da Parigi, Federico Ferrero
foto Ray GiubiloForse
c’è partita alla Playstation, sul campo non più
da Parigi, Federico Ferrero
foto Ray Giubilo
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Forse
c’è partita alla Playstation, sul campo non più.
Rafa Nadal ha
concluso il derby di Maiorca in tre set salutando lo zio Carlos Moya nei
quarti di finale e candidandosi alla terza finale consecutiva nella sua
Parigi. Amici fino a cinque minuti prima della partita e cinque minuti
dopo, aveva spiegato Rafael, che evidentemente voleva vendicare il dispetto
del controller del videogioco rotto in questi giorni proprio da
Moya dopo una sfida virtuale persa al gioco del calcio. “Il joypad era
mio, me l’ha rotto e costa anche caro” aveva scherzato Nadalito,
serissimo
per contro sul Centrale intitolato all’ex presidente federale Chatrier
(capiterebbe mai in Italia?) nell’evitare le insidie del diritto del
campione
del Roland Garros 1998 e nell’imporre un ritmo allo scambio che ha
scoraggiato
il bel Carlos, aggressivo a tratti ma nella sostanza troppo remissivo.
“Ho perso qualcosa in esplosività rispetto
ai miei anni migliori, gioco più rilassato e per divertirmi, non ho
più
particolari aspettative se non quella di giocare bene e vincere partite”:
indicative le parole di Moya prima del derby, quasi a firmare una resa
anticipata.
Non
che Novak Djokovic dovesse fornire altri saggi della sua classe
ma qualche dubbio sulla continuità e sulla maturità del campione
serbo
era affiorato nelle due settimane parigine (vedi soprattutto il match da
brivido con Olivier Patience e il terzo set della partita con Fernando
Verdasco). Nole li ha fugati offrendo una prestazione da nove in pagella
contro il diritto furente di Igor Andreev, cliente da evitare con cura
sulla terra battuta. Ben consigliato da Marian Vajda, Djokovic non l’ha
messa sulla forza, perché ne sarebbe uscito con le ossa rotte soprattutto
se avesse permesso al “russo di Spagna” (Igor è cresciuto,
come Safin,
a Valencia) di comandare gli scambi con il suo colpo tuttofare. Al contrario
Andreev ha pagato il minor talento e la maggior fatica a variare il tema
di gioco proprio perché il suo avversario lo ha costretto a non giocare
di ritmo, servendo bene e alternando effetti e profondità della
palla.
La sfida dei giovani campioni Nadal-Djokovic
si vedrà quindi per la quarta volta quest’anno. Novak ha portato a
casa
una vittoria, quella nei quarti di finale di Miami; a Nadal sono andate
le altre due sfide, la finale a Indian Wells e i quarti a Roma:
quest’ultimo
è, ovviamente, il precedente di cui tener conto con più
attenzione giacché
si è disputato sulla terra. Al Foro fu una partita lottata, a dispetto
di un punteggio molto netto; qui si gioca, peraltro, tre set su cinque
per un posto in finale di un major. Dopo le dichiarazioni dello scorso
anno di Djokovic, che perse da Rafa nei quarti sostenendo che, benché
fosse
due set a zero in svantaggio, aveva ormai la partita in mano gli ingredienti
per uno scontro di altissimo livello non mancano. Da una parte Nadal,
l’unico
a non aver ancora perso un set, alla ricerca del tris consecutivo che
riuscì
a Borg; dall’altra il sogno della prima finale Slam per il campione
unanimemente
considerato il terzo incomodo tra il Fenomeno di Manacor e il Migliore.
Benché
il doppio non venga considerato a sufficienza nel circuito è
d’obbligo
fare i complimenti a Mara Santangelo che ha trovato la via, per
la seconda volta nel tennis italiano nell’era Open, di una finale di Slam
nel doppio. Nel 1986 Raffaella Reggi vinse in coppia con lo spagnolo Sergio
Casal il titolo agli Us Open mentre Mara ha conquistato l’atto finale
del doppio femminile a Parigi con l’australiana Alicia Molik, di cui
è
amica da molto tempo. Già vincitrice di tre titoli quest’anno la
Santangelo
proverà ad aggiudicarsi lo Slam parigino contro le solide ma non
irresistibili
Ai Sugiyama e Katarina Srebotnik che hanno eliminato le favorite del seeding
Lisa Raymond e Samantha Stosur.
Ecco tutti gli accoppiamenti di entrambi
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