Insieme a Karen Khachanov, il coreano Hyeon Chung è l'unico giocatore della NextGen al terzo turno del Roland Garros. E pensare che fino a qualche mese fa la terra battuta cercava di evitarla, mentre quest'anno gli sta regalando un sacco di soddisfazioni. Dopo la prima semifinale ATP, ecco il miglior risultato in uno Slam. Che gli vale la prima sfida con Nishikori, modello del tennis asiatico.PARIGI – Alla vigilia del Roland Garros il New York Times l’ha messo addirittura fra i sei giocatori da vedere, spiegando che poteva “essere uno dei pericoli dei primi turni, con le qualità per mandare a casa una o due teste di serie”. Sembrava un’esagerazione, invece ci hanno preso in pieno. La prima Hyeon Chung l’ha sbattuta fuori all’esordio, quel Sam Querrey che a Roma aveva giocato un match magnifico contro Thiem, mentre la seconda se la troverà di fronte fra un paio di giorni, dopo aver rifilato tre set a zero a Denis Istomin. Per il coreano con gli occhiali, che ha festeggiato 21 anni un paio di settimane fa, sarà un duello importantissimo perché dall’altra parte della rete ci sarà Kei Nishikori, punto di riferimento per tutti i giocatori asiatici come lui. Vincerà? Perderà? Per il momento non fa grossa differenza: quello che conta è che pare aver finalmente domato la terra battuta, storica rivale solo fino a qualche mese fa. Non ci aveva giocato tantissimo, ma non per evitare di sporcare le calze di terra battuta come Nick Kyrgios, bensì perché i risultati suggerivano di mettere le scarpe altrove o rifugiarsi nei Challenger asiatici sul cemento. Prima della primavera 2017 sulla terra europea non aveva mai vinto nemmeno un match, poi, come d’incanto, è cambiato tutto. A Barcellona è arrivato ai quarti di finale battendo anche quell’Alexander Zverev che a suon di risultati sta oscurando tutti gli altri talenti emergenti, prima di giocare un gran primo set contro Nadal, a Monaco di Baviera è andato a un soffio dalla sua prima finale ATP, e a Parigi la NextGen al terzo turno ce l’ha portata lui, mai così avanti in un torneo del Grande Slam. Se lo sarebbe aspettato a Wimbledon, dove il pubblico italiano lo ricorda finalista nel torneo juniores contro Gianluigi Quinzi, o a Melbourne, o a New York, invece è arrivato sulla terra del Bois de Boulogne, dove fra 2015 e 2016 non aveva vinto nemmeno un set. Segno che il salto di qualità è arrivato sul serio.
LA TERRA NON GLI PIACEVA: “ORA FORSE SÌ”
Contro Istomin il tennista di Suwon, passato per due anni dall’accademia di Nick Bollettieri ma poi tornato nella sua Corea del Sud alla corte di coach Yong-Il Yoon, ha giocato un match perfetto: 6-1 7-5 6-1, con appena 7 punti persi in tredici turni di servizio e un brillante 12/13 a rete. “Fino allo scorso anno – ha detto in conferenza stampa con un inglese in costante crescita – la terra non mi piaceva particolarmente. Ora forse sì. Sto cercando di godermi ogni match e stare sempre concentrato al massimo. Mentalmente sono un giocatore migliore rispetto agli anni scorsi, e anche più forte a livello generale. Magari la chiave è solamente questa”. La grande stagione sulla terra gli ha permesso di eliminare anche le ultime scorie del problema addominale che nel 2016 gli aveva permesso di giocare appena sei tornei dal Roland Garros in poi, facendolo scivolare indietro fino al numero 145 del ranking. Grazie ai risultati delle scorse settimane ha già dimezzato il ranking (67), e ora può godersi il duello fra i due migliori giocatori del Continente asiatico. Il ranking ATP dice che prima di Chung viene Yen-Hsun Lu, ma dopo il Roland Garros non sarà più così e se tutto va come deve andare il coreano è destinato ad allontanarsi sempre di più dal taiwanese e avvicinarsi sempre di più a Nishikori. “Lo ammiro perché è veramente forte, è fra i primi 10 del mondo ed è il numero uno del nostro continente. Le persone asiatiche sono piuttosto basse (Chung in realtà è alto 1 metro e 85), ma nonostante ciò ha raggiunto comunque dei grandissimi risultati. Tutti lo prendono come modello, anche io”. Ma sabato non ci sarà spazio per il timore reverenziale, l’unica cosa che conta è andare in campo e tirare il rovescio il più forte possibile. Se non bastasse pazienza: lo aspettano i prati, verdi come il motivo che ha portato i suoi genitori a mettergli una racchetta in mano.