dal nostro inviato a Parigi Enzo Anderloni
foto Ray GiubiloQuando troppo, quando troppo poco
dal nostro inviato a Parigi Enzo Anderloni
foto Ray Giubilo
Quando troppo, quando troppo poco. Un giorno
tredici italiani in gara, il giorno dopo due (esclusi i doppi che nella
maratona globale del Roland Garros fanno da colorito sfondo).
Flavio
Cipolla a vendere cara la pelle contro Rafael Nadal nel terzo match
in programma allo stadio Suzanne Lenglen.
Karin Knapp a fare lo
stesso contro Alona Bondarenko, bella ragazza ucraina, n.24 del mondo,
specialista nel far fuori le italiane: a Roma ha battuto Tathiana Garbin
prima di perdere con la Jankovic. Come ovvio, la legge di Murphy che governa
l’universo, si è imposta anche nelle faccende tennistiche. Che
cosa dice
la legge di Murphy? Parla chiaro. Afferma che se le partite che dovete
seguire nell’arco della giornata sono solo due, i turni di gioco cinque
e i campi 17 le probabilità che le due partite si giochino in
contemporanea
sono vicinissime al 100%. Così è stato. E dunque, “Ladies
first”, cominciamo
proprio da Karin, programmata sul più periferico dei campi, il numero 17.
Mamma,
come tira forte Karin – Folto schieramento di giornalisti, di tecnici
e perfino di dirigenti sulle tribunette. C’erano proprio tutti: dal
presidente
Fit Angelo Binaghi, all’amministratore delegato della Coni Servizi Ernesto
Albanese, al direttore degli Internazionali d’Italia Sergio Palmieri,
al capitano di Davis e Fed Cup Corrado Barazzutti, solo per citare i più
rappresentativi. Un parterre da grande match. La timida Karin,
un
fisicone altoatesino da un metro e ottanta, un visino acqua e sapone, non
se ne è probabilmente accorta. Tutta la sua attenzione era dedicata a
cercare
di prendere le misure all’avversaria che si presentava molto più
“sgamata”
di lei anche solo nell’aspetto. Un grosso brillante all’ombelico, un
altro più piccolo al naso, unghie smaltate di rosso curatissime, treccia
bionda fermata alla perfezione da un gioco di mollettine bicolori, nere
e beige, l’ucraina dava l’idea di saperne di più oltre che
del tennis
anche della vita. Non le è servito a molto. Quando la nostra Karin
ha tarato alzo e gittata del suo obice, per la maliarda Alona sono stati
cavoli amari. Servizio pesante, botte da circuito maschile da entrambi
i lati, la Knapp ha comandato le operazioni. Ogniqualvolta riusciva a impostare
lo scambio, ne usciva vincitrice in progressione, come se la n. 24 fosse
lei e non l’altra. Anzi, qualcosa di più della 24 del mondo se si
considera
che Alona non è una veterana che ha già espresso il massimo, ma
una ventitreenne
in ascesa che ha raggiunto la miglior classifica proprio in questi giorni.
Lottando punto su punto nel primo set e strappando il servizio
all’avversaria
proprio nel momento decisivo, sul 5-4 a suo favore Karin ha pure dimostrato
di saper inserire quella marcia in più sui punti decisivi che è
caratteristica
dei forti. Calata un po’ nel secondo set, probabilmente per la desuetudine
a giocare a questi livelli, nel terzo ha ricondotto il match sui binari
iniziali, addirittura con maggiore decisione e ha vinto dominando, il bel
sorriso raggiante tutto dedicato al suo coach, Marco Boesso, punto di
riferimento
sugli spalti. Non ricordavamo un’azzurra capace di dominare lo scambio
con una top 30, lasciandola spesso ferma o lontano dalla palla in virtù
della potenza e della profondità dei colpi. Karin compirà
vent’anni il
28 giugno prossimo. Ha tempo e ancora grandi margini. E l’Italia,
guardandola,
sorride insieme a lei. Adesso ha modo di misurarsi con una tennista di
livello ancora superiore, la svizzera Patty Schnyder, n° 15 del mondo e
semifinalista a Roma. Tutta esperienza. Ma se picchia forte come ieri…
Rafa
e Cipolla – Per accompagnare Flavio Cipolla ad affrontare Rafael Nadal
sul campo Suzanne Lenglen, abbiamo provvisoriamente abbandonato Karin (a
metà del secondo set per poi andare a ritrovarla all’inizio del
terzo).
Lo stadio era pieno e i primi scambi davano i brividi. Troppo teneri il
servizio e il palleggio del piccolo Cipolla, più alto nel circuito solo
del suo idolo Oliver Rochus (1,73 il romano, 1,65 il belga) per le mazzate
dello spagnolo. Subito 3-0 Nadal con soli 4 punti del nostro. Ma Flavio
non è uno che cede. E’ rimasto lì a cercare di fare il suo
gioco a una
velocità immensamente più bassa di quella cui è abituato
lo spagnolo, ma
con buonissimi schemi tattici, la capacità di spostare
l’avversario nel
campo e di bruciarlo con la smorzata. Così sono arrivati i primi punti
e i primi game, e gli applausi scroscianti del pubblico che aveva perfettamente
compreso la situazione, l’esordio di quell’italiano minuto e con le
armi
ancora poco appuntite, in un palcoscenico enorme contro una avversario
gigantesco. E così ”Flaviò” è diventato un
po’ come uno del pubblico
sceso là in mezzo all’arena, con la racchetta in pugno, a
rappresentare
la gente normale nella sfida contro il drago per la sopravvivenza della
terra. Alla fine il drago ha vinto ma non se l’è mangiato. Anche
perché
aveva il fiatone. A forza di colpetti angolati, di palle morbide e ben
indirizzate, di chiamate a rete e passantini di classe Flavio Cipolla da
Roma ha portato a casa un onesto 2-6 1-6 4-6, mettendo in mostra un ottimo
rovescio d’anticipo, con il quale ha saputo contrastare le poderose
rotazioni
mancine del n.2 del mondo. Più giovane di 2 anni e mezzo Rafa, alla
stretta
di mano finale, lo sovrasta di tutta la testa e gli allunga un bicipite
grosso come entrambe le braccia di “Cipollino”. Ma gli rende onore e
lo stadio resta in piedi ad applaudire anche quando esce di scena il più
debole. “Ero un po’ bloccato, non era facile giocare contro di lui
in
quello stadio – ha confessato alla fine molto serenamente – Mi dispiace
di non essere riuscito a fare il mio gioco ma in campo lui è veramente
impressionante. Si muove in un modo incredibile, velocissimo e la sua palla
rimbalza altissima. Ora torno a casa e un po’ festeggio con i miei amici.
La prossima settimana torno in campo ma non in un Grand Slam. Vado a Sassuolo,
dove c’è un challenger”. Riparte,
“Flaviò” dal circuito minore, ma
sicuramente qualche passo più avanti di quel 227° gradino mondiale
sul
quale si trovava prima di affrontare le qualificazioni del Roland Garros.
Arr
ivano
i nostri – Prima che la pioggia riprendesse il possesso dell’impianto
per risciacquare i suoi teloni verdi almeno una volta al giorno, Ivan Ljubicic
ha domato non senza sforzi il connazionale di Federer, Stanislav Wawrinka.
Si è dunque qualificato per un terzo turno che lo vedrà domani,
scrosci
permettendo, di fronte al nostro Volandri, un posto negli ottavi in palio.
“Io ho da difendere i punti delle semifinali dello scorso anno – ha
spiegato
in conferenza stampa – e molti dei miei avversari nella corsa al Masters
hanno già perso qui, dunque per me si tratta di un incontro molto
importante.
Io e Volandri ci conosciamo molto bene, ci alleniamo spesso assieme. Lui
è velocissimo in campo e si trova molto bene sulla terra rossa.
Cercherà
di costruire scambi lunghi, di farmi muovere. Io spero non sia nella stessa
forma di Roma, quando ha battuto Federer, altrimenti sarà
durissima”.
Nella testa di Ivan c’è già la tattica da impostare ed
è proprio quella
che Volandri teme: trovare molti punti facili con il servizio (devastante,
il migliore del circuito insieme a quello di Karlovic) e prendere appena
possibile l’iniziativa nei turni di risposta. La sfida è lanciata
e affascinante
perché ad altissimo livello. Il Volandri visto qui a Parigi è al
livello
del semifinalista di Roma se non meglio. Ljubo è Ljubo, n°7 del
mondo.
Di meglio si potrebbe vedere solo sul campo dove Potito Starace
affronterà
Roger Federer. Il titolo di oggi potrebbe essere : “Italia contro il
meglio
del mondo”, specie se si tiene conto del fatto che sarà in campo
anche
Mara Santangelo contro Justine Henin.
Per la cronaca – Giusto per la
cronaca merita citazione il carattere del ritrovato Lleyton Hewitt. Sotto
due set a zero con Gaston “Gato” Gaudio,
“Rusty” è
rimasto lì, con i denti serrati e l’occhio azzurro strabuzzato, a
gridare
“Come on” fino alla fine. Cioè alla fine del quinto set
quando si è portato
a casa il match e la prospettiva, tra un paio di incontri di rompere le
uova a Nadal. Sempre per la cronaca, Carlos Moya, contro il quale
l’altro ieri Seppi ha perso in cinque set disperandosi come se a batterlo
fosse stato un “pippone” qualsiasi, ha rifilato un bel 6-4 6-2 6-4
al
francese Serra, che non se ne è vergognato.
Ecco tutti gli accoppiamenti di entrambi
i tornei: il tabello
ne
maschile e il tabello
ne
femminile in formato Pdf