e avvalora il detto secondo cui ‘le partite si vincono già prima di entrare in campo‘.
Detto questo, è utile rifarsi intanto a quel gioco dei ruoli che una definizione esotica liquida come “body language”. Sottolineare un punto con una gestualità grintosa può trasmettere simmetria, mentre abbandonarsi ad atteggiamenti di scoramento comunica uno spirito complementare incartato su sé stesso.
Naturalmente il solo linguaggio del corpo non basta! A tracciare il gap tra il rampante Carlitos e il nostro Lorenzo è stato piuttosto l’approccio al match, vissuto probabilmente dal toscano con un controllo emotivo non proprio centrato; un aspetto che ha determinato una prestazione insufficiente, indipendentemente dai valori in campo. Un atteggiamento complementare, che ha fatto la differenza tra i due spingendo oltremodo il leone della Murcia verso una spiccata condotta simmetrica tenuta per l’intera durata del match. Tre set che, al di là del risultato, hanno visto lo spagnolo, di un anno più giovane, sprizzare tale e tanta personalità da schiacciare quella del suo avversario.