Il Comune di Parigi sigla un nuovo accordo con la FFT per ampliare il Roland Garros, seguendo la sentenza che aveva annullato il precedente. Ma gli ambientalisti protestano.
Il progetto di espansione del Roland Garros, approvato e condiviso dal Consiglio Comunale
Di Riccardo Bisti – 25 aprile 2013
La città di Parigi ha paura di perdere il Roland Garros. La struttura che ospita l’evento è la più piccola tra i quattro Slam, e i recenti ritocchi ai montepremi ne hanno certificato lo status di torneo più “povero” (se si può definire tale un evento che mette in palio 22 milioni di euro…). Ci sono poi i problemi interni che ne mettono a repentaglio l’espansione, approvata un paio d’anni fa ma senza che i lavori siano iniziati. Un paio di mesi fa, un tribunale amministrativo di Parigi ha bloccato il progetto, definendolo illegale. In sintesi: si contestava al Consiglio Comunale la mancanza di chiarezza nella comunicazione ai cittadini (si andrebbe a toccare una zona boschiva protetta), e le condizioni troppo favorevoli per la federtennis francese in virtù della durata della concessione: l’accordo era di 99 anni, aveva un canone di affitto bassissimo e garantiva alla FFT un indennizzo di 20 milioni di euro in caso di abbandono del progetto. Inizialmente si pensava che il nuovo Roland Garros fosse pronto per il 2016, ma oggi è pressochè impossibile che i tempi vengano rispettati. Nel 2011, Parigi venne scelta al posto di tre offerte dell’hinterland, ma oggi la posizione non è così solida. Anche per questo il Comune e la FFT hanno impugnato la sentenza, ma non sono rimasti con le mani in mano: lo scorso 23 aprile, mentre Wimbledon annunciava il maxi-incremento di montepremi, il Consiglio Comunale ha rinegoziato l’accordo. Il nuovo accordo informa in modo più trasparente sui dettagli del progetto e modifica la convenzione tra Comune e FFT: la durata della concessione è stata ridotta da 99 a 50 anni, mentre la federtennis ha rinunciato all’eventuale indennizzo di 20 milioni.
I gruppi ambientalisti l’hanno presa malissimo. A loro dire, il nuovo accordo ignora l’impegno preso un mese fa dal Comune, il quale aveva detto che avrebbe preso in considerazione l’ipotesi di un nuovo progetto, meno invasivo e con la possibilità di coprire parzialmente l’autostrada A13. Così facendo, si sarebbero salvati i giardini delle serre d’Auteil. Jean Gachassin, presidente FFT, ha detto che il progetto alternativo costa troppo, è difficile da realizzare e non soddisfa le esigenze del torneo. Al contrario, gli ambientalisti sono indignati per il nuovo accordo (in Italia lo avrebbero chiamato “inciucio”) perché tocca solo le questioni amministrative ma non la sostanza del progetto, che dunque dovrebbe restare inalterata. “Il nuovo accordo resta ben al di sotto delle raccomandazioni dell’Ispettore Generale del Comune di Parigi” ha detto Yves Contassot, uno dei rappresentanti dell’opposizione. In effetti, un mese fa, il Comune aveva chiesto alla FFT il coinvolgimento di un esperto indipendente che potesse studiare un progetto alternativo, ma ha sempre manifestato l’approvazione per il progetto corrente, che prevede la copertura del Campo Chatrier e la realizzazione di due nuovi stadi. L’opposizione ha già annunciato ricorso (“Lotteremo per salvaguardare una zona boschiva in una città già povera di spazi verdi”), il che ritarderà ulteriormente l’inizio dei lavori. Nel frattempo, il costo del progetto è stato rivalutato, passando da 273 milioni di euro agli attuali 340. La telenovela continua, ma dovranno trovare una soluzione. L’evoluzione del mercato non può aspettare le beghe interne.
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